Ieri è stato approvato il progetto definitivo del tanto discusso ponte sullo Stretto di Messina. Lo ha fatto sapere il ministero delle Infrastrutture e trasporti in una nota.
Secondo i sostenitori del progetto, tra cui il ministro Salvini, il ponte sullo Stretto di Messina porterà lavoro, sviluppo e crescita in tutta Italia e in particolare nelle due regioni direttamente interessate. D’altra parte, però, diverse organizzazioni ambientaliste, politici ed esponenti della società civile hanno espresso la loro avversione al progetto, ricordando spesso che prima di pensare ad un’opera così costosa e con tante lacune sugli impatti ambientali che comporterà si potrebbe intervenire per potenziare le infrastrutture dei trasporti di Sicilia e Calabria. Tra questi il WWF, che ha definito il progetto “una fuga in avanti che ricade sulle spalle del Paese visto che ad oggi il governo ha immobilizzato sino al 2032 ingenti risorse senza avere stime credibili sull’entità dei costi finali dell’opera, sulla sua redditività dal punto di vista economico-finanziario, sulle pesantissime ricadute sull’ambiente e il territorio. Un’opera, quindi, dai costi elevatissimi e incerti ma ‘con impatti limitati sul sistema economico’, come ha avuto modo di rilevare la Corte dei Conti”.
Un’opera da oltre 11 miliardi di euro
In una situazione economica del Paese in cui le risorse libere per investimenti sono estremamente limitate e l’indebitamento pubblico è altissimo (140,6% del PIL), per finanziare con 11,6 miliardi di euro il ponte, dal 2024 al 2032, il governo con la manovra 2024 è dovuto intervenire a gamba tesa, in assenza di risorse nazionali adeguate, sui fondi per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) di Sicilia e Calabria, dirottando sul ponte 1,6 miliardi di euro destinati ad altri investimenti prioritari delle due regioni. Inoltre, il governo, rileva il WWF, si è anche riservato di andare alla ricerca nel tempo di “ulteriori risorse e coperture per la realizzazione dell’opera”, il ché dimostra come non abbia idea di quanto i costi potranno lievitare in futuro (si consideri anche che nel DEF 2023 il costo del ponte era stimato in 14,6 miliardi di euro, quasi un punto di PIL).
D’altra parte, non potrebbe essere altrimenti. “Non si capisce, infatti, come il governo abbia potuto impegnare ingenti risorse pubbliche senza avere una stima finale dei costi che, come sottolineato dal Servizio Bilancio del Senato nella sua relazione sulla manovra 2024, deve essere ‘demandata al futuro piano economico-finanziario della concessione’ indispensabile per verificare la congruità delle risorse necessarie”, afferma il WWF, che aggiunge “non solo, nella stessa relazione del Servizio Bilancio del Senato si osserva anche come al momento non siano calcolabili ‘gli oneri funzionali all’adeguamento del progetto esecutivo’, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alla localizzazione dell’opera”.
Compatibilità ambientale dell’opera
A proposito della compatibilità ambientale dell’opera, il progetto definitivo aggiornato, elaborato da Eurolink, dovrà rispondere, in una nuova procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, alle richieste di integrazione contenute nella verifica di ottemperanza, compiuta dalla Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA e VAS che, nel suo parere sul progetto definitivo del 2011, rilevò 27 prescrizioni solo 6 delle quali risultavano ottemperate, 18 solo parzialmente ottemperate e 1 non ottemperata.
La Commissione tecnica ministeriale dette, inoltre, una Valutazione di Incidenza (valutazione degli effetti diretti o indiretti sui siti della Rete Natura 2000, tutelati dall’Europa) negativa sugli habitat prioritari della zona Capo Peloro -Laghi di Ganzirri.