Le attività di Iren hanno l’obiettivo di generare un impatto sulle comunità e per dare sviluppo e nuovo impulso alla crescita dei territori su cui il gruppo opera è necessario guardare al futuro attraverso la lente della sostenibilità economica, ambientale e sociale.
D’altro canto, ormai, l’attenzione alle tematiche ESG è elevatissima per gli stakeholder del gruppo con cui Iren dialoga e si confronta sistematicamente dal 2014 attraverso i comitati territoriali Iren, vere e proprie fucine di progetti dall’impatto positivo per i territori e le comunità.
La società, che ha pienamente integrato la sostenibilità nella propria strategia aziendale sulla base dei tre pilastri di transizione ecologica, qualità del servizio e territorio, ha identificato la decarbonizzazione, l’economia circolare, le risorse idriche, le città resilienti e le persone quali aree di azione prioritarie. Su questi temi ha stabilito obiettivi a breve, medio e lungo termine, su cui iniziano già a vedersi i risultati.
Come spiega Selina Xerra, Direttore Corporate Social Responsibility e Comitati Territoriali di Iren, solo guardare lontano, e farlo in modo strutturato, pone le basi per una crescita sostenibile, sia per Iren che per i territori in cui opera, e permette di essere più resilienti al sopraggiungere di periodi di crisi come quella energetica attuale.
In un’intervista rilasciata a ESGnews, Xerra ha confessato che potrà dirsi contenta quando “non si dovrà più parlare di sostenibilità perché vorrà dire che per il mondo del business sarà stata realmente integrata nello sviluppo, in tutti i suoi profili”.
Quali sono i temi più rilevanti per la vostra azienda nell’ambito della sostenibilità? Sono in linea con le richieste che avanzano i vostri investitori a questo riguardo?
Nel nostro piano strategico, che abbiamo presentato lo scorso anno e in cui la sostenibilità è completamente integrata nel business, abbiamo individuato tre pilastri su cui intendiamo focalizzarci: transizione ecologica, qualità del servizio e territorio.
Sottostanti a questi temi, abbiamo caratterizzato la strategia su alcune aree che si muovono in modo trasversale e che sono decarbonizzazione, economia circolare, risorse idriche, città resilienti e persone. Tali tematiche sono molto ampie ma connesse a precise esigenze di crescita sostenibile che è per noi imprescindibile.
Le nostre attività hanno infatti un forte impatto sulla comunità e sui territori dal momento che ci occupiamo di servizi di pubblica utilità, come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti o la gestione delle reti elettriche, idriche e del gas delle nostre città, che fanno parte della vita quotidiana delle persone. Un’alta attenzione ai fattori ESG è richiesta da tutti i nostri stakeholder e mai come in questo momento stiamo assistendo, da questo punto di vista, a una convergenza di interessi tra stakeholder, mercato, clienti, e comunità.
Questi temi, come è anche emerso dall’analisi degli scenari emergenti e prospettici che abbiamo effettuato in fase di pianificazione, risultano essere quelli che hanno una valenza sostanziale dal punto di vista della prosperità e della salute del Pianeta. Di conseguenza, sono attenzionati dagli investitori e in particolare da quelli di Iren che è una società che opera in un settore di business, quello della gestione delle risorse sia energetiche e idriche che dei rifiuti, in cui questi aspetti non possono che essere centrali.
Inoltre, i territori su cui operiamo hanno esigenza di progredire guardando al futuro attraverso la lente della sostenibilità economica, ambientale e sociale necessaria per dare sviluppo e nuovo impulso alla crescita e Iren può dare un contributo in questa direzione.
C’è qualche domanda in particolare che hanno fatto gli investitori, relativa a questo momento di crisi che stiamo vivendo?
In questo momento di crisi energetica gli investitori si domandano quali possano essere le ripercussioni su un gruppo come Iren. Ma se da un lato c’è questo piano di interesse più contingente, dall’altra parte c’è una visione di più lungo termine che è la dimensione in cui muoversi e ragionare quando si parla di sostenibilità.
Credo che la crisi energetica attuale non possa rappresentare una marcia indietro su quelli che sono i piani a livello europeo e italiano su un orizzonte temporale più ampio. Anzi, penso che proprio questi momenti emergenziali possano stimolare maggiormente lo sviluppo di soluzioni che vadano in una direzione sostenibile e che i momenti di crisi possono essere anche momenti di opportunità.
La messa in campo di fonti molto inquinanti come il carbone, per esempio, viene da alcuni considerata un rimedio, ma eventualmente può esserlo per il breve, mentre è impensabile abbandonare il percorso di sostenibilità su cui bisogna continuare ad investire. È necessario stimolare lo sviluppo delle rinnovabili non solo per ridurre gli impatti ambientali ma anche per acquisire, in un’ottica di lungo periodo e duratura, una maggiore indipendenza energetica da fonti fossili.
Tra l’altro, mai come in questo momento l’attenzione a questi temi è cresciuta anche per i cittadini e bisogna cogliere questa opportunità per accelerare processi, snellire le procedure amministrative e burocratiche – non solo nell’ambito energetico delle autorizzazioni e concessioni, ma anche in quello dell’economia circolare che è una chiave molto importante soprattutto per il nostro business.
Quindi è vero che c’è un’attenzione anche da parte degli investitori al momento contingente ma c’è anche una capacità di vedere oltre e di ragionare in termini prospettici. L’aspetto più importante credo sia in questo momento quello di fare rete insieme per non lasciare spazio all’idea che si debbano fare passi indietro dal punto di vista della sostenibilità.
Su questo fronte, l’aumento di consapevolezza può aiutare, è cresciuta la richiesta di comportamenti sostenibili perché è anche più diffusa la conoscenza al riguardo…
Si, mai come in questo momento si parla in modo diffuso di temi complessi e attinenti alla sostenibilità. Penso ad esempio alle comunità energetiche. Iren ha un rapporto molto stretto con il territorio e dialoga con diverse categorie di stakeholder – dalle piccole e medie imprese, ai cittadini, alle imprese più grandi – e quello che stiamo osservando è una crescente richiesta di conoscenza e collaborazione perché è aumentata la consapevolezza che è possibile cambiare il proprio ruolo da semplice consumatore a produttore di energia rinnovabile, interagendo e agendo insieme ad altri soggetti: è una rivoluzione.
Spesso si ripete che la sostenibilità richiede un cambio di mentalità e un approccio culturale differente. Cosa ne pensa?
Sono d’accordo e credo che Iren questo aspetto lo abbia colto proprio integrando la sostenibilità nel proprio approccio al business, perché questo vuol dire ragionare in termini di opportunità che questo cambiamento prospettico produce.
Il modello di economia classico suggerisce, per esempio, che se sono un produttore di energia e spingo i miei consumatori a usarne di meno questo ha un impatto negativo in termini di riduzione dei ricavi. Ma invece bisogna ragionare, come dicevo, sulle opportunità, e quindi sulla capacità di sfruttare nuovi ambiti di business che compenseranno quella diminuzione di consumo.
Questo Iren lo ha fatto già da tempo: siamo usciti dalla logica di essere solo fornitori di energia elettrica e di gas e abbiamo proposto servizi anche di altro tipo a esso connesso. Penso per esempio ai servizi di risparmio energetico e di consulenza per l’efficientamento energetico degli edifici che con il tempo si sono strutturati e ci hanno portato a creare un nuovo settore di business dedicato che si occupa di tutto ciò che è attinente all’efficientamento energetico dei clienti privati, pubblici e industriali. Oggi, quella che era partita come un’iniziativa che andava nella direzione di offrire soluzioni per ridurre i consumi è ora una realtà che ha, tra le altre cose, generato la creazione di 400 posti di lavoro.
Credo quindi che guardare lontano e farlo in modo strutturato ponga le basi per una crescita sostenibile – anche dal punto di vista economico – sia per Iren sia per i territori in cui opera e permette di essere più resilienti al sopraggiungere di periodi di crisi.
A che punto siete nel percorso di decarbonizzazione?
Intendiamo dimezzare le emissioni Scope 1 al 2030, e ci siamo dati obiettivi anche per la riduzione delle emissioni Scope 2 e Scope 3 che sono stati validati da SBTi. Per raggiungere questi target, abbiamo definito un piano di azione e individuato gli investimenti necessari sottostanti. Per ridurre l’intensità carbonica nella produzione energetica, per esempio, stiamo lavorando sull’incremento della produzione da rinnovabili: l’obiettivo è arrivare a 2,8 GW di potenza installata al 2030, dunque più che quadruplicarla rispetto agli 0,6 GW del 2020.
E i primi risultati riusciamo a osservarli già quest’anno in cui, grazie agli investimenti effettuati nel 2022, riusciremo a quadruplicare l’energia prodotta da fotovoltaico rispetto al 2021.
Inoltre, sempre per ridurre la nostra intensità immissiva, stiamo valutando sia l’introduzione di miscele di combustibili che contengano percentuali di idrogeno sia progetti di cattura di CO2. Tecnologicamente i nostri impianti di cogenerazione hanno già la capacità di assorbire una percentuale di idrogeno nella miscela combustibile, ma ora stiamo lavorando per “farla arrivare nei tubi”. La strada è percorribile: sono necessarie tarature sugli impianti e sui processi ma siamo fiduciosi.
Quali sono gli altri principali obiettivi e risultati in ambito ESG?
Per ciascuna area – decarbonizzazione, economia circolare, risorse idriche, città resilienti e persone – abbiamo individuato degli obiettivi.
Sul fronte ambientale intendiamo incrementare il trattamento dei rifiuti organici per la produzione di biometano per cui nuovi impianti, oltre a quelli già attivi, sono in fase di realizzazione. Un’area poi importante è quella delle risorse idriche che sarà uno dei temi più prioritari dei prossimi anni. In Italia, oltre il 40% dell’acqua che viene prelevata per essere redistribuita nelle case e alle imprese è persa nelle reti. Iren, che serve circa due milioni di abitanti, ha l’obiettivo di portare al di sotto del 20% le proprie perdite di rete con l’intento di ridurre lo spreco di acqua preziosa come quella utilizzabile a fini idropotabili.
Inoltre, abbiamo impianti di depurazione che trattano l’acqua reflua proveniente dalle abitazioni e dalle industrie per poi restituirla all’ambiente e stiamo lavorando molto per rendere più circolare le nostre attività, recuperando e riutilizzando l’acqua depurata. Abbiamo avviato una prima iniziativa a Reggio Emilia dove, attraverso una partnership con il consorzio di bonifica, recuperiamo l’acqua reflua e dopo averla trattata la mettiamo a disposizione dell’irrigazione agricola da primavera a autunno, un periodo dell’anno in cui c’è una maggiore necessità, soprattutto con l’aumento dei fenomeni di siccità degli ultimi anni causati dal cambiamento climatico. Nel 2022 abbiamo messo a disposizione e fornito in questo modo circa 7 milioni di metri cubi di acqua alle attività agricole emiliane.
Ci sono poi tutte le iniziative che appartengono alla sfera sociale di cui la più significativa è quella legata al teleriscaldamento. In tutti i provvedimenti presi finora dal governo per attenuare gli impatti della crisi energetica sulle famiglie il teleriscaldamento non è stato preso in considerazione – a differenza dell’energia elettrica e del gas – per questo Iren ha deciso di muoversi in autonomia e ha messo a disposizione un bonus per le famiglie a basso reddito per alleviare l’aggravio dei costi, e ha sottoscritto un accordo con SACE per aiutare le imprese, soprattutto quelle piccole e medie per consentire rateizzazioni delle fatture dei consumi energetici.
Il nostro impegno sociale si basa sul confronto sistematico con gli stakeholder, una pratica avviata otto anni fa con l’istituzione dei comitati territoriali Iren grazie ai quali dialoghiamo con tutti i portatori di interesse e sviluppiamo in maniera congiunta progetti con impatto ambientale e sociale positivo per il territorio di riferimento. Dal 2014 ad oggi, sono stati realizzati oltre 70 progetti che riguardano riduzione dello spreco alimentare, interventi di riqualificazione e efficientamento di strutture in cui sono stati anche costituiti orti collettivi, piccoli musei archeologici, tutti in una logica di responsabilità condivisa.