I flussi di risparmio destinati agli investimenti sostenibili crescono sempre di più e il mercato risponde all’ampliamento della platea degli investitori coinvolti mettendo a disposizione nuovi prodotti finanziari, come ad esempio gli ETF ESG o i prodotti strutturati ESG. Alle sfide e sulle opportunità di tale cambiamento è stato dedicato il quarto incontro della Italian Sustainability Week di Borsa Italiana: Widening ESG Investors’ base: new products and data needs di cui ESGnews è media partner.
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Crescita dei prodotti di investimento ESG: tendenze e prospettive
Sempre più società integrano ormai i criteri ESG direttamente nei propri processi di investimento. Per questo, il ruolo degli asset manager che indirizzano gli investimenti e individuano le società più virtuose a cui destinare i risparmi dei clienti si fa ancora più importante.
Il fil rouge che ha caratterizzato gli interventi dei relatori del primo panel si è composto di quattro elementi chiave: l’active ownership, l’engagement, l’integrazione diretta nell’approccio all’investimento dei criteri ESG e l’adattamento al quadro normativo che si sta definendo in modo sempre più chiaro.
Nel primo panel, con la moderazione di Massimo Giorgini, Head of Italy Equity & Derivatives Sales di Euronext, sono intervenuti Nick King, Head of ETFs di Fidelity International, Frederic Hoogveld, Head of Investment Specialists and Market Strategy – ETF, Indexing & Smart Beta di Amundi, Alberto Amiotti, Institutional Sales, Banks & Investment Products di Banca Akros, Youri Siegel, Global Market Sustainable Structuring di BNP Paribas e Valerio Lemma, Counsel dello studio legale internazionale Dentons.
I relatori hanno concordato tutti su alcuni punti in paricolare. Le opportunità che derivano dagli investimenti ESG sono molteplici, in primis la capacità di ridurre il rischio economico per gli investitori, e questo tipo di attività si affermerà sempre più come paradigma del mercato del futuro. Per questo, sviluppare dei rating ESG proprietari è una strategia vincente, sia per le società che per i clienti cui si rivolgono.
Dall’altra parte, secondo gli esperti che si sono confrontati nel panel, le sfide sono legate alla capacità di adattamento alla regolamentazione (come l’SFDR e la tassonomia UE) che sta attraversando una fase in divenire, così come la scarsa disponibilità di dati univoci e affidabili.
Uno spunto di riflessione interessante portato sul tavolo da Valerio Lemma di Dentons è l’importanza di affrontare il tema ESG da un punto di vista multisettoriale, data la vastità dello scenario che gli investimenti sostenibili profilano. In questo senso, in mancanza ancora di una legge forte, esistono le best practice che fungono da soft law per guidare aziende e clienti negli investimenti ESG.
Comunque, tutti i relatori hanno sottolineato la necessità di continuare ad allocare le risorse disponibili verso i prodotti ESG per sostenere gli investitori in questo momento storico caratterizzato da grande incertezza – che deriva dal contesto geopolitico – e volatilità.
Dati e indici ESG a supporto dell’innovazione dei prodotti
Nella seconda parte dell’incontro, Alessandra Franzosi, Head of Buyside Italy & ESG Investing di Euronext, ha moderato il confronto tra Anne-Claire Imperiale, Head of ESG Research & Stewardship di Sycomore AM, Dario Mangilli, Head of Sustainability di IMPact SGR,
Nicolas Rivard, Head of Advanced Data Services di ADS Euronext e Camilla Bossi, Associate Director di Morningstar Sustainalytics.
La disponibilità di dati trasparenti e affidabili, nonché di indici adeguati ai prodotti sostenibili, ma anche di rating ESG, è alla base dello sviluppo di strategie sostenibili. Senza questi, gli investitori non possono destreggiarsi in un mondo di prodotti così vasto e rischiano di incorrere nel fenomeno del greenwashing.
Anche gli indicatori di impatto svolgono un ruolo centrale in questo, in quanto sono in grado di misurare il reale impatto che le società hanno sulla società e sull’ambiente, sia in senso positivo che negativo.
Un altro tema caro ai relatori del secondo panel sono i criteri di esclusione, fondamentali al fine di finanziare i settori controversi e le società che non generano impatti positivi da un punto di vista ambientale, sociale o della governance.
In questo contesto, le società di rating, così come i fornitori di dati, ma anche gli asset manager, guidano gli investitori e li consigliano rispetto ai prodotti da prediligere e, inoltre, cercano di adattare dati, indici e rating alla regolamentazione.
Sebbene il momento attuale sia caratterizzato da incertezza e da una fase di cambiamento, gli esperti intervenuti sono d’accordo col fatto che la regolamentazione giungerà ad un livello molto alto, tale da rendere la realtà degli investimenti ESG più semplice, agile, innovativa, creativa e trasparente. E questo sarà possibile anche grazie alla pressione crescente da parte degli investitori sempre più attenti alle tematiche legate alla sostenibilità.