Ogni anno in Europa si producono circa 88 milioni di tonnellate di imballaggi, rendendo la loro gestione una componente cruciale della strategia per l’economia circolare. Con il Regolamento Europeo 2025/40 sugli imballaggi, entrato in vigore a febbraio, l’Unione Europea ha intrapreso un passo decisivo per ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione e allo smaltimento di questi materiali.
Gli Stati membri UE saranno obbligati a ridurre progressivamente il volume pro capite dei rifiuti di imballaggio generati. Rispetto ai livelli registrati nel 2018, l’obiettivo fissato è una riduzione del 5% entro il 2030, che aumenterà al 10% entro il 2035 e al 15% entro il 2040. Questi traguardi sono pensati per promuovere un uso più efficiente delle risorse e per diminuire l’impatto ambientale legato alla produzione e gestione dei rifiuti, richiedendo modifiche strutturali nei processi di produzione e consumo, spingendo le aziende a sviluppare imballaggi con un ciclo di vita più sostenibile.
Inoltre il Regolamento UE si applica a tutti gli imballaggi e ai relativi rifiuti, indipendentemente dal materiale o dal contesto d’uso, con l’obiettivo di ridurre i rifiuti, garantire la sostenibilità degli imballaggi, regolare la responsabilità estesa del produttore e promuovere il riutilizzo, il riciclo e la ricarica.
Indice
- 1 Nuove percentuali obbligatorie di materiali riciclati
- 2 Via libera al riutilizzo degli imballaggi per l’economia circolare
- 3 Quali sono le principali implicazioni per il settore alimentare
- 4 Come cambiano le etichettature dei prodotti
- 5 Vietato l’utilizzo di sostanze pericolose per la sicurezza alimentare
- 6 Quali sono le nuove regole di conformità per i produttori
Nuove percentuali obbligatorie di materiali riciclati
Nel 2020, il tasso medio di riciclo degli imballaggi nell’UE era del 64%, ma la plastica, nonostante i suoi numeri in crescita, rimane uno dei materiali meno riciclati, con un tasso del 41%. Con il Regolamento UE, dal 1° gennaio 2030, gli imballaggi in plastica immessi sul mercato europeo dovranno rispettare obiettivi minimi di contenuto riciclato proveniente da rifiuti post-consumo. Le percentuali, differenziate in base al tipo di utilizzo, saranno così ripartite:
- 30% per gli imballaggi sensibili al contatto, come quelli per alimenti o forniture mediche, esclusi gli imballaggi realizzati principalmente in PET per bevande monouso.
- 10% per materiali plastici non in PET, sempre per imballaggi sensibili al contatto.
- 30% per bottiglie di plastica monouso per bevande.
- 35% per tutti gli altri tipi di imballaggi in plastica.
Questi valori aumenteranno sensibilmente entro il 2040. Ad esempio, per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati principalmente in PET, l’obiettivo salirà al 50%, mentre le bottiglie monouso per bevande dovranno raggiungere una quota del 65% di materiale riciclato.
Via libera al riutilizzo degli imballaggi per l’economia circolare
Entro il 2030, almeno il 40% degli imballaggi per il trasporto, inclusi quelli usati nell’e-commerce, dovrà essere riutilizzabile e inserito in un sistema organizzato di riuso. Questo obiettivo salirà al 70% entro il 2040, confermando l’impegno dell’UE nel promuovere modelli di economia circolare.
Analogamente, gli imballaggi raggruppati per lo stoccaggio e la distribuzione dovranno raggiungere una quota del 10% di riutilizzabilità entro il 2030, per poi aumentare progressivamente al 40% entro il 2040.
Va notato che gli imballaggi a base di fibre di carta e cartone sono esclusi da tutti gli obiettivi di riutilizzo, vista la loro riciclabilità intrinseca già elevata.
Quali sono le principali implicazioni per il settore alimentare
Il settore alimentare è uno dei principali utilizzatori di imballaggi in Europa, rappresentando circa il 60% del totale degli imballaggi prodotti. Secondo i dati dell’UE, il mercato europeo degli imballaggi alimentari è stimato a 75,24 miliardi di dollari nel 2025, con una crescita prevista fino a 93,76 miliardi di dollari entro il 2030, a un tasso annuo composto (CAGR) del 4,5%. Questo dato evidenzia l’importanza strategica del settore e la necessità di adeguarsi rapidamente alle nuove normative per mantenere competitività e sostenibilità.
Le nuove disposizioni impongono cambiamenti strutturali nel design degli imballaggi alimentari. Questo potrebbe comportare la necessità di eliminare molte delle soluzioni multi-strato attualmente impiegate, che, pur essendo essenziali per preservare la freschezza e garantire la sicurezza alimentare, sono difficili da riciclare. Inoltre, l’obbligo di integrare una quota minima di materiali riciclati negli imballaggi in plastica rappresenta una sfida significativa, poiché richiede una filiera ben strutturata per garantire la qualità dei materiali riciclati e la loro conformità agli standard di sicurezza alimentare, implicando possibili aumenti dei costi.
Come cambiano le etichettature dei prodotti
Il nuovo Regolamento Europeo introduce l’obbligo, a partire dal 2028, di un’etichettatura armonizzata sugli imballaggi, che renda chiari i materiali utilizzati e faciliti il corretto smaltimento. Questa iniziativa mira a standardizzare le informazioni ambientali in tutta l’UE, migliorando i tassi di riciclo e riducendo gli errori nella raccolta differenziata. La trasparenza garantita da questo approccio rappresenta un’opportunità significativa per educare i consumatori e rafforzare la fiducia nei confronti dei produttori impegnati nella sostenibilità.
Tuttavia, per le aziende, l’adattamento a questi requisiti comporta costi e sfide operative, in particolare per le PMI che dispongono di risorse limitate. Oltre ai cambiamenti nei processi produttivi, le imprese devono gestire l’integrazione di nuove tecnologie di stampa e aggiornare costantemente le informazioni in base alla composizione degli imballaggi. Soluzioni innovative, come l’uso di QR code, possono semplificare la fornitura di dettagli aggiuntivi senza sovraccaricare l’etichettatura fisica, ma richiedono l’adozione di tecnologie avanzate e rischiano di escludere una parte del pubblico meno familiare con strumenti digitali.
Vietato l’utilizzo di sostanze pericolose per la sicurezza alimentare
Un articolo scientifico pubblicato su Environmental Science & Technology il 19 marzo ha sollevato preoccupazioni riguardo alla presenza di PFAS (“forever chemicals”) negli imballaggi alimentari. Sono stati identificati 68 tipi di PFAS, di cui ben 61 non autorizzati o inattesi per l’uso in materiali a contatto con gli alimenti. Questi dati, analizzati da Drake Phelps e dal Food Packaging Forum, provengono da 47 studi scientifici che evidenziano la contaminazione su carta, cartone, plastica e metalli rivestiti. La carta e il cartone rappresentano la maggior parte dei casi documentati, con il 72,5% delle voci del database FCCmigex riferite a questi materiali.
Il regolamento vieta l’uso di sostanze chimiche pericolose, come i PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche), che sono ampiamente utilizzati per rendere gli imballaggi alimentari resistenti a grassi e liquidi. Le PFAS, note per la loro persistenza nell’ambiente, sono state confermate come dannose per la salute umana. Alcuni composti, come il PFOA, sono ora classificati come “cancerogeni per l’uomo” sulla base di prove sperimentali e meccanicistiche.
Molte delle alternative disponibili sono però ancora in fase di sviluppo, il che significa che la transizione potrebbe richiedere anni di ricerca e test. Nel frattempo, l’eliminazione di queste sostanze potrebbe aumentare i costi per le imprese e influire sulla disponibilità di determinati tipi di imballaggi. Tuttavia, il beneficio a lungo termine in termini di salute pubblica e riduzione dell’inquinamento ambientale rende questa misura indispensabile.
Quali sono le nuove regole di conformità per i produttori
Il Regolamento prevede che i produttori possano dimostrare la conformità tramite autocertificazioni (Modulo A dell’Allegato VII), utilizzando metodi di prova avanzati e affidabili, accreditati secondo il Regolamento CE 765/2008. Questo sistema, basato sul controllo interno della produzione, permette ai fabbricanti di dimostrare il rispetto delle norme attraverso una documentazione tecnica dettagliata, comprensiva di prove e misurazioni affidabili. L’approccio riduce la necessità di ricorrere a organismi di valutazione terzi, garantendo al tempo stesso trasparenza e un controllo accurato.
La comunicazione sulle asserzioni ambientali sugli imballaggi, come indicazioni di riciclabilità o compostabilità, saranno regolate in modo rigoroso dal Regolamento 2025/40. Queste affermazioni potranno essere utilizzate dai produttori solo se supportate da evidenze tecniche verificabili che dimostrino il superamento dei requisiti minimi stabiliti.
Tale disciplina non solo rafforza la trasparenza verso i consumatori, ma contribuisce a combattere il fenomeno del greenwashing, promuovendo una comunicazione ambientale più responsabile e credibile.
In definitiva il Regolamento Europeo 2025/40 spinge le aziende a riconsiderare ogni aspetto della loro catena produttiva, investire in innovazione e sviluppare nuove collaborazioni per garantire la conformità alle normative. Questa transizione, per quanto complessa, offre anche l’opportunità di ripensare i modelli di business e di consolidare il rapporto con i consumatori attraverso l’impegno per la sostenibilità.