“La pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti!”. Sono queste le parole con cui Papa Francesco ha concluso il messaggio Urbi et Orbi pronunciato nella giornata della Santa Pasqua 2022. Un appello alla pace, quello lanciato dal Santo Padre, che non solo tocca tutti, in questi giorni drammatici per l’Ucraina, ma ci ricorda come sia dovere di ognuno cercare di scegliere una strada diversa da quella dell’odio e della violenza. Un impegno che non riguarda solo i cristiani, ma l’intero genere umano e costituisce una base e presupposto per gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Alla pace è infatti dedicato l’SDG numero 16 delle Nazioni Unite.
Papa Francesco lancia un appello a tutte le coscienze: “Su questa terribile notte di sofferenza e di morte sorga presto una nuova alba di speranza! Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre. Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace! Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente”.
E l’invito è condiviso anche dal Capo dello Stato italiano. “Lo spirito pasquale rinnova nelle coscienze l’invito a mantenere viva la speranza e saldo l’impegno per una pace fondata sulla giustizia, mentre il messaggio che Vostra Santità instancabilmente diffonde a difesa della dignità della persona costituisce per tutti, credenti e non credenti, una feconda fonte di ispirazione all’impegno per l’altro e verso l’altro” è il messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Santo Padre per la Pasqua.
Il diritto alla vita e quindi alla pace sono alla base della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, adottata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 sulla scia degli orrori della seconda guerra mondiale, il cui articolo 3 recita: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”. Il documento fu approvato con il voto favorevole di 48 Nazioni, tra cui Afghanistan, Iran e Iraq e con 10 astensioni tra le quali Russia, Bielorussia e Ucraina.
Indice
SDG numero 16: Pace, giustizia e istituzioni forti
L’obiettivo numero 16 degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile è dedicato alla promozione di società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile e si propone inoltre di fornire l’accesso universale alla giustizia e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli. Il primo dei sotto obiettivi che lo compone è “ridurre ovunque e in maniera significativa tutte le forme di violenza e il tasso di mortalità ad esse correlato”.
Ma il 2021 non sembra aver registrato progressi per la pace nel mondo. Secondo il Rapporto Acled (The Armed Conflict Location & Event Data Project) 2021, pubblicato lo scorso mese di marzo, nei passati dodici mesi sono pochi i conflitti a cui è stata posta fine, mentre sono numerosi quelli che si sono intensificati. A livello globale i livelli complessivi di violenza politica sono rimasti stabili, ma è cresciuto il numero delle vittime. Soprattutto tra i civili anche a causa di situazioni di instabilità che restano in alcune aree come l’Afghanistan, lo Yemen, il Messico e la Siria che sono tra i paesi con più violenza al mondo. Il rapporto stima che ci siano state oltre 146 mila vittime da conflitti e violenze su civili, in crescita del 12% rispetto al 2020.
Sono 59 i conflitti attivi nel mondo
Secondo Acled oltre alla drammatica situazione dell’Ucraina, i conflitti attivi nel mondo sono 59, molti dei quali quasi dimenticati in quanto definiti “a bassa intensità”, ossia dove perdurano azioni violente diluite nel tempo, come è il caso del Myanmar dove prosegue l’opposizione al regime militare che ha conquistato il potere con un colpo di stato nel 2021. Luoghi ricordati dal Papa nella sua benedizione che ha rivolto dapprima il suo pensiero al conflitto tra israeliani e palestinesi: “Sia pace per il Medio Oriente, lacerato da anni di divisioni e conflitti. In questo giorno glorioso domandiamo pace per Gerusalemme e pace per coloro che la amano, cristiani, ebrei, musulmani. Possano israeliani, palestinesi e tutti gli abitanti della Città Santa, insieme con i pellegrini, sperimentare la bellezza della pace, vivere in fraternità e accedere con libertà ai Luoghi Santi nel rispetto reciproco dei diritti di ciascuno”.
Il papa chiede pace e riconciliazione per i popoli del Libano, della Siria e dell’Iraq, e in particolare per tutte le comunità cristiane che vivono in Medio Oriente. Non dimentica Myanmar, Afghanistan, Libia e Yemen, dove si augura che la tregua siglata nei giorni scorsi possa restituire speranza alla popolazione per l’area martoriata da più di sette anni di guerra, che rimane una zona di allerta per il 2022 secondo l’analisi Acled.
“Sia pace per tutto il continente africano, affinché cessino lo sfruttamento di cui è vittima e l’emorragia portata dagli attacchi terroristici – in particolare nella zona del Sahel – e incontri sostegno concreto nella fraternità dei popoli. Ritrovi l’Etiopia, afflitta da una grave crisi umanitaria, la via del dialogo e della riconciliazione, e cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo” afferma il Papa, che ricorda anche le popolazioni dell’America Latina, per le quali in molti casi sono aumentate le situazioni di criminalità, violenza e corruzione, spesso legate al narcotraffico. O come nel caso della Colombia dove, nonostante gli accordi di pace del 2016 con il gruppo Farc (Revolutionary Armed Forces of Colombia) abbiano permesso il reinserimento del 95% degli ex combattenti, alcuni dissidenti continuano il reclutamento.
In Italia l’obiettivo 16 ha registrato miglioramenti nel 2020
In Italia, secondo i dati dell’ASviS, l’indicatore composito italiano del Goal 16 ha registrato nel 2020 un netto miglioramento, sicuramente aiutato dalla pandemia e dal conseguente lockdown. Gli indicatori utilizzati per misurare l’andamento dell’obiettivo 16 in Italia comprendono le vittime di omicidio volontario, il tasso di reati predatori (per esempio stupri), truffe e frodi informatiche, il numero di detenuti in attesa di giudizio sul totale dei detenuti, la durata dei procedimenti civili, l’affollamento degli istituti di pena, la partecipazione sociale e l’indice di fiducia nelle istituzioni.
La pandemia ha influito positivamente su questo Goal, durante il lockdown si è registrato un netto calo degli omicidi e della criminalità predatoria scesi ai loro minimi storici, diminuendo rispettivamente del 10,4% e del 37,8% in un solo anno. Da segnalare, in controtendenza, l’incremento delle truffe e frodi informatiche, peggiorate nel 2020 del 14,4%. Sempre per il minor numero di crimini commessi è migliorato significativamente l’indicatore sul sovraffollamento degli istituti di pena, che raggiunge nel 2020 il valore migliore della serie storica, pari a 105,5%, avvicinandosi così alla soglia obiettivo del 100%. Infine, è da segnalare che anche la fiducia nelle istituzioni ha raggiunto, sempre nel 2020, il suo valore massimo.
Omicidi in Italia, diminuiscono in totale, ma aumentano i femminicidi
Secondo il rapporto Istat 2020 che esamina dati relativi al 2018, nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea si è assistito a una riduzione del tasso di omicidi. Nel 2017 la media Ue28 è stata di circa un omicidio volontario per 100.000 abitanti, mentre l’Italia si colloca al di sotto di questo valore con 0,6 omicidi per 100.000 abitanti. I paesi con il più elevato tasso di omicidi sono la Lettonia con 5,6 e la Lituania con 4,0.
L’Italia ha registrato una costante diminuzione degli omicidi volontari, passando dal picco dell’anno 1991, in cui si sono registrate 1.916 vittime (3,4 omicidi per 100mila abitanti), al dato dell’anno 2018, in cui sono stati commessi 345 omicidi di cui 212 uomini e 133 donne. A fronte del calo del numero totale dei morti, aumenta quello delle donne uccise. All’inizio degli anni novanta, il rapporto tra uomini e donne uccise era pari a 5 mentre nel 2018 si è ridotto a 1,6.
Ma se si può trovare un nesso per gli omicidi di uomini con la criminalità organizzata, per le donne la maggior parte dei femminicidi avviene in ambito domestico e non c’è una localizzazione geografica prevalente. Nel 2018, l’81,2% delle donne è stata uccisa da una persona che conosceva: in oltre la metà dei casi (54,9%) si tratta di un partner (47,4% attuale, 7,5% precedente), nel 24,8% di un parente (inclusi figli e genitori) e nell’1,5% di un’altra persona conosciuta. Solo nel 12,0% dei casi l’omicida era sconosciuto alla vittima, mentre nel 6,8% non risulta identificato l’autore. Gli omicidi di uomini avvengono solo in minima parte nel contesto familiare: il 2,4% da partner (nessuno da ex partner) e il 16,0% da un altro parente. L’autore era conosciuto dalla vittima in un ulteriore 10,8% dei casi, mentre risultano elevate sia la percentuale di autori sconosciuti sia quella degli autori non identificati (37,7% e 33,0%, rispettivamente).