Al vertice della NATO, che in questi giorni a Washington DC commemora il 75° anniversario dell’alleanza, si sta parlando molto di spesa per la difesa, dato il contesto geopolitico attuale ricco di tensioni e conflitti. Infatti, da un lato, l’invasione russa dell’Ucraina ha dato alla NATO un nuovo orientamento e una nuova determinazione, ponendo fine all’era del “dividendo della pace” e inaugurando una nuova era incentrata sulla prontezza militare. Dall’altro, l’Europa sta affrontando i propri problemi politici con il populismo di estrema destra, in particolare in Francia e Ungheria, e un nuovo governo laburista nel Regno Unito.
I temi che si stanno affrontando sono l’invasione russa dell’Ucraina, le preoccupazioni per una Cina sempre più aggressiva, le crescenti tensioni in Medio Oriente con il conflitto tra Israele e Hamas a Gaza e la nuova cooperazione tra Russia e Corea del Nord. Un’ulteriore questione chiave è l’esito incerto delle elezioni presidenziali statunitensi, dato che gli Stati Uniti rimangono il membro più potente della NATO. Il presidente Biden ha al momento il duplice compito di unire la NATO a sostegno dell’Ucraina e di unire il suo stesso partito democratico dietro la sua candidatura presidenziale. Inoltre, Biden potrebbe cogliere l’occasione del vertice per sottolineare che i membri della NATO hanno effettivamente aumentato le spese militari durante il suo mandato, smentendo la rappresentazione di Trump degli alleati europei come “scrocconi”.
Secondo Jane Edmonson, Responsabile della strategia tematica di VettaFi e fornitore di indici per l’ETF UCITS Future of Defence (NATO) “i membri della NATO, compresi i due nuovi membri Finlandia e Svezia, sono ora allineati sulla modernizzazione e sul potenziamento delle capacità militari dopo anni di abbandono. Si prevede che 23 dei 32 membri della NATO raggiungeranno o supereranno l’obiettivo del 2% del PIL quest’anno. La Germania, ad esempio, ha stanziato quest’anno 71,8 miliardi di euro (76,8 miliardi di dollari) per la difesa e sta spendendo più di quanto abbia fatto dalla fine della Guerra Fredda. Al contrario, i Paesi che non raggiungono gli obiettivi, come il Canada e l’Italia, saranno oggetto di critiche”.
Tom Bailey, Responsabile della ricerca di HANetf, emittente dell’ETF UCITS Future of Defence (NATO), invece, aggiunge che “l’impatto degli sviluppi geopolitici, come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, è stato profondo. Il numero di Paesi che hanno raggiunto l’obiettivo del 2% è passato da sette nel 2022 a dieci nel 2023. Questa tendenza sottolinea la rinnovata urgenza dei membri della NATO di rafforzare le proprie capacità di difesa, con l’Europa e il Canada che hanno aumentato collettivamente la spesa per la difesa del 18%, il più grande incremento degli ultimi decenni. La Polonia guida l’alleanza nella spesa per la difesa con il 4,12% del PIL, a dimostrazione di una forte dedizione alla sicurezza nazionale e collettiva. Per gli investitori, dunque, questo aumento senza precedenti della spesa per la difesa evidenzia un settore sempre più importante. L’industria della difesa è destinata a crescere man mano che i membri della NATO potenzieranno le loro capacità militari, offrendo potenziali opportunità di investimento. Con lo svolgersi del vertice NATO, questo settore sarà da tenere sotto stretta osservazione”.