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Climate Change survey

Robeco: gli investitori sono sempre più interessati a climate change, biodiversità e engagement

E’ il Climate Change la sfida ESG più urgente da affrontare secondo gli investitori. E’ quanto emerge dallo studio Global Climate Survey 2022 di Robeco che evidenzia come per tre quarti degli investitori interpellati (75%), il cambiamento climatico sia un fattore centrale o significativo per le politiche d’investimento, percentuale in forte aumento rispetto a due anni fa (34%). Lo studio copre 300 dei maggiori investitori istituzionali e wholesale del mondo provenienti da Europa (36%), Nord America (36%) e Asia-Pacifico (28%), che hanno nell’insieme circa 23.700 miliardi di dollari di masse in gestione (9.400 miliardi in Europa, 9.800 miliardi in Nord America e 4.500 miliardi nell’Asia-Pacifico). 

E’ già il secondo anno consecutivo che la società di asset management olandese pubblica una accurata indagine annuale sul modo in cui gli investitori stanno affrontando le opportunità e i rischi associati al cambiamento climatico.

Il cambiamento climatico rimane saldamente in primo piano

Fonte: Robeco, Global Climate Survey 2022. 

Secondo lo studio di Robeco, l’impegno per il Net Zero è diventato mainstream. Quasi la metà degli investitori si è impegnata pubblicamente a rendere i propri portafogli neutrali rispetto al carbonio entro il 2050, oppure è intenta ad assumersi un simile impegno. In Nord America solo l’11% degli investitori si è attivato per ridurre a zero le emissioni di carbonio, in ritardo rispetto ai colleghi di Europa (40%) e Asia-Pacific (31%).

Tra i risultati dell’indagine, degna di nota è la spiccata propensione degli investitori a disinvestire dalle società di petrolio e gas che ancora usano i combustibili fossili (dall’11% al 22% nel giro di due anni).

Investire in petrolio e gas: aumentare la stewardship e il disinvestimento

Fonte: Robeco, Global Climate Survey 2022. 

Un altro risultato chiave della Climate Survey 2022 è la forte volontà di produrre un impatto sul mondo reale, come dimostra innanzitutto il ricorso a investimenti tematici sul fronte della sostenibilità (ad esempio in ambito di energia rinnovabile o di tecnologia green). Quasi tre quarti degli investitori (70%) ricorrono all’investimento tematico, anche in questo in caso con l’Europa e l’Asia-Pacific davanti al Nord America.

Rilevante è anche la crescita dell’azionariato attivo (engagement e voto compresi), che il 73% degli intervistati cita come fattore centrale o significativo per le politiche di investimento (rispetto al 54% di un anno fa). Se è vero che questo trend è forte soprattutto in Europa (si è passati dall’81% al 90% nel giro di due anni), è comunque presente anche in Nord America (dal 60% al 68%) e in Asia-Pacific (dall’80% al 82%). 

Tra i temi di engagement ambientale percepiti come più urgenti per i prossimi due/tre anni figurano la neutralità delle emissioni di CO2, la riduzione dei rifiuti a livello globale, l’arresto della deforestazione e la protezione della biodiversità.

La consapevolezza degli investitori sulla biodiversità cresce rapidamente e la percentuale che la ritiene un fattore importante per le politiche di investimento è più che raddoppiata (dal 19% di due anni fa al 41% di oggi). 

La crescente importanza della biodiversità per gli investitori

Fonte: Robeco, Global Climate Survey 2022. 

Il punto critico di questo percorso è, come l’anno scorso, la mancanza di dati di ricerca, di rating e di informazioni aziendali sulla biodiversità, visto che il 50% degli intervistati considera questo fatto come il maggiore ostacolo all’attuazione della decarbonizzazione. Inoltre, il 43% ritiene che la carenza di strategie e di prodotti di investimento adeguati sia d’ostacolo a chi vuole prendere sul serio la biodiversità, mentre il 46% lamenta una domanda insufficiente da parte degli investitori finali.

Se il cambiamento climatico e, in misura leggermente minore, la biodiversità stanno diventando significativi e centrali nelle politiche di investimento degli investitori, lo stesso di può dire per la proprietà attiva e l’engagement. Questi, sono passati dall’essere al centro, o un fattore significativo nel 54% delle politiche d’investimento due anni fa, al 73% di oggi. 

Questa tendenza è più forte tra gli investitori europei, ma è presente anche in Nord America e Asia Pacifico. 

Gli investitori sono spinti ad aumentare la loro attenzione sulla proprietà attiva e sull’engagement da una serie di fattori motivanti. Complessivamente, due terzi (66%) danno come motivazione il fatto che gli standard di governance siano conformi alle buone pratiche, mentre sei su dieci dicono che fa parte del loro dovere fiduciario come investitori con una prospettiva a lungo termine, e quasi altrettanti (57%) lo vedono come parte della massimizzazione del valore per gli azionisti nelle società partecipate

Per gli investitori asiatici, gli standard di governance (75%) e la massimizzazione del valore per gli azionisti (64%) sono fattori motivanti fondamentali. Gli investitori nordamericani sono più propensi a considerare la proprietà attiva e l’engagement come parte del loro dovere fiduciario (67%), mentre per gli investitori europei, influenzare positivamente le politiche ESG delle società partecipate (60%) è più importante che in altre regioni.

Motivazioni degli investitori per la proprietà attiva e l’engagement

Fonte: Robeco, Global Climate Survey 2022. 
Lucian Peppelenbos, Climate Strategist di Robeco

“La Climate Survey spiega come gli investitori istituzionali percepiscono alcune delle questioni chiave legate a cambiamenti climatici, biodiversità e stewardship. Anche se vi è incertezza su questi temi, sappiamo di dover agire in fretta. Non possiamo permetterci di aspettare dati inconfutabili o soluzioni infallibili. Dobbiamo rimboccarci le maniche e fare del nostro meglio, perché siamo noi investitori a poter allocare le risorse necessarie e a fare la differenza. In qualità di leader mondiali dell’investimento sostenibile, riteniamo sia nostro dovere condividere le conoscenze che abbiamo acquisito, nella speranza che questa ricerca contribuisca a stimolare il settore degli investimenti e a contrastare in modo costruttivo il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità”, ha spiegato Lucian Peppelenbos, Climate Strategist di Robeco.