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Indagine Deloitte

Per 8 PMI italiane su 10 la sostenibilità è una priorità assoluta

Non restano indietro nel percorso di transizione verso modelli economici e di business più sostenibili le piccole e medie imprese italiane, anche per stare al passo con la normativa europea sulla rendicontazione ESG, la CSRD. Secondo la nuova indagine dell’Osservatorio di Deloitte Private, infatti, l’80% dei 300 leader delle PMI intervistate tra marzo e aprile 2023 ritiene che la sostenibilità sia una priorità assoluta, mostrando un significativo grado di ottimismo nonostante inflazione, crisi energetica, mercati finanziari e contesto geopolitico siano ancora percepiti come rischi.

La sostenibilità al centro della strategia delle imprese

Non è solo l’imminente entrata in vigore della CSRD, però, a spingere le PMI del nostro Paese ad adottare nel proprio ecosistema di business i criteri ESG, ma anche la volontà di valorizzare l’unicità del Made in Italy.

Dal sondaggio di Deloitte emerge chiaramente anche che le PMI italiane sono consapevoli dell’importanza di soddisfare le aspettative dei consumatori, sempre più ambiziose, sulle pratiche di business etiche e trasparenti. Non a caso, assumere un “ruolo attivo” per l’81% delle imprese significa agire in modo responsabile su questo tema. Ad esempio, pensando agli ambiti a cui dare priorità per rafforzare e preservare il proprio capitale di fiducia e reputazione, le aziende indicano come elementi chiave la soddisfazione dei dipendenti (44%), la solidità finanziaria (39%) e l’attenzione all’ambiente (27%).

Le imprese intervistate si trovano a dover attuare strategie volte a monitorare una molteplicità di rischi di diversa natura. Per affrontare l’impatto di tali fenomeni esterni e continuare a crescere le imprese dichiarano che nel breve termine sarà importante concentrarsi su determinate azioni, come incrementare le iniziative di sostenibilità ed espandere l’ecosistema di business.

“In uno scenario come quello attuale”, ha commentato Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, “per le aziende italiane è essenziale adottare un approccio che generi solidità finanziaria ed organizzativa e sia in grado di soddisfare le aspettative degli stakeholder anche in condizioni difficili. In un mercato sempre più globale e interdipendente, ricorrere a modelli di business più sostenibili e aprire a logiche di collaborazione può rappresentare il percorso da compiere per far fronte alla molteplicità delle sfide in atto. Per le PMI risulta fondamentale presidiare gli standard ESG e collaborare all’interno di ecosistemi virtuosi”.

Il valore della sostenibilità per le PMI italiane

Numerose sono le azioni che le imprese italiane possono intraprendere per essere più sostenibili, agendo su svariati fronti e dando importanza a tutti e tre gli ambiti in cui si declina la sostenibilità (ambientale, sociale e di governance). Dall’indagine di Deloitte, sebbene due terzi delle aziende intervistate attribuiscano grande importanza a tutte e tre le dimensioni, danno maggiore priorità alla componente S (38%) ed a quella E (33%), rispetto alla componente G (22%). Tale rilevanza è resa evidente anche dalle specifiche azioni che le imprese hanno implementato ad oggi o dichiarano di voler attuare nel breve periodo.

In particolare, sul profilo ambientale il 41% circa almeno un’azione in questo senso, con particolare riferimento all’implementazione dell’economia circolare (52%) e della finanza sostenibile (42%). Sul fronte sociale, il 44% riporta almeno un’azione, tramite iniziative ad impatto sociale e di supporto alle comunità locali (44%) e i programmi di opportunità e sviluppo della forza lavoro (42%). Per quanto riguarda il profilo di governance, sebbene l’attenzione delle imprese non sia ancora del tutto matura su questi temi, il 36% ha implementato o ha intenzione di attuare iniziative sulla condotta etica e la trasparenza del reporting. Per le aziende, l’aspetto della governance risulta quindi altrettanto cruciale per mostrarsi proattive rispetto ai fenomeni disruptive e ripensare il proprio modello di business, affrontando con ulteriore consapevolezza e strumenti adeguati il tema della sostenibilità.

L’implementazione a breve termine delle azioni sostenibili sotto il profilo Ambientale, Sociale e di Governance

Inoltre, presidiare tutte e tre le componenti della sostenibilità non rappresenta una scelta fine a se stessa, ma piuttosto una importante occasione per la crescita nel tempo. Infatti, il 79% delle aziende intervistate da Deloitte si dichiara convinta che essere virtuosi sotto il profilo della sostenibilità consenta di preservare maggiormente il proprio valore nel tempo, grazie ad una più elevata resistenza e capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali, sociali ed economici.

Diversi fattori contribuiscono a questo risultato, a prescindere dallo specifico settore di appartenenza. In primo luogo, la migliore reputazione delle aziende sostenibili, agli occhi di tutti gli stakeholder consente di incrementare sensibilmente i tassi di fedeltà dei clienti, la motivazione dei dipendenti e la fiducia degli investitori. Vi è poi un tema di riduzione dei costi, connesso all’adozione di pratiche più efficienti e di riduzione degli sprechi, che in ultima analisi si traducono in una migliore competitività e marginalità complessiva. Discorso analogo vale per l’ambito della gestione dei rischi, che nel caso delle aziende sostenibili consente di sfruttare un miglior posizionamento riguardo alle questioni ambientali, sociali e di governance, grazie alla maggiore consapevolezza e preparazione sulle tematiche sottostanti.

Per quanto riguarda i mercati finanziari, la sensibilità dei finanziatori per gli investimenti responsabili appare sempre più evidente, alla luce della volontà di non investire in aziende ritenute socialmente irresponsabili. Queste ultime, infatti, sono percepite come più rischiose sotto un profilo ESG. In questo contesto, emerge il ruolo cruciale delle agenzie di rating ESG, che hanno la funzione di valutare le società dando loro un rating di dettaglio rispetto a tutte e tre le componenti. Questo contesto mette chiaramente in luce l’importanza della fiducia e della reputazione aziendale, rispetto alle quali le aziende intervistate rivelano la convinzione che investire sulle relazioni all’interno dell’ecosistema possa contribuire a un miglioramento in termini di accesso al credito e di solidità patrimoniale (24%).

Tuttavia, Deloitte riscontra che, sebbene la propensione delle imprese verso un percorso di sostenibilità sia elevata, emergono ancora alcune criticità nella capacità di rendere partecipi gli stakeholder (banche, investitori, clienti, fornitori). Infatti, la quota di imprese che oggi si dichiara pronta a coinvolgerli per lanciare una strategia ESG nei prossimi due anni rimane ancora limitata a un’impresa su cinque, estendendo ulteriormente l’orizzonte temporale, oltre i prossimi 24 mesi, chi prevede di farlo è il 15% del campione. Tale evidenza mostra come sia ancora limitata la consapevolezza, presso gli imprenditori, degli impatti della CSRD sulla misurazione dell’efficacia delle strategie di sostenibilità, che deve andarsi ad affiancare ad una narrazione articolata delle stesse in una prospettiva di breve termine, vista l’entrata in vigore della direttiva nel 2026.

Alla luce di un contesto così complesso, è fondamentale che tutti gli stakeholder collaborino creando sinergie e mettendo insieme le risorse per lavorare in un’ottica di partnership. Ad esempio, il 72% delle imprese concorda sul fatto che “fare squadra” all’interno di un ecosistema renda più semplice ed efficiente attuare strategie di sostenibilità anche per la propria organizzazione. Collaborare con altre imprese e istituzioni consente infatti di affrontare in modo più efficace ed efficiente le sfide attuali e prospettiche, progettando soluzioni innovative grazie al rafforzamento delle rispettive competenze ed expertise e riducendo i costi di esecuzione della strategia condivisa.

L’ecosistema come chiave per la resilienza delle imprese

Le potenzialità sottostanti al “saper fare italiano” quale valore distintivo per la competitività e la resilienza nel contesto internazionale evidenziano l’importanza di adottare logiche di ecosistema, valorizzando un tessuto imprenditoriale prevalentemente costituito da imprese di micro, piccole e medie dimensioni. Deloitte sottolinea come l’adozione di tali collaborazioni, anche in ottica sostenibile, consente di innescare un “circolo virtuoso” in base al quale soprattutto le imprese di dimensioni ridotte possono fare squadra anche con player più strutturati, traendo benefici in termini di resilienza e di capacità di investimento.

Dall’indagine emerge che tale atteggiamento positivo nei confronti della collaborazione con altri soggetti si manifesta con una particolare attenzione rispetto al tema della sostenibilità, per cui quattro aziende su cinque dichiarano che il coinvolgimento e il dialogo con tutti gli stakeholder sia privati che pubblici risulta necessario per favorire il processo di transizione energetica del Paese.

Tuttavia, sottolinea Deloitte, le imprese dovrebbero adottare un approccio meno opportunista ed episodico, ma più sistematico e strutturale, che le porti a vedere le relazioni con gli altri stakeholder in ottica più strategica. Infatti, a prescindere dal rapporto con i propri clienti e fornitori diretti, il campione intervistato dichiara di avviare una collaborazione con soggetti esterni soprattutto quando si presentano delle specifiche necessità. Ad esempio, oggi solo un terzo del panel delle aziende collabora abitualmente con le istituzioni finanziarie e con le aziende leader del settore in cui operano.

Secondo Deloitte, il PNRR giocherà un ruolo cruciale per incoraggiare la collaborazione tra attori pubblici e privati del sistema Paese, promuovendo nuove logiche di ecosistema. E le imprese son ben consapevoli di tale potenzialità, come dimostra il fatto che il PNRR è ritenuto cruciale dal 79% delle imprese, in quanto è determinante nel supportare le relazioni con i vari soggetti e stakeholder.

La certificazione di filiera come garanzia di qualità

“Adottare una logica di ecosistema garantisce diversi vantaggi”, scrive Deloitte. Tra questi, vi è la possibilità di contribuire al potenziamento della propria filiera di appartenenza, intesa come “raggruppamento di imprese che favorisce l’integrazione e lo sviluppo delle stesse in una logica di rete”. Tali reti, secondo Deloitte, devono farsi garanti non solo di una catena del valore di qualità in termini di profittabilità, ma anche della sua sostenibilità, attraverso il rilascio di certificazioni ad hoc. L’appartenenza a un raggruppamento di imprese virtuose, attraverso la garanzia di determinati standard qualitativi non solo per il processo produttivo ma su tutti gli ambiti ESG (filiera certificata), è ritenuta cruciale anche dal 74% delle aziende intervistate. Per più della metà si traduce principalmente nell’obiettivo di migliorare le proprie capacità imprenditoriali e acquisire nuove idee tramite contaminazione (55%). In secondo luogo, circa un’azienda su tre interpreta l’appartenenza a un ecosistema virtuoso in funzione di potenziare il proprio grado di competitività e aumentare le quote di mercato (29%). Infine, non va trascurato il tema del rafforzamento patrimoniale, necessario ad aumentare l’attrattività nei confronti di investitori e istituti finanziari, come conferma una quota seppur minoritaria delle aziende intervistate, ma comunque significativa in termini di esigenze (15%). In altre parole, far parte di un ecosistema basato su standard di qualità elevati genera un valore per le imprese in termini di reputazione e responsabilità, che va oltre la redditività, aspetto su cui ne sono già consapevoli più di otto imprese su dieci.

I benefici dell’appartenenza a un ecosistema virtuoso (filiera certificata)

Ad oggi, comunque, più della metà delle imprese del campione (55%) dichiara di appartenere già ad una filiera normata da specifici protocolli e certificazioni di qualità.