Il 25 novembre è la giornata internazionale dell’eliminazione della violenza contro le donne, ed è anche il giorno in cui parte l’iniziativa “Orange the World: End Violence against Women Now!” promossa da UN Women e dedicata quest’anno alla prevenzione di qualsiasi forma di violenza, all’ascolto delle vittime e al superamento delle norme sociali discriminatorie per promuovere un’effettiva uguaglianza di genere. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione legata all’iniziativa “Global 16 days campaign”, 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere verso donne, ragazze e bambine, che si ripete ogni anno dal 1991, e che terminerà il 10 dicembre, nella Giornata internazionale dei Diritti umani. Anche la Farnesina e la sua rete internazionale hanno aderito all’iniziativa.
Secondo le stime più recenti dell’ONU, quasi una donna su tre di almeno 15 anni, in tutto il mondo, è stata soggetta a violenza fisica o sessuale da parte di un partner o di un’altra persona almeno una volta nella propria vita, e “questo indica che i livelli di violenza contro le donne sono in larga parte immutati. Peraltro, specificano da UN Women, “questi numeri non includono gli impatti della pandemia, e sarebbero ancora più elevati se includessero situazioni continuative di violenza incluse molestie sessuali, violenza in contesti digitali, comportamenti dannosi e sfruttamento sessuale“. Senza contare il contesto globale di conflitti e crisi umanitarie.
La pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure di lockdown hanno aggravato condizioni di vulnerabilità preesistenti e contribuito in modo sensibile all’innalzamento dei casi di violenza domestica e degli abusi nei confronti di donne, ragazze e bambine, soprattutto in situazioni di conflitto armato e di crisi umanitaria, ma non solo. A oggi, spiegano dalla Farnesina, “nessun Paese al mondo può dire di aver realizzato una piena parità di genere: l’intera comunità internazionale deve dunque continuare a perseguire con tenacia e convinzione quest’irrinunciabile traguardo”.
Gli obiettivi dell’eliminazione di ogni forma di violenza sulle donne e dell’empowerment femminile, pilastri dell’azione di politica estera e cooperazione italiane, sono stati al centro della Presidenza italiana del G20 e figurano tra le priorità del mandato italiano in Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite e del semestre di Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, nel cui ambito l’Italia sostiene e promuove la “Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica” (o “Convenzione di Istanbul”). Questo impegno ha trovato conferma anche nel ruolo attivo che l’Italia ha assunto, a fronte della crisi in Afghanistan, nella protezione e promozione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle bambine afghane, a tutela del loro diritto all’istruzione, alla libertà di movimento e alla piena partecipazione alla vita pubblica.
La violenza di genere contro donne, ragazze e bambine è l’aspetto più feroce ed evidente del più ampio fenomeno della disuguaglianza di genere, e di una cultura diffusa che continua a penalizzare il genere femminile. Se sugli aspetti più visibili della disuguaglianza di genere – parità salariale, condizioni di lavoro, presenza femminile ai vertici della politica e dell’imprenditoria – la spinta verso la sostenibilità e la diffusione dei criteri ESG stanno effettivamente contribuendo a un miglioramento della situazione, sulla violenza finora non si registrano progressi.
La buona notizia è che la maggiore sensibilizzazione portata da un approccio alla sostenibilità in senso sociale sta promuovendo anche una maggiore attenzione sulla violenza di genere contro le donne, che sta diventando sempre più spesso un fattore considerato nei modelli di investimento responsabile.