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Energia pulita

Fotovoltaico: raggiunto accordo in Consiglio dei Ministri

Dopo giorni di stallo, il Consiglio dei Ministri (Cdm) ha raggiunto un accordo sui nuovi impianti fotovoltaici. L’accordo prevede un divieto, tanto caro al ministro Lollobrigida, di installazione di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra nelle zone classificate come agricole dai piani urbanistici. Gli impianti potranno invece essere realizzati in cave e vicino ad autostrade. E sono fatti salvi anche gli impianti finanziati nel quadro dell’attuazione del PNRR e quelli che hanno già presentato l’istanza per la realizzazione, nonché quelli che saranno realizzati in aree in concessione a Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali. L’accordo si inserisce nell’ambito del decreto legge che introduce disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale.

Questo del fotovoltaico era il punto più spinoso del decreto di aiuti al settore agricolo che il ministro Francesco Lollobrigida ha portato oggi in Consiglio dei ministri. “C’è stata grande serenità”, ha detto Lollobrigida al termine della riunione, “col collega dell’Ambiente Pichetto su un norma del 2021. Dopo quattro anni poniamo fine alla installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, ovviamente con grande pragmatismo. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto, quindi nelle cave e nelle aree interne ad impianti industriali si potrà continuare a produrre queste agroenergie. Il tutto a salvaguardia dei piani PNRR che non intendiamo mettere in discussione in alcun modo”.

L’obiettivo, a detta del ministro, è quello di non sottrarre all’agricoltura terreni di pregio. La bozza del provvedimento prevedeva di fatto un divieto per l’agrivoltaico, cioè il fotovoltaico sui terreni agricoli: “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”.

Un divieto chiesto da tempo a gran voce da Coldiretti e sostenuto con convinzione da Lollobrigida. Sembra anzi che il titolare dell’agricoltura considerasse lo stop come il punto più importante del suo decreto di aiuti. Il problema è che l’agrivoltaico è considerato invece strategico dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, per sviluppare le fonti rinnovabili in Italia. Il MASE a febbraio ha varato un decreto che stanzia 30 milioni all’anno per vent’anni per questo settore. L’obiettivo è di arrivare a oltre 1 Gigawatt di potenza installata già nel 2026. Quando la bozza ha cominciato a girare la scorsa settimana, il Ministero guidato da Gilberto Pichetto ha fatto subito sapere che il divieto dell’agrivoltaico “non era condiviso”. Il ministro non ha gradito la fuga in avanti del collega, che evidentemente aveva deciso sulla materia senza consultarlo, nonostante fosse anche di sua competenza. Dalla fine della scorsa settimana, è partita una trattativa fra i due ministeri per arrivare a un compromesso, raggiunto in Cdm.

Un compromesso che però non ha tranquillizzato gli animi dell’Alleanza per il Fotovoltaico, che rappresenta le imprese italiane del settore, che ha definito l’accordo come una mossa che rallenterà la transizione energetica. Secondo l’alleanza, inoltre, non esiste una spaccatura tra la transizione e lo sviluppo del fotovoltaico e gli interessi agricoli. Motivo per cui la polemica sarebbe tutta politica, a loro dire.