CDP (Cassa Depositi e Prestiti) sta vivendo un momento di stallo nel rinnovo del Cda. Il processo, infatti, è bloccato al momento dall’assenza di un accordo politico sui candidati, con Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia che presentano solo candidati consiglieri uomini, impedendo di raggiungere il numero minimo previsto di presenze femminili per rispettare il livello di quote rosa. Al momento, quindi, la soluzione che si delinea come la più probabile è quella di cambiare il numero richiesto dallo statuto della Cassa.
Non senza qualche polemica, infatti, è arrivata la proposta di procedere con modifiche statutarie alla prossima assemblea del 15 luglio, cambiando l’articolo 15.1 che richiede che “almeno due quinti con arrotondamento all’unità superiore” per le donne in Cda. Al momento, unica donna considerata una candidata sicura è Lucia Calvosa, proposta dalle Fondazioni. Tuttavia, per rispettare l’articolo 15.1, il Tesoro dovrebbe proporre altre 3 donne.
Il rischio che questo scenario si avveri è concreto, dato che CDP non è quotata in Borsa e, quindi, non soggetta alla direttiva europea sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate. La direttiva impone ai Paesi membri una rappresentanza di genere equilibrata nelle società quotate europee, con l’obiettivo di introdurre procedure di assunzione trasparenti nelle società in modo che, entro la fine di giugno 2026, il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore siano occupati dal sesso sottorappresentato.