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World Happiness Report 2023

Felicità dei paesi: l’Italia è al 33° posto (su 137)

Sotto ogni punto di vista, il 2022 è stato un anno di crisi, con gli strascichi della pandemia, la guerra in Ucraina, l’inflazione e una serie di emergenze climatiche locali e globali. Ed è per questo che l’analisi di quest’anno The World Happiness Report 2023 pubblicata dal Sustainable Development Solutions Network, ONG fondata dall’ONU, assume una particolare rilevanza. Il report, infatti, mostra la relazione tra l’apprezzamento per la vita, la fiducia e i legami sociali e come questi fattori influenzano la capacità delle nazioni di adattarsi alle crisi. Nel report l’ONG stila anche una classifica delle nazioni che riporta il loro punteggio medio di felicità riferito agli ultimi tre anni (2020-2022). Dall’edizione 2023 emerge che la Finlandia è il paese più felice, l’Italia è al 33° posto e in fondo alla classifica si trova l’Afghanistan (137° posto).

Nel dettaglio, l’analisi dell’ONG cerca di dare una definizione comune della felicità e fornisce alcune indicazioni su come misurarla. E per farlo si pone le seguenti domande: qual è l’opinione comune sulla misurazione della felicità a livello di paese e che tipo di comportamento richiede agli individui e alle istituzioni? In che modo la felicità ha salvato vite e che ruolo avuto negli anni del Covid-19 e di altre crisi? In cosa consiste l’efficacia di uno stato e come influisce sulla felicità umana? In che modo il comportamento altruistico degli individui influisce sulla propria felicità, su quella del destinatario e sulla felicità complessiva della società? In che misura i dati dei social media ci consentono di misurare i livelli prevalenti di felicità e angoscia? 

La felicità, come viene misurata

Il modo che l’ONG utilizza per misurare la felicità di una nazione da dieci anni a questa parte consiste nel sottoporre un sondaggio a un campione di persone rappresentativo a livello nazionale, alle quali viene chiesto quanto sono soddisfatti della loro vita attuale. Secondo Sustainable Development Solutions Network, una popolazione sperimenterà livelli elevati di soddisfazione di vita complessiva solo se la sua popolazione sarà anche “pro-sociale, sana e prospera”. In altre parole, la sua gente deve avere alti livelli di ciò che Aristotele chiamava “eudaimonia“, che racchiude in sé i concetti di “buono spirito” e “benessere”. 

A livello della società, la soddisfazione della vita e l’eudaimonia vanno di pari passo. Sul piano individuale, invece, possono divergere. Come dimostra l’analisi dell’ONG, il comportamento virtuoso generalmente aumenta la felicità dell’individuo virtuoso (così come del beneficiario). Ma ci sono un numero considerevole di persone virtuose che non sono poi tanto soddisfatti della propria vita.

Quando si valuta una società, una situazione o un governo, non si deve considerare solo la felicità media, ma bisogna guardare in particolare alla “scala di miseria” (ovvero la scarsa soddisfazione per la vita) che ne deriva. Per prevenire la miseria, i governi e le organizzazioni internazionali dovrebbero stabilire diritti come quelli della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite. E dovrebbero anche ampliare gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) per considerare insieme il benessere e le dimensioni della politica ambientale al fine di garantire la felicità delle generazioni future. Questi diritti e obiettivi sono strumenti essenziali per aumentare la felicità umana e ridurre la miseria ora e nel futuro, avverte l’ONG.

Inoltre, se la felicità diventa un obiettivo primario del governo, ciò può avere effetti positivi sulle pratiche istituzionali destinate alla salute mentale, alla qualità del lavoro, della vita familiare e della comunità.

Il livello di felicità dei paesi

Dal report emerge che i livelli di felicità a livello globale hanno mostrato una certa resilienza negli anni del Covid-19, con livelli pari a quelle degli anni pre-pandemia (2017-2019). Dai dati dell’ultima edizione emerge che la Finlandia resta al primo posto per il sesto anno consecutivo. L’Afghanistan e il Libano dilaniati dalla guerra rimangono i due paesi più infelici del sondaggio. L’Italia è al 33° posto.

Classifica della felicità basata su una media triennale 2020-2022

Fonte: The World Happiness Report 2023 pubblicata dal Sustainable Development Solutions Network.

Per analizzare quella che definisce “disuguaglianza della felicità”, l’ONG si concentra innanzitutto sul divario di felicità tra la metà superiore e quella inferiore della popolazione. Questo divario è piccolo sia nei paesi in cui la maggior parte delle persone è felice, sia in quelli dove quasi nessuno è felice. Tuttavia, più in generale, le persone sono più felici vivendo in paesi in cui il divario di felicità è minore. A livello globale, nel tempo ci sono state sempre molte divergenze tra i paesi, ma esse si stanno inasprendo soprattutto in molti paesi africani.

Nell’analisi l’ONG traccia anche due misure di infelicità: la quota della popolazione con una valutazione della vita pari o inferiore a 4 (su 10) e la quota della popolazione con una valutazione della vita pari o inferiore a 3. A livello globale, entrambe queste misure di miseria sono diminuite leggermente durante i tre anni di pandemia. 

La pandemia ha però fatto schizzare i livelli di “benevolenza” in tutto il mondo nel 2020 e soprattutto nel 2021. I dati per il 2022 mostrano che gli atti prosociali rimangono circa un quarto più comuni rispetto a prima della pandemia. Nel 2022 la benevolenza è poi cresciuta soprattutto in Ucraina, ma è diminuita in Russia. 

Per quanto riguarda il supporto sociale, nuovi dati mostrano che le connessioni sociali positive nel 2022 erano due volte più diffusi della solitudine in sette paesi chiave in sei regioni globali. Secondo l’ONG è anche l’importanza che le persone affidano a queste relazioni sociali positive a spiegare ulteriormente la resilienza delle valutazioni della vita durante i periodi di crisi.

Benessere e ruolo del governo

Il governo ha una grande influenza sulla felicità umana delle persone. La capacità di uno Stato di rispondere a questa esigenza può essere misurata con la sua capacità fiscale (capacità di reperire denaro), la sua capacità collettiva (capacità di fornire servizi) e la sua capacità giuridica (stato di diritto). Sono cruciali però anche la capacità di evitare la guerra civile e di evitare la repressione.

In tutti i paesi, queste cinque misure sono ben correlate con la soddisfazione media della vita delle persone. Utilizzando le cinque caratteristiche (e il reddito), è possibile classificare gli stati in 3 cluster: stati di interesse comune, stati di interesse speciale e stati deboli. Negli stati di interesse comune, la soddisfazione di vita media è di 2 punti (su 10) superiore a quella degli stati deboli e negli stati di interesse speciale è di 1 punto superiore a quella degli stati deboli.

Fare del bene e sentirsi bene: relazioni tra altruismo e benessere 

Una persona è altruista quando aiuta un’altra persona senza aspettarsi nulla in cambio. L’ONG rileva una relazione positiva tra la felicità e i comportamenti altruistici, sia a livello di paese che di individuo. Perché? Secondo l’analisi, normalmente le persone che ricevono aiuto altruistico sperimenteranno un miglioramento del benessere, il che aiuta a spiegare la correlazione tra paesi. Ma ci sono molte prove (sperimentali e non) anche che un comportamento volto a sostenere l’altro aumenti il benessere del singolo aiutante. Ciò è particolarmente vero quando il comportamento di aiuto è volontario e principalmente motivato dalla preoccupazione per la persona che viene sostenuta.

Ma la freccia causale va anche nella direzione opposta. Altre prove, infatti, mostrano che quando il benessere delle persone aumenta, possono diventare più altruiste. In particolare, quando il benessere delle persone cresce attraverso l’esperienza dell’aiuto altruistico, diventa più probabile che replichino il comportamento ricevuto, creando una spirale virtuosa.

Il ruolo dei social media per misurare la felicità

social media possono svolgere un ruolo importante nella misurazione del benessere, rendendola più tempestiva e spazialmente dettagliata per tenere traccia dei cambiamenti e valutare le politiche.

Dal 2010, i metodi che utilizzano i dati dei social media per valutare il benessere sono diventati sempre più sofisticati. Le due principali fonti di innovazione sono state le strategie di raccolta/aggregazione dei dati e una migliore elaborazione del linguaggio naturale (ad esempio, “modelli di sentimento”). In particolare, le strategie di raccolta/aggregazione dei dati si sono evolute dall’analisi di feed casuali (“Generazione 1”) alle analisi di campioni di utenti individuati demograficamente (“Generazione 2”) a una nuova generazione emergente di studi di progettazione digitali in cui gli utenti sono seguiti nel tempo (“Generazione 3”). In conclusione, l’attuale generazione di progetti digitali offre alla valutazione del benessere basata sui social media il potenziale per una misurazione senza pari nello spazio e nel tempo (ad esempio, stima subregionale mensile).