Finanza sostenibile

Fondazioni di origine bancaria: 2 su 3 scelgono gli investimenti sostenibili

Tra le Fondazioni di origine bancaria di dimensioni medio-grandi, due su tre scelgono gli investimenti sostenibili e di queste il 60% li aumenterà a seguito della pandemia. 

È quanto emerge dalla seconda edizione della ricerca sulle politiche SRI delle Fondazioni di origine bancaria, realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Acri e MondoInstitutional.

Se i temi di sostenibilità sono per definizione presenti nelle attività istituzionali, solo di recente si sta diffondendo la consapevolezza dell’importanza di integrare questi aspetti anche nella gestione patrimoniale, in modo da assicurare un maggior allineamento tra le diverse funzioni. Lo studio mostra come la motivazione principale sia appunto la coerenza degli investimenti sostenibili con le finalità istituzionali delle Fondazioni, ossia con gli scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, in particolar modo nel contesto territoriale di riferimento. Tuttavia, l’adozione delle strategie SRI resta ancora limitata a una quota minoritaria del patrimonio in gestione. 

La ricerca, che ha coinvolto 33 Fondazioni pari all’83% dell’attivo totale (circa 37 miliardi di euro), è stata presentata questa mattina nell’ambito della decima edizione della Settimana SRI, il principale appuntamento sulla finanza sostenibile in Italia, organizzato dal Forum. La ricerca è stata realizzata con il sostegno di BlackRock, DPAM, Etica Sgr, Natixis Investment Managers.

Nel 2021 si osserva dunque un aumento dell’interesse delle Fondazioni di origine bancaria nei confronti dell’SRI: 20 su 33 dichiarano di effettuare investimenti sostenibili, con una crescita del 52% rispetto al 2020 e una concentrazione nelle aree Nord Ovest (7 enti) e Nord Est (7 enti). Tra le 20 Fondazioni attive in termini di SRI, la metà sono di grande dimensione (gestiscono complessivamente €27 miliardi, cioè il 62% del totale attivo delle Fondazioni inserite nel campione) e 5 sono medio-grandi.

Le motivazioni principali alla base della scelta di integrare i criteri ESG sono la coerenza degli investimenti sostenibili con le finalità istituzionali delle Fondazioni (15 su 20); a seguire, la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno economico e di gestire più efficacemente i rischi finanziari (10 su 20).

Sono 13 su 33 le Fondazioni che non applicano alcuna strategia di investimento sostenibile. Di queste, 8 hanno già avviato valutazioni in merito (4 sono grandi, con un patrimonio in gestione equivalente al 7% del totale attivo). In 3 casi su 8 il processo di valutazione potrebbe concludersi tra sei mesi e un anno. Per le Fondazioni che stanno valutando l’integrazione dei criteri ESG nella gestione patrimoniale, le principali criticità individuate riguardano la difficoltà di misurare gli impatti ambientali e sociali generati e la mancanza di dati di sostenibilità affidabili e standardizzati. Le opportunità, invece, sono ravvisate in elementi come la coerenza degli investimenti sostenibili con le finalità istituzionali delle Fondazioni, la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno economico e l’impulso proveniente dal contesto normativo di riferimento.

Tra le 5 Fondazioni che non adottano né stanno valutando l’adozione di strategie SRI, 3 hanno dichiarato di non aver ancora affrontato il tema. Nessun ente ha motivato la mancata adozione di investimenti sostenibili con la loro presunta rischiosità, scarsa redditività o eccessiva onerosità (elementi che numerose ricerche accademiche e di mercato hanno dimostrato essere pregiudizi privi di fondamento).

Come nella prima edizione dello studio, anche quest’anno gli investimenti sostenibili risultano circoscritti a una quota minoritaria del patrimonio in gestione: sulle 20 Fondazioni attive in termini di SRI, 14 applicano tale approccio a una percentuale compresa tra lo 0 e il 25%. Tuttavia, si registra un miglioramento rispetto alla precedente edizione, con un numero di enti che estende gli investimenti sostenibili a una quota del patrimonio compresa tra il 50 e il 75% che passa da 2 a 3.

In merito alle strategie SRI adottate, quelle che riscuotono più successo tra le Fondazioni di origine bancaria sono esclusioni e impact investing. Continua a risultare poco diffusa, invece, la strategia dell’engagement, con la quale gli investitori attuano una partecipazione attiva nei confronti nelle imprese investite.

Dalla ricerca è emerso che il tema delle disuguaglianze, pur essendo centrale nell’attività istituzionale delle Fondazioni, in particolare in seguito allo scoppio della pandemia di COVID-19, è integrato nelle gestioni patrimoniali in misura limitata. Oltre la metà delle rispondenti ha però avviato valutazioni in merito.

“La finanza sostenibile rappresenta uno strumento fondamentale per allineare ai principi dello sviluppo sostenibile le strategie di investimento e le finalità istituzionali con l’obiettivo di generare un impatto positivo sui territori”, ha dichiarato il Segretario Generale del Forum Francesco Bicciato, “Le Fondazioni hanno già dato un contributo rilevante nel corso della pandemia e rappresentano un attore fondamentale per il rilancio del Paese anche attraverso partenariati con le Istituzioni centrali e le autorità locali”.