Il rigassificatore galleggiante Golar Tundra di Snam

In arrivo nuovi impianti per il trattamento del GNL

Indipendenza energetica, il ruolo di Snam sui rigassificatori galleggianti

Per il piano di indipendenza energetica dalla Russia, i rigassificatori galleggianti potrebbero giocare un ruolo decisivo, assieme alla diversificazione degli approvvigionamenti, all’accelerazione sulle rinnovabili e alle misure di risparmio energetico. Il Ministero della Transizione ecologica stima infatti che quest’anno dovremmo ottenere dal gas liquefatto 7,9 miliardi di metri cubi di gas in più rispetto al 2021.

In questo campo, a giocare un ruolo di primo piano è Snam: la società, infatti possiede il rigassificatore di Panigaglia (La Spezia), è uno degli azionisti di controllo (con il 49%) di OLT (il rigassificatore galleggiante al largo di Livorno) e detiene una quota di circa il 7,5% di Adriatic LNG, l’impianto posto al largo di porto Viro (Rovigo). Non solo: Snam ha anche acquistato due nuove unità galleggianti (FSRU, o Floating Storage and Regasification Units): la prima, denominata Golar Tundra, con una capacità di stoccaggio di 170mila metri cubi e una capacità di rigassificazione annua di 5 miliardi di metri cubi di gas, dovrebbe essere  posizionata nel centro-nord Italia (si parla del porto di Piombino), in prossimità dei punti di maggiore consumo di gas; la seconda, spiegano da Snam, si chiama Golar Arctic, ha una capacità di stoccaggio di 140mila metri cubi di gas, e sarà installata nei pressi dell’area portuale di Portovesme (Cagliari).

Infine, Snam ha firmato con BW LNG un contratto per l’acquisizione del 100% del capitale sociale di FSRU I Limited, che possiede la nave di stoccaggio e rigassificazione BW Singapore. Quest’ultima FSRU ha una capacità massima di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto e una capacità nominale di rigassificazione continua di circa 5 miliardi di metri cubi l’anno e potrà essere ubicata nell’Alto Adriatico, in prossimità della costa di Ravenna.

Cosa sono i rigassificatori galleggianti e come funzionano

I rigassificatori galleggianti, o FSRU, sono delle navi, posizionate in prossimità di aree portuali, in banchina o al largo, in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale. Questi terminali ricevono gas naturale liquefatto (GNL) a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo riportano allo stato gassoso per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas. Secondo Shipbroker, attualmente esistono 48 FSRU operative al mondo, di cui 25 con una capacità di stoccaggio di GNL compresa tra 160mila e 180mila metri cubi.

Una volta giunta in prossimità della FSRU, la nave metaniera che trasporta metano liquido a -160 gradi trasferisce il gas liquido nei serbatoi del terminale tramite i bracci di scarico in acciaio installati sulla FSRU. Il gas liquido viene travasato nei serbatoi e stoccato; successivamente, viene rigassificato immettendo il GNL in uno scambiatore di calore in cui scorre un liquido più caldo, normalmente acqua di mare a temperatura ambiente, la cui temperatura naturale è sufficiente per riportare il gas allo stato gassoso. Il gas a temperatura ambiente ottenuto dal processo di rigassificazione viene poi compresso e immesso in un gasdotto che parte dalla FSRU e arriva fino alla rete di trasporto nazionale.

Come si ottiene il GNL

Il gas naturale si può importare allo stato gassoso, attraverso la rete dei metanodotti, oppure allo stato liquido (GNL, appunto) tramite navi metaniere. Il GNL si ottiene sottoponendo il gas naturale, estratto da giacimenti sotto la superficie terrestre, a un processo di liquefazione a una temperatura di circa – 162 °C che consente la riduzione del volume del gas di circa 600 volte. In questo modo, il gas viene trasferito dagli impianti di liquefazione, collocati nei Paesi esportatori, a speciali navi che lo portano poi agli impianti di rigassificazione dei Paesi importatori.

Il gas naturale liquefatto, spiegano da Snam, è una fonte globale che garantisce più indipendenza energetica. Il mercato mondiale si sta avvicinando ai 500 miliardi di metri cubi di GNL commercializzati ogni anno, un dato superiore alla domanda dell’intera Europa. Grazie al contributo dei nuovi rigassificatori, afferma la società, il gas naturale liquefatto potrà coprire circa un terzo del fabbisogno annuo dell’Italia.

Secondo le proiezioni del Ministero della Transizione ecologica, nel secondo semestre del 2022, il gas rappresenterà ancora una fetta maggioritaria rispetto al GNL (con 6 miliardi di metri cubi, o BCM, rispetto a 1,5 miliardi del secondo), ma in vitò del piano di diversificazione col tempo questo rapporto dovrebbe cambiare drasticamente: nel 2023 da GNL arriveranno 7,9 miliardi di metri cubi, contro gli 8,9 metri cubi di gas, e nel 2025 dovrebbe esserci addirittura un sorpasso del gas naturale liquefatto, con 12,7 BCM rispetto agli 11,9 del gas. I principali Paesi da cui esporteremo il GNL includono Congo, Angola, Qatar, Egitto.

L’arrivo di nuovi rigassificatori spesso viene accolto con preoccupazione, quando non con una netta opposizione, sia per motivi ambientali sia – per quanto riguarda le piattaforme ormeggiate nei porti – per timori legati al danneggiamento dell’attività portuale. In questi giorni, infatti, le cronache registrano l’opposizione del sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, al possibile attracco della Golar Tundra nel porto della città. Da Snam sottolineano, tuttavia, che i rigassificatori sono infrastrutture conosciute, sicure e a basso impatto ambientale, di cui attualmente ne esistono a centinaia in funzione in tutta sicurezza. Inoltre, per quanto riguarda in particolare i rigassificatori galleggianti, si tratta di strutture specificamente gestite “per non recare intralcio alla normale attività economica e turistica dei porti interessati”.