Rapporto Legambiente

Legambiente: azioni urgenti per l’emergenza smog, fuori legge il 76% delle città italiane

Nel 2022, 29 città su 95 hanno superato i limiti giornalieri di PM10. Le situazioni peggiori a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia che hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). È quanto emerge dal nuovo rapporto di Legambiente “Mal’Aria di città 2023: cambio di passo cercasi”, che esorta Governo e amministrazioni locali ad accelerare la lotta all’inquinamento atmosferico.

Dai dati emerge anche che rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030 – ovvero quelli fissati dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030 – la situazione è ancora più critica: fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2. 

Decresce, quindi, troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane, mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate. È l’avvertimento dell’analisi ’annuale di Legambiente sullo stato dell’inquinamento atmosferico delle città italiane capoluogo di provincia. Partendo dai dati ufficiali delle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi comuni, l’analisi fornisce un quadro quanto più possibile completo su quello che è stato l’inquinamento atmosferico dell’anno appena concluso, il 2022, per provare a evidenziare criticità, carenze, prospettive e soluzioni per uscire dalla cronica emergenza smog che affligge le città italiane.

Il 2022 infatti, come ogni anno, ha mostrato delle criticità acute per alcune città – rappresentate dai giorni di sforamento del limite giornaliero per il PM10, stabilito in 35 giorni in un anno, in cui si è registrata una concentrazione media giornaliera di polveri superiore a 50 microgrammi/metro cubo come previsto dall’attuale normativa in vigore – e criticità meno evidenti, ma da prendere in considerazione seriamente, per ciò che concerne la media annuale degli inquinanti tipici dell’inquinamento atmosferico quali le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e il biossido di Azoto (NO2).

Sono 29, dunque, le città tra quelle di cui si hanno a disposizione i dati, che hanno superato il limite di 35 giorni di sforamento previsti per il PM10: su tutte Torino (Grassi) con 98 sforamenti, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Secondo l’analisi di Legambiente, queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti tollerati dalla norma (35) e rappresentano per il 2022 la punta dell’iceberg dell’inquinamento atmosferico delle nostre città. Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come non ci siano state città che hanno superato il limite previsto dalla normativa vigente, dato che conferma la tendenza positiva degli ultimi anni, ma che non deve comunque far pensare che non siano necessari ulteriori interventi. Il 76% delle città monitorate infatti (ovvero 72 su 95) supera i limiti previsti dalla futura direttiva europea sulla qualità dell’aria che, di fatto, ha dimezzato la concentrazione media annuale ammissibile (dagli attuali 40 μg/mc ai 20μg/mc previsti al 2030).

Fonte: Legambiente 2022.

Anche per il PM2.5 la situazione di criticità è analoga a quella appena descritta. Delle 85 città di cui si aveva a disposizione il dato, ben 71 (l’84% del campione) nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva. Monza (25 μg/mc), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (23 μg/mc), Alessandria, Bergamo, Piacenza e Torino (22 μg/mc), Como (21 μg/mc) le città che di fatto ad oggi doppiano quello che sarà il nuovo valore di legge (10 μg/mc contro i 25 μg/mc).

57 su 94 (il 61%) sono invece le città che, pur non superando il limite legislativo attuale per il biossido di Azoto (NO2), nel 2030 saranno fuorilegge viste le concentrazioni registrate nel 2022: infatti il nuovo limite di 20 μg/mc sarebbe stato superato nelle 57 città riportate precedentemente, con le situazioni più critiche e distanti dal nuovo obiettivo registrate a Milano (38 μg/mc), Torino (37 μg/mc), Palermo e Como (35 μg/mc), Catania (34 μg/mc) che dovranno ridurre le loro emissioni per più del 40%.

Fonte: Legambiente 2022.

L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche sanitario: “In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente. È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura”, spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Le proposte di Legambiente

Per combattere l’inquinamento in ambito urbano, l’associazione propone una serie di interventi “a misura di città”:

  • Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni): come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low Emission Zone londinese, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%;
  • LEZ anche per il riscaldamento: secondo Legambiente, serve un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas;
  • Potenziamento del Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati (come si è fatto in Germania nell’estate 2022);
  • Sharing mobility: incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare e realizzare km di percorsi ciclabili;
  • Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano;
  • Tutto elettrico in cittàanche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle ZEZ alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti ZED (Zero Emissions Distribution).

La campagna itinerante “Clean Cities”

Oltre a proporre queste raccomandazioni, anche quest’anno Legambiente passa all’azione con la campagna itinerante Torna “Clean Cities”, a partire dal 1° febbraio fino al 2 marzo. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign, una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, farà tappa in 17 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e pulite. Prima tappa il 1° febbraio a Torino (1 e 2) per poi spostarsi a Genova (6 e 7 febbraio), Milano (8 e 9 febbraio), Bergamo (10 febbraio), Bari (13 e 14 febbraio), Napoli (15 febbraio), Avellino (16 febbraio), Roma (17 e 20 febbraio), Pescara (17 febbraio), Bologna (18 febbraio), Padova (22 febbraio), Perugia (23 e 24 febbraio), Trieste (25 febbraio), Palermo (25 febbraio), Catania (27 febbraio), Prato (27 e 28 febbraio) e Firenze (1 e 2 marzo). Durante le tappe, saranno organizzati incontri con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide legate alla mobilità sostenibile nei vari contesti urbani, sia iniziative di piazza come flash mob, presidi, attività di bike to school.

Legambiente sottolinea sempre di più come il rispetto dei limiti normativi sulla qualità dell’aria sia una condizione necessaria di partenza per poter parlare di risanamento dell’ambiente e dell’aria. Non basta rispettare solo gli attuali valori normativi previsti dall’OMS o dalla Direttiva europea. Inoltre, l’associazione ricorda che anche le soglie indicate dall’UE per il 2030 sono significativamente più alte dei valori suggeriti dall’OMS per evitare danni alla salute e sono quindi da considerare una tappa intermedia, mentre sono proprio le indicazioni OMS l’obiettivo da raggiungere nell’ottica di una vita salubre nelle città di tutto il mondo.