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Transizione energetica

Intesa Sanpaolo: 76 mld per incentivare comunità energetiche e rinnovabili

Una nuova linea di finanziamento a favore delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) da parte di Intesa Sanpaolo. L’istituto mette a disposizione una liquidità complessiva di 76 miliardi di euro per le aziende che decidono di investire nelle energie rinnovabili e, al contempo, di scegliere una strategia che permette di migliorare il proprio profilo economico-industriale e sostenibile. Un passo importante per sostenere le aziende che puntano su uno strumento che può rappresentare una chiave di volta per l’indipendenza energetica del Paese e per il raggiungimento dei target climatici che l’Europa chiama a raggiungere entro il 2050. Questo è Motore Italia Transizione Energetica, il programma presentato a Milano da Intesa Sanpaolo che mira a favorire i processi di autonomia energetica delle imprese italiane aumentandone la competitività e generando benefici per la collettività, lanciando anche una specifica progettualità legata alle CER. Tre i partner della banca per spingere la transizione energetica italiana: GSE, ANCI e Sace.

L’Italia ha, infatti, delle scadenze importanti, ha ricordato Anna Roscio, responsabile Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo, durante la presentazione delle misure messe in campo dal nuovo programma. In particolare – oltre alla riduzione di almeno il 55% delle emissioni di gas serra – i nuovi obiettivi sempre al 2030 hanno innalzato al 65% la quota di energie rinnovabili rispetto alla domanda elettrica complessiva. Dal momento che la quota italiana di energia da fonti rinnovabili su domanda elettrica è attualmente pari al 36%, il nuovo target comporta per l’Italia una quota incrementale di sviluppo di energia rinnovabile elettrica pari a 75 GW e quindi oltre 80 miliardi di euro di nuovi investimenti.

Per Intesa, il settore privato può essere il volano di questa transizione e trasformazione. Difatti, secondo uno studio condotto da Cerved che ha stimato la disponibilità di spazi sulle strutture private – e in particolare sui tetti delle industrie presenti nel nostro Paese – sono oltre 100.000 i tetti industriali disponibili e pronti per accogliere impianti fotovoltaici, che si sommano agli ulteriori 1,2 milioni di ettari di superficie agricola non utilizzata.

Considerando tali dati, una progettualità virtuosa di autoproduzione di energia elettrica da fonti green è quella che fa riferimento alle Comunità Energetiche Rinnovabili, ovvero gruppi di famiglie, imprese, enti del terzo settore, che scelgono di unirsi per autoprodurre e consumare energia elettrica da fonti rinnovabili, rendendo l’energia “condivisibile a KM-zero”. L’impresa che decide di investire in una produzione green di energia posizionando pannelli fotovoltaici sui tetti dei propri capannoni – oppure l’azienda agricola che investe in parchi agrisolari – diventa ‘produttrice’ di energia, con una serie di vantaggi diretti e indiretti a partire dal risparmio da autoconsumo per l’energia prodotta e consumata, ai ricavi da energia immessa in rete per la parte eccedente l’autoconsumo, fino ai ricavi dagli incentivi per la parte di energia condivisa che vengono riconosciuti e ripartiti tra tutti i membri della CER.

Il piano Motore Italia Transizione Energetica di Intesa Sanpaolo

Motore Italia Transizione Energetica dedica quindi nuove risorse e strumenti alla transizione energetica. In una fase in cui è necessario diversificare le fonti di approvvigionamento e aumentare l’autonomia energetica in Italia per far fronte alle sfide geopolitiche internazionali e garanitire il raggiungimento degli obiettivi climatici europei, Intesa Sanpaolo con questa nuova iniziativa sostiene il tessuto produttivo con una liquidità complessiva di 76 miliardi di euro per investimenti, “con ampie ricadute sull’economia reale, sulla società e sul territorio” come evidenziato da Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo.

Per le aziende che decidono di investire nelle energie rinnovabili, contribuendo quindi all’indipendenza energetica del Paese e al contempo attuando una strategia volta al miglioramento del proprio profilo economico-industriale e sostenibile, viene lanciata una nuova linea di finanziamento, denominata S-Loan CER, a cui è possibile abbinare la garanzia green di Sace. Il meccanismo di funzionamento prevede un incentivo in termini di agevolazione sul tasso di interesse a fronte dell’investimento in energia rinnovabile, a cui viene riconosciuta una ulteriore premialità nel caso in cui l’impresa destini parte dell’energia prodotta e non autoconsumata alla Comunità Energetica Rinnovabile. Tale soluzione si affianca a quelle già previste dal gruppo per le PMI e le Mid–Cap che intendono investire per ridurre il proprio impatto ambientale attraverso progetti per una trasformazione sostenibile riconducibili alla linea di finanziamenti S-Loan.

Un ruolo importante nella realizzazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, ha poi evidenziato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente ANCI, è svolto dai Comuni italiani, che si pongono come soggetti istituzionali per l’informazione e la diffusione delle CER. Proprio per questo Intesa ha sottoscritto un protocollo di collaborazione con l’ANCI per promuovere sui territori la diffusione di modelli di produzione e condivisione dell’energia rinnovabile.

La banca ha inoltre sottoscritto di recente un accordo di collaborazione con GSE, Gestore dei Servizi Energetici, per favorire l’integrazione delle tematiche ESG e dello sviluppo sostenibile nell’ambito finanziario e nel tessuto imprenditoriale nazionale. Al fine di promuovere la realizzazione delle CER, è stato infine messo a punto da Intesa Sanpaolo un network di assistenza tecnica grazie a specifici accordi di collaborazione con partner tecnici specializzati in virtù della loro capacità realizzativa.

Le agevolazioni governative previste per le CER rientrano in un quadro normativo tuttora in attesa di via libera da parte della Commissione Europea che prevede un incentivo in tariffa valido per 20 anni sull’energia condivisa rivolto a tutto il territorio nazionale e un contributo a fondo perduto fino al 40% dell’investimento a favore delle CER ubicate nei comuni sotto i 5.000 abitanti, finanziato con 2,2 miliardi di fondi provenienti dal PNRR.

A che punto è la transizione energetica in Italia

Durante la presentazione del nuovo programma, Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo, ha ricordato quelli che sono attualmente i numeri sulla transizione energetica che è un “tema cruciale per quanto riguarda la sicurezza nazionale, la possibilità di garantire lo sviluppo del sistema produttivo italiano e ridurre i costi energetici”.

Nonostante la riduzione (-50%) della dipendenza dal gas russo che l’Italia è riuscita ad ottenere nell’ultimo anno, il gas resta per il nostro Paese una fonte primaria nella produzione di elettricità, ammontando a circa il 48%. Questa è una situazione unica nel confronto europeo, ha sottolineato De Felice, citando le percentuali della Germania e della Francia, pari a poco più del 10% per la prima e del 6% per la seconda (la quale però conta molto sul nucleare per la propria produzione energetica). È invece pari al 42,4% la produzione di energia elettrica che deriva invece da fonti rinnovabili.

Quella delle comunità energetiche rinnovabili può quindi essere una chiave di volta anche per ridurre l’elevato indice di dipendenza energetica italiana, ossia la quota di fabbisogno energetico soddisfatta da importazioni, che, sebbene si sia ridotta del 10% negli ultimi dieci anni, resta superiore al 70%.

Da questo punto di vista, secondo i dati presentati dal Chief Economist di Intesa, le imprese ora sembrano pronte. Soprattutto infatti per far fronte al rincaro dei prezzi dell’energia dell’ultimo anno, le aziende stanno puntando sull’efficientamento dei processi produttivi e sull’ autoproduzione di energia, mostrando sempre più interesse per le CER.

Per raggiungere i target green europei del 2030,  la quota UE di consumi finali di energia da FER (Fonte Energetiche Rinnovabili) è stata alzata al 45% con l’approvazione della direttiva sulle energie rinnovabili da parte del Parlamento Europeo a settembre 2022. I paesi membri sono ora al lavoro per modificare l’agenda che include i propri obiettivi e per quanto riguarda l’Italia, la quota di consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili è ferma al 19%, rispetto alla media UE , influenzata dai paesi del Nord Europa, pari al 22%.

È necessario quindi ora, ha concluso De Felice, puntare su solare e fotovoltaico (meno su idroelettrico considerando la siccità che stiamo e dovremo affrontare) potendo contare, per potenziare l’utilizzo di FER, su una filiera di componentisti ben inserita nella filiera europea. Al 2020 infatti circa il 25% della produzione europea di moltiplicatori di velocità era italiana, e oltre il 30% di quella delle parti elettriche per macchine è stata realizzata in Italia.

La strada da percorrere quindi la conosciamo: “sappiamo cosa fare sul piano della transizione energetica e il percorso è chiaro” ha evidenziato Barrese. I fondi europei per adoperarsi non mancano, sarà quindi ora importante indirizzarli nella direzione giusta e creare un’alleanza di sistema pubblico-privato efficiente.