Più attenzione per il clima, crescente interesse per le aziende che accelerano la transizione, focus degli investitori istituzionali sui fondi a impatto e integrazione della sicurezza e della transizione energetica nei portafogli di investimento. Sono queste le tendenze dei nuovi prodotti ESG che si stanno affermando, dopo un periodo ricco di sfide che sfiancato il mercato dei fondi sostenibili nel corso del 2022. Un periodo, questo, in cui la politica avversa, la performance e il design dei prodotti ha avuto un forte impatto sul settore ESG. Diversi fondi sostenibili, infatti, lo scorso anno hanno registrato una sottoperformance di circa 3-4 punti percentuali rispetto ai mercati azionari nel loro complesso. È questa l’analisi di Huw Van, vicepresidente di Oliver Wyman ed ex capo globale della ricerca finanziaria di Morgan Stanley, pubblicata sul Financial Times.
Un insieme di fattori che ha contribuito a innescare una prima serie di riscatti sui fondi ESG, che negli ultimi anni avevano visto una crescita inarrestabile. I fondi ESG globali che investono in azioni hanno registrato riscatti per 15,4 miliardi nel secondo trimestre 2023 e negli Stati Uniti il periodo da marzo a giugno 23 è stato il terzo trimestre di seguito di deflusso di fondi dai prodotti azionari sostenibili. Di fatto quindi, secondo quanto riportato da Reuters, tra performance deludente e deflussi, le masse globali di fondi ESG hanno lasciato alle spalle il loro picco massimo raggiunto nei primi mesi 2023. Le case di investimento hanno quindi reagito con nuove proposte e prodotti di nuova concezione per venire incontro alle esigenze degli investitori.
La prima tendenza è l’affermarsi di prodotti che puntano su società che migliorano i processi di decarbonizzazione. Gli investitori, infatti, sono sempre più incuriositi da quelli che Van definisce “carbon improvers”, ovvero quelle aziende che riducono gradualmente la loro impronta di carbonio e generano rendimenti. A tal proposito, Van sottolinea che la prossima frontiera di indici climatici si fonda su misure lungimiranti di decarbonizzazione, come l’indice MSCI Climate Action Index, lanciato a fine 2022, che è alla base di diverse strategie passive. Ne sono un esempio i due ETF incentrati sul clima lanciati nel secondo trimestre dai fornitori di fondi passivi BlackRock e DWS – l’iShares Climate Conscious & Transition MSCI USA ETF USCL e l’Xtrackers MSCI USA Climate Action Equity ETF USCA- che sono stati i prodotti che hanno registrato la raccolta maggiore nel secondo trimestre (rispettivamente 2,16 miliardi e 2 miliardi di dollari). Ciò ha consentito ai due ETF di conquistare i primi posti della classifica di Morningstar sui flussi del secondo trimestre sostituendo i due prodotti più generici che hanno subito invece i maggiori riscatti nel trimestre, l’iShares ESG MSCI USA Leaders ETF e l’Xtrackers MSCI USA ESG Leaders Equity ETF (che hanno perso rispettivamente -2,25 e -2,11 miliardi di dollari).
Un’altra tendenza osservata da Van è il crescente interesse a trarre rendimenti dagli investimenti in aziende che accelerano il processo di transizione. Lo si riscontra nelle mosse di società come Brookfield, che punta a raccogliere 20 miliardi per il suo secondo fondo di transizione (rispetto ai 15 miliardi del primo) e BlackRock, che ha recentemente lanciato il fondo passivo ETF Transition-Enabling Metals. Ciononostante, sottolinea Van, vi sono ancora lacune nel finanziamento azionario delle soluzioni ad alta intensità di capitale con impatto di carbonio difficile da ridurre. Inoltre, secondo l’esperto alcune nuove tecnologie potrebbero avere bisogno di tempi più lunghi di realizzazione rispetto ai 10 anni fissati da gran parte dei fondi.
Al centro dell’analisi del vicepresidente di Oliver Wyman sono anche gli investitori istituzionali, che si stanno mostrando sempre più interessati ai fondi a impatto, ovvero quei fondi che non misurano solo i rendimenti ma anche i risultati del mondo reale.
Infine, secondo Van la sicurezza e la transizione energetica sono sempre più considerate all’interno dei portafogli di investimento. E per farlo gli investitori si affidano sempre di più alle società di rating ESG, come MSCI, che nel secondo trimestre del 2023 ha registrato una crescita del 40% degli utenti dell’abbonamento alla sua piattaforma sui dati climatici.