Industria ESG

I casi di Britishvolt e Beyond Meat mettono alla prova l’industria sostenibile

L’industria sostenibile sta affrontando alcune difficoltà, su più fronti. È dei giorni scorsi, infatti, la notizia del fallimento di Britishvolt, una startup britannica produttrice di batterie agli ioni di litio per l’industria automobilistica, per mancanza di fondi. Sempre negli ultimi giorni, si è osservato il crollo del prezzo delle azioni di Beyond Meat, leader del settore della carne a base vegetale, che hanno registrato un calo del 76% rispetto all’anno prima e del 93% rispetto al picco raggiunto nell’estate del 2019. Al 20 gennaio 2023 le azioni avevano un valore di 15,12 dollari circa, contro un picco di 234,9 il 26 luglio 2019.

Britishvolt è stata messa in amministrazione controllata dopo che gli ultimi tentativi di ottenere un finanziamento d’emergenza da parte degli investitori sono falliti, stroncando il sogno del Regno Unito di affermarsi come punto di riferimento nella produzione di batterie e, quindi, nel settore della mobilità sostenibile. EY è stata nominata amministratore per valutare le opzioni di vendita dell’azienda e dei suoi beni.

Eppure, i presupposti per il successo di Britishvolt c’erano. Fondata nel 2019, l’azienda era stata presentata come un potenziale campione britannico nella produzione di batterie, assicurandosi investimenti da parte delle società del FTSE 100 Glencore e Ashtead e ottenendo un impegno di finanziamento di 100 milioni di sterline da parte del governo.

Il gruppo, che ha costituito una parte importante dei piani dell’ex primo ministro Boris Johnson per una rivoluzione industriale verde, aveva pianificato la costruzione di un impianto di batterie da 3,8 miliardi di sterline a Blyth, nel nord-est dell’Inghilterra. Aveva anche sviluppato una tecnologia interna per le batterie, che era allo stadio di prototipo.

Oltre agli effetti sul percorso di affermazione dei UK nel settore della mobilità sostenibile, lo stop alla continuità aziendale della società ha avuto risvolti sociali negativi sul personale. La maggior parte dei 232 dipendenti di Britishvolt è stata licenziata con effetto immediato, poiché l’azienda non disponeva più di fondi per continuare a operare.

In risposta al crollo, la commissione parlamentare per le imprese, l’energia e la strategia industriale della Camera dei Comuni ha avviato un’indagine sulla futura redditività della produzione di batterie nel Regno Unito.

Diversa ma altrettanto eclatante la sorte di Beyond Meat. L’azienda statunitense nata nel 2009, negli anni si è affermata, insieme a Impossible Foods, come leader nella produzione di carne a base vegetale. Questa industria nell’ultimo decennio ha raccolto sempre più consenso, raggiungendo l’apice sul mercato nel 2019. Tuttavia, da tre anni a questa parte è iniziata la progressiva crisi di questo settore relativamente giovane.

Dopo i primi entusiasmi, è iniziato un certo scetticismo verso la possibilità di affermazione della carne vegetale. Nonostante molti ritengano che sia destinata a conquistare maggiori quote di mercato dato che le persone si renderanno sempre più conto dei benefici ambientali e salutari legati alla riduzione del consumo di carne, alcuni critici mettono in dubbio la sua fattibilità e la etichettano come una moda. Di fatto le aziende di settore non stanno andando bene.

Ciò è dovuto in parte, secondo quanto riportato da Bloomberg, alla diffusione della consapevolezza tra i consumatori che la carne vegetale contiene molti additivi necessari per la sua realizzazione. Certo, non tutti i prodotti a base di carne vegetale sono fatti con gli stessi ingredienti e alcuni possono utilizzare più o meno sostanze aggiuntive a seconda del gusto e della consistenza desiderati. Tuttavia, è evidente che si tratta di un’industria ancora in espansione e in attesa di continue scoperte scientifiche che apportino miglioramenti ai prodotti.

Tornando a Beyond Meat, nel primo trimestre dell’anno scorso l’azienda ha registrato una perdita netta di 100,5 milioni di dollari, conseguenza di un calo del 91,8% del fatturato totale. Ciò nonostante, anche se le vendite diminuiscono, i dirigenti sono ancora ottimisti e confidano in un recupero.

Ma le cifre parlano chiaro. Secondo Bloomberg, nell’ultimo anno l’azienda ha tagliato oltre il 20% della sua forza lavoro, ha perso più della metà del suo C-suite e ha interrotto nuovi progetti come gli hot dog vegani e la più recente proteina alternativa, la carne coltivata con le cellule.

Sebbene non sia semplice fare previsioni su mercati nuovi come quello delle batterie al litio o della carne vegetale, contraccolpi di questo tipo non lasciano presagire sviluppi positivi per settori importanti per l’affermazione di sistemi produttivi più sostenibili.