Esempi di economia circolare | ESG News

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Economia Circolare: Definizione, benefici ed esempi

Sempre con maggior frequenza si sente parlare di economia circolare e di cambio del paradigma produttivo. Anche il PNRR ha messo a disposizione, all’interno della missione 2, Rivoluzione verde e Transizione ecologica, 2,1 miliardi per “migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare”. Ma cosa si intende esattamente per economia circolare e perché è così importante perseguire questo modello di produzione e consumo?

L’economia classica è sempre stata basata su un sistema lineare che prevede l’estrazione delle risorse che sono utilizzate per produrre beni, i quali a fine vita (quindi quando non servono più, o sono stati in parte consumati) sono buttati. Il limite di questo tipo di processo è che le risorse sul pianeta sono finite e che il tasso a cui le abbiamo e le stiamo consumando e più veloce rispetto alla capacità di tali risorse di rigenerarsi. Inoltre, la produzione di scarti genera inquinamento nocivo per gli esseri viventi e rifiuti sempre più difficili da smaltire.

Definizione di economia circolare

L’economia circolare è un sistema, invece, che permette di massimizzare il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse perché spinge a utilizzarli il più a lungo possibile e di minimizzare o eliminare i rifiuti e/o gli scarti, i quali sono visti come risorse, input, per cicli produttivi differenti rispetto a quello iniziale.

Fonte: Inchiostro, Università degli Studi di Pavia

Quali sono i benefici dell’economia circolare

L’economia circolare, quindi, mette in atto strategie che allungano la vita e l’utilizzo delle materie prime, dei prodotti, dei differenti componenti e dei rifiuti. In primo luogo, si basa su una modalità differente di guardare i materiali e il design dei prodotti e degli scarti. Già nella fase di progettazione di un bene, dunque, si prevede che le differenti componenti possano essere poi riutilizzate e recuperate in futuro. E al contempo gli scarti essere una risorsa da utilizzare come input iniziale di un nuovo ciclo produttivo.

Si pensi, per esempio, ai capi di abbigliamento. Come evidenziato dalla Commissione europea, presentando le recenti proposte per rendere il settore tessile più sostenibile, in media un cittadino europeo getta 11kg di prodotti tessili all’anno, e a livello globale, all’incirca un camion carico di vestiti viene portato in discarica o incenerito ogni secondo. Questo è uno spreco di risorse se si pensa che le fibre di cui sono fatti i capi possono essere riciclati e riutilizzati per dare vita a nuovi tessuti e rientrare nel ciclo produttivo dell’industria tessile.

O, ancora, si pensi al cibo. Ad oggi, stime dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) suggeriscono che circa tra l’8% e il 10% delle emissioni di gas serra sono associate al cibo gettato e non consumato (“food waste”). Utilizzando questi scarti nelle bioraffinerie, è possibile produrre biocombustibile da cui si può generare energia.

Questo modo di ridisegnare il modello economico ha, pertanto, una serie di benefici tangibili, sia per le aziende che per l’ambiente. Per le prime perché permette di risparmiare sulle materie prime e diminuire i costi, per il secondo perché riduce l’inquinamento e le emissioni di gas serra.

Uno stimolo all’innovazione

Alla base del modello dell’economia circolare vi è un nuovo approccio che è abilitato dall’innovazione. In primis da quella tecnologica, necessaria per creare sinergie industriali e i legami tra “la fine e l’inizio” di differenti cicli produttivi oltre che per progettare nuove soluzioni per i materiali; ma anche dall’innovazione legislativa, essenziale per facilitare e permettere che quelli che ad oggi sono considerati rifiuti possano essere usati come nuove materie prime. Infine, da quella comportamentale, perché l’economia circolare abbraccia uno stile di consumo differente che deve essere agevolato anche, appunto, dai consumatori.

Le prospettive per la crescita economica

Secondo i dati forniti dal Parlamento Europeo, la transizione verso un’economia più circolare può portare a un aumento del PIL dello 0,5%. Inoltre, il piano d’azione dell’UE su questo fronte, prevede un incremento dell’occupazione e stima che grazie all’economia circolare potrebbero esserci 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030 nell’UE.

Riduzione dei problemi di fornitura di materie prime 

Le risorse della Terra sono per lo più finite. Quanto più queste sono e saranno consumate, tendendo quindi a esaurirsi, tanto più aumentano e aumenteranno i prezzi. Come anticipato, il modello circolare permette di massimizzare l’uso delle risorse, riducendo al contempo, pertanto, i problemi di fornitura di materie prime e dei costi.

Per esempio, secondo la Fondazione Ellen MacArthur, ente statunitense con sede a Chicago che sviluppa e promuove l’economia circolare dagli anni Ottanta, applicare il sistema economico circolare garantirebbe un risparmio annuale di 700 milioni di dollari sui costi dei materiali nell’industria dei beni di consumo in rapida evoluzione (fast moving).

Altro dato interessante è fornito ancora una volta dal Parlamento Europeo, che stima come ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli potrebbe portare a un risparmio di materiale per 6,4 miliardi di euro all’anno (circa il 15% della spesa per materiali) e 140 milioni di euro in costi energetici, con una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 6,3 milioni di tonnellate.

5 esempi di economia circolare

Sempre più numerosi sono gli esempi di economia circolare e delle iniziative che richiamano i suoi principi. Qui se ne presentano cinque in particolare promossi da Barilla, Ikea, Too Good To Go, Lavazza e Patagonia.

Barilla

Esempio “storico” è la collaborazione, nata nel 2014, tra Favini, produttore italiano di carta, e Barilla che ha dato vita al progetto “CartaCrusca”. Grazie a questa sinergia, Barilla recupera la crusca derivante dalla macinazione dei cereali utilizzati dall’azienda (grano, orzo, segale) e Favini la utilizza per produrre carta per il packaging di alcuni prodotti Barilla, tra cui quelli della “Selezione Italiana”.

Ikea

La multinazionale svedese si è impegnata a diventare un business circolare entro il 2030. Per raggiungere tale obiettivo, la società mette in atto una serie di pratiche quali il recupero dei materiali e la rigenerazione dei prodotti che le permette di vantare già in commercio beni realizzati al 100% da con scarti di produzione e materiali riciclati. Inoltre, secondo quanto rende noto la società, sta testando delle soluzioni più circolari di affitto, restituzione e riacquisto dei mobili, oltre che di assistenza ai clienti per riparare, riutilizzare e riciclare i vecchi mobili, o rivenderli per dare loro una seconda vita.

Too Good To Go

Too Good To Go è l’app che combatte lo spreco alimentare. Attraverso la piattaforma è possibile acquistare cibo in eccesso invenduto in supermercati, panetterie, ristoranti e alimentari di vario genere che altrimenti verrebbero gettati.

Lavazza

In collaborazione con Novamont, azienda chimica italiana attiva nel settore delle bioplastiche, Lavazza, già dal 2015, ha prodotto una capsula biodegradabile che può essere conferita tra i rifiuti organici e diventare, anche assieme al caffè esausto, fertile compost.

Patagonia

Patagonia è stata la prima azienda nel 1993 a produrre indumenti in pile utilizzando bottiglie di plastica riciclate (poliestere riciclato), riducendo la dipendenza dal petrolio come fonte di materia prima. Il marchio inoltre utilizza nylon riciclato, derivante da fibre di scarti post-industriali, filati e scarti di tessiture post-consumo, per produrre alcune delle sue giacche e alcuni indumenti tecnici.

Da alcuni anni, inoltre, il brand, ormai ambassador della sostenibilità in tutto il mondo, ha introdotto la “Garanzia Corazzata” che garantisce ai consumatori di riparare a zero spese (tranne quelle di spedizione locale per inviare il pacco al centro di raccolta regionale) gli indumenti che si rompono o che riscontrano problemi di qualità. Nel suo hub, Worn Wear, Patagonia prova a mantenere in vita i capi il più a lungo possibile, riparandoli e riciclandoli.