Un tema che ha accomunato tutte le previsioni economiche per il 2023 è l’incertezza. Si è dimostrato infatti particolarmente difficile fare delle stime accurate per quanto riguarda crescita, inflazione, aumento dei tassi, a causa delle numerose questioni geopolitiche irrisolte che hanno caratterizzato la fine del 2022 e l’inizio di quest’anno. Tra queste spiccano il conflitto tra Russia e Ucraina, i postumi della pandemia, la riapertura della Cina; a questo si è aggiunto nell’ultima settimana il forte stress a cui è al momento sottoposto il settore bancario, in cui spiccano il fallimento di SVB, il peggior anno di Credit Suisse dal 2008 che ne ha determinato la fusione con l’altro istituto elvetico UBS, e il crollo in borsa di numerosi altri istituti finanziari.
È dunque fondamentale analizzare come questa ulteriore incertezza vada a impattare le previsioni macroeconomiche per quest’anno. La nostra aspettativa vede un incremento delle probabilità di recessione per gli Stati Uniti da 10 a 35 punti percentuali. La principale ragione è che il 50% di tutti i prestiti personali e oltre l’80% dei mutui sugli immobili commerciali sono nelle mani di banche con attivi totali minori di 250 milioni di dollari. Questo tipo di istituti sono proprio quelli che rischiano di risentire maggiormente della situazione attuale e hanno dunque un ruolo chiave nel mercato del credito americano. Infatti, se la fuga dei depositi dovesse continuare, queste banche si troveranno costrette a irrigidire i propri standard di prestito, impattando direttamente la crescita economica per quest’anno. È estremamente difficile quantificare in maniera accurata, ma utilizzando un approccio contabile e statistico stimiamo una riduzione nella crescita del GDP 2023 dall’1,5% all’1,2%, rimanendo dunque al di sopra di una recessione. Bisogna però specificare come questo sia uno spettro molto ampio al ribasso e di conseguenza la probabilità di entrare in una recessione per l’anno corrente sale dal 25 al 35%. La nostra visione al riguardo rimane comunque più rosea rispetto a quella di altri esperti che la stimano al 50%.
A più breve termine, è ragionevole credere che la FED deciderà di eliminare uno degli imminenti aumenti di 25bps sui tassi. Se in realtà la situazione dovesse mostrarsi più grave del previsto si può prevedere uno stop totale all’aumento dei tassi. L’obiettivo di quest’ultimo è infatti per il medio termine (1-3 anni) di raggiungere un livello di inflazione pari al 2%. Concludiamo ripetendo come, data la fluidità di questa situazione, sia troppo presto per fare stime accurate sulle possibili conseguenze ma come sia fondamentale cercare di far luce su una situazione senza precedenti storici.