Nel 2022, negli Stati Uniti e in Europa abbiamo assistito a livelli di inflazione tra i più alti dagli anni ’80. Sono tanti gli shock a cui abbiamo assistito: la guerra in Ucraina, per esempio, ha fatto lievitare i prezzi dell’energia e dei generi alimentari. Anche la regolazione delle complesse catene di approvvigionamento che hanno dato segni di debolezza durante la pandemia di COVID-19 ha contribuito alla pressione sui prezzi. Nel 2021, quando i prezzi erano in salita grazie agli stimoli monetari e fiscali, asset ciclici come le azioni hanno registrato ottime performance. Ma con l’introduzione dell’aggressivo ciclo di strette monetarie dagli anni ’80, e i costi dei fattori produttivi sono lievitati (basti pensare all’impennata dei costi dell’energia e della manodopera che ha compresso i margini di profitto delle imprese), non è stato facile trovare rifugio. Le azioni statunitensi sono scese del 18%, quelle globali del 20%, le obbligazioni del 16%, l’indice Bitcoin del 64% e il settore immobiliare del 24%. L’unica asset class che si è distinta è stata quella delle materie prime, che ha registrato una crescita del 16%.
Indice
Commodity e oro come protezione contro l’inflazione
Un recente sondaggio che abbiamo commissionato ha rivelato che gli investitori professionali europei ritengono che le broad commodities (48%), l’oro (41%) e i metalli industriali (40%) siano i migliori strumenti di protezione contro l’inflazione.
Concordiamo che le materie prime rappresentano una delle migliori protezioni contro l’inflazione. Se considerassimo i dati storici di lungo periodo, potremmo notare che le materie prime siano una delle asset class più sensibili all’inflazione. Noi operiamo una distinzione tra componenti “attese” e “inattese” dell’inflazione. L’inflazione “attesa” è rappresentata dal tasso di interesse dei T-Bill. Per “inflazione inattesa” si intende il “tasso di inflazione realizzato” meno il tasso dei T-Bill. Pochissimi asset aumentano con l’inflazione inattesa. Le materie prime e l’oro costituiscono chiaramente una categoria a sé, con i metalli industriali che rappresentano un’eccellente copertura dall’inflazione inattesa. Ricordiamo che l’inflazione con cui abbiamo convissuto negli ultimi due anni è stata in gran parte di tipo inatteso. Le broad commodity (un paniere diversificato di materie prime) danno buoni risultati anche come copertura contro l’inflazione attesa. Solo i titoli di stato statunitensi hanno una sensibilità all’inflazione attesa altrettanto alta delle broad commodity. Pertanto, con l’attenuarsi delle sorprese dell’inflazione, le materie prime potrebbero rimanere un importante strumento di hedging.
Passare alla fase successiva del ciclo economico
Storicamente, in contesti di inflazione elevata/bassa crescita anche l’oro ha una buona performance. Nel 2022 l’oro ha registrato un andamento piatto, dopo aver affrontato straordinari fattori contrari derivanti da un dollaro USA forte e dall’aumento dei rendimenti obbligazionari. Per quanto riguarda il 2023, riteniamo che l’inflazione rimarrà ostinatamente alta (almeno al di sopra del 3,5%), il che significa che potremmo rimanere bloccati in questa fase di alta inflazione/bassa crescita ancora a lungo. E questo per il mercato delle materie prime non è necessariamente una brutta notizia. In effetti, con la fine della fase di apprezzamento del dollaro, le broad commodity e l’oro hanno eliminato un fattore contrario. E un altro fattore è stato rimosso per l’oro, ora che i rendimenti obbligazionari statunitensi sembrano aver raggiunto il picco.
Le materie prime non sono semplicemente una protezione contro l’inflazione
Se è vero che l’inflazione è stata un motivo di preoccupazione determinante per gli investitori negli ultimi due anni, e continuerà a esserlo anche per l’anno a venire, riteniamo che ci siano altri motivi per considerare l’allocazione alle materie prime al di là dell’’inflazione. Le materie prime in generale hanno una bassa correlazione con la maggioranza degli altri asset. Per questo motivo sono opportunità interessanti per diversificare. In effetti queste basse correlazioni si mantengono anche in periodi di crisi (cioè quando le azioni statunitensi scendono di oltre il 5%). In media, in tutti i mesi dagli anni ’60 in cui le azioni statunitensi hanno perso più del 5%, le materie prime hanno registrato -0,65%. In tutti i mesi in cui le azioni statunitensi hanno guadagnato più del 5%, le materie prime hanno reso 1,13%. Questo dato si confronta con il -7,8% e il 7,5%, rispettivamente, delle stesse azioni statunitensi. Quindi, anche se le materie prime sono cicliche (cioè tendono a perdere e guadagnare più o meno contemporaneamente alle azioni), l’ampiezza di tali rialzi è molto più contenuta. Pertanto, gli investitori che temono un ulteriore ribasso delle azioni potrebbero scegliere l’hedging con un’esposizione sulle materie prime.
Posizionarsi per il futuro
Stiamo attraversando un periodo di profondi cambiamenti. La crisi energetica del 2022 ha messo in luce la necessità dell’Europa di svincolarsi dalle fonti energetiche russe. REPowerEU, il piano dell’Unione Europea per ridurre la dipendenza dalla Russia, accelera la transizione energetica verso le fonti rinnovabili. Crediamo che ciò sarà positivo per la domanda di metalli. L’elettrificazione della produzione di energia (accompagnata dalla transizione dalla combustione di idrocarburi allo sfruttamento di fonti rinnovabili) richiederà più cavi di distribuzione e trasmissione, più infrastrutture e più batterie. Questo trend avrà riscontri positivi per i metalli. Considerato il ritardo registrato dalla maggior parte delle nazioni del mondo rispetto agli obiettivi di lotta al cambiamento climatico, riteniamo che l’adozione di tecnologie di decarbonizzazione subirà un’accelerazione, nel tentativo di recuperare il tempo perduto. Allo stesso tempo, il sottoinvestimento nelle fonti energetiche tradizionali ha irrigidito ulteriormente i mercati del petrolio e del gas (da cui il mondo dipende ancora molto). Le materie prime offrono i materiali essenziali per gestire questa transizione e probabilmente ne beneficeranno.
Conclusioni
Come molti investitori professionisti hanno notato, le materie prime, l’oro e i metalli industriali sono in genere strumenti eccellenti per l’hedging contro l’inflazione. Le materie prime sono un asset prezioso per la diversificazione del portafoglio in generale. Le materie prime potrebbero svolgere un ruolo sempre più importante nell copertura contro il rischio climatico e la domanda di metalli industriali, in particolare, potrebbe beneficiare del megatrend della transizione energetica.