Diverse ONG ambientaliste non parteciperanno alla prossima fase del gruppo consultivo di esperti sulla tassonomia dell’UE dopo aver espresso incertezze riguardo la gestione dell’organismo. Il problema sarebbe l’eccessiva ingerenza della Commissione UE che, inoltre, non terrebbe nella dovuta considerazione le raccomandazioni della Platform on Sustainable Finance (PSF).
Le ONG, infatti, sono membri di alto profilo della PSF, un organo consultivo indipendente istituito per assistere il futuro sviluppo della tassonomia verde dell’UE, la cui riconferma è prevista per quest’anno. L’autonomia dell’organismo e la libertà di sviluppare la propria consulenza sono considerate caratteristiche essenziali dell’approccio scientifico della tassonomia, tutelato dal diritto comunitario.
Secondo quanto riportato da Responsible Investor, un rappresentante di una delle ONG coinvolte avrebbe dichiarato che “è necessario che nessuna ONG, o almeno pochissime organizzazioni della società civile, aderiscano. Dobbiamo far capire che non è così che vogliamo collaborare con la Commissione”.
La Commissione europea dovrebbe sollecitare le candidature per la cosiddetta Piattaforma 2.0 nelle prossime settimane, dopo che l’attuale mandato della PSF sarà terminato in ottobre.
I membri della piattaforma avrebbero rivelato di aver ricevuto l’indicazione di mostrarsi più favorevoli alla posizione del del funzionario della Commissione John Kerrigan, vice direttore generale del dipartimento per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e i mercati dei capitali. Inoltre, sempre secondo quanto riportato dai membri, avrebbero subito pressioni da parte di vari dipartimenti della Commissione per non pubblicare i criteri ambientali a causa delle preoccupazioni per il loro impatto sulle procedure europee.
Nello specifico, i criteri sarebbero stati osteggiati dai dipartimenti della Commissione Mare e Agri – che sovrintendono rispettivamente alla politica della pesca e dell’agricoltura del’UE – per il timore che escludano le procedure europee. Secondo gli esperti della PSF il dipartimento Agri sarebbe noto per essere uno dei più “conservatori” proprio per la sua difesa della Politica agricola comune dell’UE, che secondo i membri è “completamente in contrasto con le prove scientifiche disponibili”.
Al di là dei casi specifici, i membri della piattaforma considerano gli incidenti come parte di un più ampio approccio di chiusura verso i suoi suggerimenti da parte di singoli dipartimenti della Commissione, che si relazionano direttamente con i sottogruppi della piattaforma. Gli esperti della piattaforma, inoltre, hanno affermato che non sono state accolte le richieste di rivedere e migliorare il principio “Do Not Significant Harm” della legislazione sulla tassonomia – che stabilisce le soglie per definire la conformità con altri obiettivi ambientali.
I membri della piattaforma hanno riferito anche di sentirsi frustrati a causa dell’impegnativo carico di lavoro del PSF e dell’indifferenza percepita dalla Commissione nei confronti di gran parte dei loro consigli. In particolare, i membri si sarebbero sentiti ignorati soprattutto rispetto alle estensioni della tassonomia proposte relative alla transizione, al sociale e al danno significativo, che sono attualmente in una fase di limbo, nonché relativamente alla loro opposizione alla decisione di riclassificare l’energia nucleare e del gas come attività sostenibili dal punto di vista ambientale.
Le ONG hanno descritto il nuovo modello semplificato come un modello che “uccide la credibilità scientifica del progetto”. L’unica ONG che finora si è espressa contro il boicottaggio è la Climate Bonds Initiative (CBI).
Sebbene la Commissione non abbia l’obbligo di seguire le raccomandazioni della piattaforma, i membri affermano che le numerose occasioni in cui le scadenze chiave sono state rinviate hanno comportato un carico di lavoro “totalmente impossibile”, che ha inasprito il loro malessere.
La Commissione ancora non ha risposto alla richiesta di commento rispetto alla vicenda.