Climate Action

InfluenceMap: sono 27 le aziende leader per impegno climatico. C’è anche Enel

Quali sono le aziende globali che guidano l’impegno strategico in materia di politica climatica? Il Think tank InfluenceMap le ha rintracciate tutte e ha stilato una classifica delle società leader in termini di transizione climatica nel report Corporate Climate Policy Engagement Leaders. Tra le incluse anche l’italiana Enel

InfluenceMap pubblica periodicamente un approfondimento per identificare le aziende che hanno raggiunto le migliori pratiche nella difesa delle politiche climatiche. L’elenco dei leader globali nelle politiche aziendali climatiche aggiornato al 2023 identifica un totale di 27 aziende (5% su un totale di 500 società contenute nel database) che soddisfano tutti i criteri di leadership del think tank (punteggio sull’organizzazione, l’intensità di engagement e l’influenza indiretta). I settori più rappresentati sono servizi di pubblica utilità, informatica, industria e vendita al dettaglio, e le regioni analizzate sono l’Europa, gli Stati Uniti e l’Asia Pacifico. 

I criteri per entrare nella classifica di InfluenceMap

Per essere incluse tra i leader globali da InfluenceMap, le aziende devono impegnarsi positivamente con una politica climatica attiva, ottenendo così un punteggio per l’organizzazione pari o superiore al 75%. Il raggiungimento di tale soglia indica il pieno allineamento agli obiettivi dell’accordo di Parigi, i punteggi compresi tra il 50% e il 75% indicano un mix di coinvolgimento positivo e negativo, mentre i punteggi inferiori al 50% denotano un impegno generalmente negativo.

In secondo luogo, occorre raggiungano un livello di engagement elevato. Tale indicatore misura quanto strategicamente o attivamente un’azienda sta sostenendo la politica climatica. In Europa, dove una maggiore presenza della politica climatica consente livelli di engagement più alti da parte delle aziende, il target fissato da InfluenceMap è un punteggio per l’engagement pari o superiore al 35%. In Nord America e Asia, invece, le società devono raggiungere un’intensità di engagement rispettivamente pari ad almeno il 30% e il 15%.

Infine, le compagnie incluse nell’universo di InfluenceMap devono avere un’influenza indiretta positiva. Un punteggio negativo, infatti, indica un legame con più di tre associazioni di settore che non rispettano determinati obiettivi climatici o una mancanza di comunicazione trasparente sul disallineamento di queste associazioni rispetto a tali obiettivi. 

I leader globali per l’impegno climatico

Le 27 aziende considerate dei leader da InfluenceMap, oltre ad appartenere a diversi settori, provengono anche da differenti aree geografiche, ma la maggior parte di loro ha la sede centrale in Europa. Tra queste compare anche l’italiana Enel, che occupa il 7° posto in classifica. 

Fonte: InfluenceMap, settembre 2023.

Le differenze regionali 

È proprio il contesto di provenienza diverso a influenzare la capacità delle aziende di trainare la transizione, dato che alcuni paesi offrono maggiori opportunità. Anche l’attività politica aziendale assume forme diverse da una regione all’altra, con regolamenti distinti relativi alle lobby aziendali. 

L’Europa

L’Unione Europea è un esempio di contesto politico e legislativo favorevole alle politiche climatiche, tanto che 16 dei 27 leader mondiali di InfluenceMap provengono da quest’area. Ne sono un esempio i recenti sviluppi normativi come il Fit for 55 o l’EU ETS. Eppure, anche in questa regione esiste ancora una forte attività di lobbying ad opera dei settori del gas fossile, dell’automotive, del chimico e dell’acciaio. 

Il sostegno delle aziende europee alla politica climatica è anche migliorato nel tempo ed è sempre più allineato all’Accordo di Parigi, tanto che dal 2021 al 2023 il numero dei leader europei è passato da 12 a 16. Le società che hanno mantenuto il primato sono Nestlé, Unilever, Ørsted, EDP, Verbund, Enel, Iberdrola, Acciona, H&M, IKEA ed EDF. I nuovi arrivati, invece, sono SSE, ABB, Danone, DSMFirmenich e Saint-Gobain.

Le aziende del settore dei beni di consumo, come Nestlé e Unilever, si sono entrambe impegnate positivamente nelle politiche per far avanzare la transizione energetica, nonché nell’azione per migliorare il settore agricolo. 

Le società del settore industriale come Acciona, invece, hanno focalizzato il proprio impegno sulle politiche relative alle energie rinnovabili, mentre quelle del settore delle utilities, tra cui Ørsted, EDP, Verbund, Enel, Iberdrola ed EDF, si sono impegnate positivamente nelle politiche sullo scambio di emissioni e sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Ad esempio, nel feedback inviato alla Commissione UE nell’aprile 2022, Enel ha sostenuto una maggiore ambizione nell’ambito del regolamento sul metano dell’UE per il settore energetico.

Il settore retailing ha sostenuto in particolare la transizione energetica. Ad esempio, IKEA ha firmato una lettera aperta nel febbraio 2023 sostenendo obiettivi vincolanti di acquisto di veicoli a zero emissioni per le flotte aziendali come parte dell’iniziativa Greening Corporate Fleets della Commissione europea.

I potenziali futuri leader in Europa

Partendo dai risultati dell’analisi, InfluenceMap identifica anche quali sono i potenziali futuri leader in Europa, individuando altre sette aziende che sembrano essere sulla strada verso la leadership nell’impegno in materia di politica climatica. Il motivo per cui queste società non sono ancora incluse nella classifica di InfluenceMap è soprattutto lo scarso livello di engagement, che è inferiore al 35%.

I potenziali futuri leader

Fonte: InfluenceMap, settembre 2023.

Nord America

Nell’elenco del leader globali del 2023 sono cinque le aziende degli Stati Uniti incluse. Dalla pubblicazione del rapporto A-list of Climate Policy di InfluenceMap nel 2021, gli Stati Uniti hanno compiuto modesti progressi sulla politica climatica. L’attuazione dell’Inflation Reduction Act (IRA) del 2021 ha catalizzato un afflusso senza precedenti di spesa nelle tecnologie energetiche pulite, i cui impatti sono già visibili. Il governo federale ha inoltre introdotto numerose normative volte a ridurre le emissioni nei settori dell’energia, dei trasporti e del petrolio e del gas che hanno attirato livelli significativi di sostegno da parte di aziende statunitensi e associazioni di settore.

Il Canada, invece, secondo Climate Action Tracker, non ha ancora raggiunto il livello di politica climatica necessario per una rapida decarbonizzazione.

Tuttavia, sebbene si trovino più avanti rispetto al governo di Ottawa, anche sulla capacità degli Stati Uniti di accelerare sulla transizione permangono dei dubbi, dal momento che il governo ha recentemente sostenuto nuovi progetti infrastrutturali per i combustibili fossili, in contrasto con le linee guida dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).  Tra questi, il progetto Willow di ConocoPhillips per trivellare petrolio in Alaska nel marzo 2023.

Le società statunitensi considerate da InfluenceMap sono Trane TechnologiesSalesforce, il colosso AppleEdison e Public Service Enterprise Group.

I potenziali futuri leader in Nord America

Secondo InfluenceMap vi sono altre otto aziende degne di attenzione perché sembrano essere sulla buona strada per quanto riguarda le migliori pratiche nell’impegno in materia di politica climatica.

I potenziali futuri leader

Fonte: InfluenceMap, settembre 2023.

La maggior parte delle aziende sopra identificate come “potenziali leader” in Nord America hanno un impegno complessivo sufficientemente positivo in materia di politica climatica, ma sono carenti in criteri come l’intensità dell’engagement o l’influenza indiretta. Ad esempio, Microsoft mostra un impegno attivo e positivo sulla politica climatica, ma mantiene l’adesione a più di tre associazioni di settore con risultati altamente negativi rispetto ai target climatici. 

Asia Pacifico

L’Asia Pacifico è la regione più popolosa e in più rapida crescita nel mondo e, quindi, la politica climatica dei paesi di quest’area avrà forti ripercussioni sulla capacità di tutti i governi del globo di raggiungere gli obiettivi climatici. Secondo la Banca Mondiale, la sola regione dell’Asia orientale e del Pacifico rappresenta un terzo delle emissioni globali di gas serra e il 60% del consumo mondiale di carbone. 

L’analisi di InfluenceMap al momento si concentra sulle aziende di Giappone, Corea del Sud e Australia. Dal report emerge che, a differenze di Europa e Stati Uniti, l’impegno delle imprese nella politica climatica in Asia (esclusa l’Australia) è meno visibile, in parte a causa delle leggi e delle pratiche sulla trasparenza. Anche l’impegno nelle politiche aziendali sembra essere meno monitorato da parte di media, investitori e società civile.  

In questo contesto sei aziende sono riuscite comunque a dimostrare la loro leadership sostenendo una politica climatica ambiziosa: RicohTakeda PharmaceuticalAeonSekisui HouseSoftbank e Sony. Tutte le imprese incluse hanno sede in Giappone. Nel 2023, il governo giapponese ha adottato una roadmap per la transizione “verde” che prevede investimenti da 1 trilione di dollari (150 trilioni di yen) nei prossimi dieci anni per decarbonizzare diversi settori industriali a livello nazionale e per sostenere la transizione energetica in Asia. 

Potenziali futuri leader in Asia

Anche nella regione dell’Asia-Pacifico, InfluenceMap identifica altre tre aziende che appaiono sulla giusta traiettoria per la leadership. Tutte e quattro le società hanno un punteggio organizzativo superiore al 65% e hanno dimostrato un sostegno positivo verso specifiche politiche climatiche.

I potenziali futuri leader

Fonte: InfluenceMap, settembre 2023.