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Osservatorio Italiano sulle Partecipate Pubbliche

Partecipate Pubbliche, le disparità nelle performance alimentano i divari regionali

L’Osservatorio Italiano sulle Partecipate Pubbliche ha analizzato i dati dell’Istat relativi alla performance delle Partecipate Pubbliche in Italia. Dati che confermano l’importanza di questo comparto e richiamano l’attenzione su come le disparità nelle performance di queste società siano un fattore determinante nei divari territoriali italiani. “Le società Partecipate dalla Pubblica Amministrazione (PA) hanno un impatto significativo sulla competitività territoriale e sulla qualità della vita delle persone, operando in settori cruciali che con i loro servizi generano o distruggono benessere per le comunità. Le disparità nelle performance di queste società sono un fattore determinante nei divari territoriali italiani”, hanno dichiarato Ivo Allegro e Melina Nappi, membri del Comitato Tecnico Scientifico  dell’Osservatorio Italiano sulle Partecipate Pubbliche e partner di Iniziativa nel commentare i dati diffusi dall’Istat sulle Partecipate Pubbliche in Italia nel 2021.

Le società partecipate sono aziende di cui lo Stato, attraverso il Ministero dell’Economia e Finanze, o gli Enti locali (regioni, province, comuni) detengono una quota di proprietà. In Italia, tali tipologie di società operano prevalentemente in settori ad alta intensità di capitale come quelli energetici, infrastrutturali e dei servizi avanzati. Per questo svolgono un ruolo molto importante per lo sviluppo del paese.

Il fine dell’Osservatorio Italiano delle Partecipate Pubbliche è quello di supportare le Amministrazioni ad accrescere il benessere sociale e la competitività territoriale, mediante l’erogazione di servizi efficaci ed efficienti, e allo stesso tempo a gestire razionalmente le risorse pubbliche che spesso alimentano i bilanci delle società pubbliche. Tra le attività principali dell’Osservatorio, rientrano:

  • Inquadramento complessivo dell’universo “Partecipate”, in termini di dimensionamento e caratteristiche del fenomeno;
  • Analisi delle performance nei diversi ambiti di intervento (Trasporto Pubblico, Ciclo Rifiuti, Beni Culturali, Servizi alla PA, ecc.) e analisi di benchmark;
  • Monitoraggio dei cambiamenti intervenuti a seguito dell’attuazione della “riforma Madia”;
  • Individuazione delle criticità legate alla gestione organizzativa ed economica delle società;
  • Progettazione di modelli e individuazione di best practice;
  • Supporto necessario al decisore pubblico e suggerimenti di policy inmerito all’assetto delle società partecipate.

“Il nuovo quadro normativo”, hanno proseguito Allegro e Nappi, “con il rilassamento dei vincoli dell’art.192 del decreto legislativo 50/2016 nel nuovo codice dei contratti pubblici (decreto legislativo 36/2023) e quindi con una maggiore facilità agli affidamenti diretti a queste società è una prova di maturità per il sistema Italia che impone una valutazione più accurata delle prestazioni effettive delle partecipate. Bisogna, quindi, andare in questo settore ben al di là di visioni di breve termine, da politica con la ‘p minuscola’ spesso volte a generare consenso ma non valore sociale per le comunità. Le regole attuali si concentrano sui benefici dell’affidamento in-house e sull’indicazione chiara dei vantaggi, evidenziando la necessità di un sistema di indicatori tempestivo per valutare le performance e il valore sociale generato dalle partecipate pubbliche”.

Secondo i due esperti, “un processo di miglioramento e monitoraggio basato su definizioni precise dei KPI, misurazione periodica dell’impatto sociale, comunicazione trasparente delle performance e accountability è essenziale nel nuovo scenario normativo. In questa prospettiva, attività di analisi come quella svolta dall’Istat sull’Universo delle partecipate hanno un valore importantissimo anche per think tank come il nostro Osservatorio Italiano sulle Partecipate Pubbliche, perché stabiliscono le tendenze macro e ci consentono di cogliere le evoluzioni di questo universo così importante per il nostro paese e che conta oltre 3.500 società e circa 600 mila addetti diretti”.

“Accanto a queste servono analisi più micro e profonde, come quelle che l’Osservatorio Italiano sulle Partecipate Pubbliche ha sviluppato di recente insieme alla Provincia Autonoma di Bolzano che consentono di introdurre valutazioni importanti in primis quelle sulla sostenibilità, l’impatto sociale ma anche le sfide da cogliere e da vincere per l’effettiva evoluzione delle performance di questo sistema e la generazione di valore sociale per le comunità in cui agiscono”, hanno concluso Allegro e Nappi.

I dati dell’Istat in breve

Confrontando il report pubblicato nell’anno 2020 con il report pubblicato nell’anno 2019, si evince che è stata registrata una diminuzione del 2,7% del numero di società partecipate rispetto all’anno precedente con una conseguente riduzione anche del numero di addetti, che sono diminuiti del 2,9% nel 2020 rispetto al 2019.

Le regioni d’Italia sono state suddivise, come detto, in tre cluster geografici, ovvero Nord, Centro e Sud – Isole. Il cluster con il numero di società maggiore è il Nord, con 356 società partecipate, seguito dal cluster Sud – Isole con 211 società partecipate e Centro con 180 società partecipate. L’immagine a seguire mostra in dettaglio la suddivisione per cluster geografici.

Per cluster territoriale, nel 2020 il calo più significativo del numero di imprese partecipate si è registrato nel cluster Sud-Isole (-4,13%), seguito dal cluster Centro (-3,35%) e il cluster Nord (-1,91%). Nonostante il numero delle società partecipate del Nord si sia ridotto in una misura inferiore rispetto agli altri due cluster, ha comunque registrato riduzioni più elevate in termini di numero di addetti (-6,05%), mentre gli altri due cluster hanno avuto una riduzione nettamente inferiore (-0,3 % circa).

Nello specifico, il calo più significativo del numero di imprese per ogni cluster considerato è stato registrato dalle seguenti regioni: Piemonte (-8,6%), Umbria(-10,8%) e Molise(-13,1%). Il calo più significativo del numero di addetti per ogni cluster considerato, invece, è stato registrato dalle seguenti regioni: Veneto (-18,2%), Umbria e Marche(-2,4%) e Abruzzo (-3,9%).