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Analisi di KPMG

Ecco chi prende le decisioni ESG nelle aziende sostenibili

La metà delle aziende è convinta che la sostenibilità sia parte integrante del proprio core business e si reputa un’organizzazione orientata a tale scopo. Tuttavia, anche se in molte imprese i temi ESG sono al centro dell’agenda dei board, manca ancora un’integrazione completa delle questioni di sostenibilità nella governance e nella strategia aziendale. È il quadro che emerge dal report di KPMG “Anchoring ESG in governance”, dove la società che fornisce servizi di audit e consulenza intervista 50 tra chief sustainability officer e manager ESG per scoprire come operano le organizzazioni focalizzate sulla sostenibilità. Il report ha cercato di comprendere come si colloca nella strategia aziendale e come viene gestita in particolare l’area che sovrintende la sostenibilità. Nello studio, infatti, KPMG, analizza come sono configurate attualmente tali unità, quali sono le loro ragioni di successo e, soprattutto, come intendono svilupparsi in futuro.

Grandi ambizioni, ma aziende sono a metà del guado nella trasformazione ESG

Quasi tutte le aziende interessate dalla ricerca di KPMG dichiarano di avere grandi ambizioni legate all’ambito ESG. La metà vede la sostenibilità come una questione strategica incorporata nel core business, e sempre il 50% afferma che la propria azienda è di tipo “purpose-driven” (orientata allo scopo), ovvero un’impresa che cerca di raggiungere obiettivi che vanno oltre i meri rendimenti finanziari. 

Se i buoni propositi sembrano guidare la maggioranza, gli intervistati si mostrano anche consapevoli del fatto che si trovano a metà del processo di transizione del modello di business e che la loro esistenza futura dipende dalla capacità di trasformazione. “Se vogliamo esistere come azienda tra 10 o 20 anni dovremo trasformarci”, sottolinea un partecipante al sondaggio di KPMG.

Per quanto riguarda i temi ESG di maggiore interesse per i dirigenti aziendali, al primo posto ci sono la decarbonizzazione dei modelli di business e la riduzione delle emissioni di gas serra, che vengono spesso inclusi nelle strategie ESG. A seguire tra le questioni più rilevanti compaiono la diversità, l’uguaglianza, l’inclusione e i diritti umani nella catena del valore. Inoltre, sebbene non fortemente rappresentati nella strategia, iniziano a fare capolino nelle risposte anche la crescente rilevanza della natura e della biodiversità come temi chiave. 

Temi ESG nella strategia aziendale

Fonte: KPMG, 2024.

Chi prende le decisioni in materia ESG

Circa un quarto delle aziende oggetto della ricerca di KPMG dispone di un comitato per la sostenibilità a livello di consiglio di amministrazione. Un altro quinto ne discute attraverso comitati che si occupano di altri argomenti, in genere quello di audit, ma anche i dipartimenti focalizzati su gestione, innovazione, remunerazione, sicurezza e cultura.

È però l’amministratore delegato il responsabile della sostenibilità in quasi la metà delle aziende coinvolte nell’analisi. Altre imprese affidano la strategia ESG a persone con una serie di titoli professionali specifici e altre ancora incaricano il responsabile della catena di fornitura e della produzione, il responsabile del rischio o quello degli investimenti.

Un’altra evidenza interessante è che oltre due terzi delle aziende dispongono di un organo decisionale separato per i fattori ESG, noto come comitato o consiglio per la sostenibilità. Queste commissioni sono guidate per lo più o dall’amministratore delegato o dal capo dell’unità di sostenibilità del gruppo e sono composte per la maggior parte da rappresentanti dei settori finanza, contabilità e controllo, risorse umane, legali e dirigenti di alto livello.

La ricerca rileva anche che alcune aziende riferiscono di non avere più comitati di sostenibilità separati poiché il consiglio si assume la piena responsabilità delle questioni di sostenibilità.

Chi si assume la responsabilità in materia ESG?

Fonte: KPMG, 2024.

Responsabilità delle unità di sostenibilità 

Solo poco più di un terzo delle aziende esaminate dispone di un’unità separata per la sostenibilità del gruppo. Nella restante maggioranza, la funzione ESG è allocata all’interno di altri dipartimenti. Nella maggior parte dei casi nella funzione strategia, mentre altri gruppi la collocano nella funzione ambiente, salute e sicurezza. Altra opzione piuttosto popolare è includerla nella comunicazione o negli affari legali e societari.

Anche come rapporto con il board non vi sono soluzioni univoche. Sono poco meno della metà i responsabili delle unità di sostenibilità del gruppo che hanno una linea di riporto diretto al membro del consiglio responsabile. Gli altri riferiscono a un’ampia gamma di dirigenti, comprese cinque aziende e un leader senior incentrato sulla strategia.

In merito alle principali funzioni delle unità di sostenibilità delle aziende, KPMG osserva che la definizione della strategia ESG è il loro obiettivo principale, seguita dall’identificazione di obiettivi di sostenibilità. Al terzo posto, invece, l’individuazione e il monitoraggio dei KPI (Key Performance Indicators, indicatori chiave delle performance) ESG. 

Responsabilità delle unità di sostenibilità delle aziende

Fonte: KPMG, 2024.

Sebbene l’esistenza delle unità di sostenibilità rappresenti di per sé un passo in avanti rispetto agli scorsi decenni, più di due terzi delle aziende intervistate hanno ancora soltanto tra zero e 10 dipendenti a tempo pieno che lavorano in questi comitati. E solo un quinto delle imprese ne impiega più di 20.

Personale equivalente a tempo pieno che lavora nelle unità di sostenibilità

Fonte: KPMG, 2024.

Chi assume la guida della rendicontazione ESG

Ad assumersi l’esclusiva responsabilità del reporting ESG sono le unità di sostenibilità in più della metà delle aziende coinvolte nella ricerca. Un altro quarto condivide la rendicontazione ESG tra diversi dipartimenti, mentre per la restante parte delle imprese esaminate la finanza e la contabilità sono le uniche responsabili del reporting ESG e diversi intervistati si aspettano che tale tendenza aumenti.

Direzioni responsabili della rendicontazione ESG

Fonte: KPMG, 2024.

Le società mostrano anche di non voler rimanere indietro rispetto ai requisiti previsti dalla normativa UE sulla rendicontazione ESG. Quasi la metà, infatti, dichiara di voler rendicontare in conformità con la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) per l’anno finanziario 2024.

Performance e retribuzione

In fatto di performance, KPMG nota che poco meno della metà delle imprese include le tematiche ESG nei principali indicatori chiave di performance (KPI) aziendali. A rendere ancora più arretrata la situazione relativa ai KPI è il fatto che la maggioranza delle società riferisce sui KPI ESG solo su base annuale, sebbene produca indicatori interni su base trimestrale e addirittura mensile. 

Nota positiva, però, è la considerazione dei KPI ESG nel calcolo delle retribuzioni dei dirigenti nella maggior parte delle aziende. In particolare, poco meno della metà delle organizzazioni percepisce tra il 16 e il 25% della retribuzione variabile dei dirigenti legata agli indicatori ESG.

Percentuale della retribuzione variabile dei dirigenti legata agli indicatori ESG

Fonte: KPMG, 2024.

Come si sta evolvendo l’integrazione dei criteri ESG nella governance aziendale

Molti intervistati riassumono l’evoluzione della sostenibilità nelle loro strutture aziendali come il passaggio dalla presenza di poche persone in un dipartimento con un altro focus (ad esempio comunicazioni) a un’unità centralizzata che è incorporata nel business e dispone di numeroso personale dedicato. A spingere questa transizione, conclude KPMG, oltre ai requisiti normativi, anche la pressione degli investitori sulla considerazione dei rischi ESG nelle strategie delle aziende.