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Rapporto Legambiente

Ecomafia: 30 mila reati nel 2022, 84 al giorno

Nel 2022 le illegalità ambientali registrate in italia ammontano a 30.686 (media di 84 al giorno, +0,3% rispetto al 2021), con un’impennata di reati nel ciclo del cemento (+28,7%) e dei reati contro la fauna (+4,3%). Sono cresciuti anche gli illeciti amministrativi, a quota 67.030 (+13,1%). Sommando reati e illeciti, le violazioni sforano quota 100 mila, con oltre 97 mila contestate. Campania e Puglia sono le regioni con più reati ambientali, mentre tra le province la più colpita è Roma. Questo è quanto emerge dal rapporto 2023 sull’Ecomafia realizzato da Legambiente, edito da Edizioni Ambiente, presentato a Roma nella Sala della Regina della Camera dei Deputati.

Dopo cemento e fauna, al terzo posto per illeciti si trova il ciclo dei rifiuti, con 5.606 illegalità ( sempre nella top 3 pur registrando un calo del 33,8% rispetto al 2021), seguito da roghi dolosi, colposi e generici (5.207, in calo del 3,3%). Dall’altro lato, il 2022 ha visto un aumento dei controlli, delle persone denunciate e dei sequestri in tutti e quattro gli ambiti con maggior numero di illeciti. Sul fronte archeomafia, nel 2022 ci sono stati 404 furti d’arte. A livello geografico, dopo la Campania (4.020 reati) e la Puglia (3.054), le regioni con maggiori illeciti di ecomafia risultano essere Sicilia (2.905), Lazio, Calabria, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna. Tra le province new entry in classifica vi è quella di Livorno, nona in graduatoria con 565 infrazioni.  

A preoccupare sono il virus della corruzione ambientale, sono infatti state censite da Legambiente, dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023, un totale di 58 inchieste in merito, il numero e il peso dei comuni sciolti per mafia, 22 quelli analizzati nel rapporto, e la crescita dei clan mafiosi, dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti dall’associazione. Il fatturato illegale delle diverse filiere di illegalità analizzate nel rapporto resta stabile a 8,8 miliardi di euro. 

L’ecomafia e i delitti contro l’ambiente

Per Legambiente quella contro l’ecomafia è una doppia sfida, che si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo, soprattutto per quanto riguarda le risorse stanziate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dall’altro mettendo mano a un quadro normativo condiviso su scala internazionale. L’associazione ambientalista ha presentato dieci proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione delle istituzioni, a partire dall’approvazione di riforme, anche in vista della prossima direttiva UE sui crimini ambientali.

Per Legambiente sul versante nazionale è necessario rivedere, in particolare per il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”, quanto previsto dal nuovo Codice degli appalti e garantire il costante monitoraggio degli investimenti del PNRR. Dal punto di vista legislativo, l’associazione ambientalista sottolinea l’importanza del disegno di legge contro le agromafie, dell’introduzione nel Codice penale dei delitti contro la fauna, di decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente, e dell’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte nel Runts (Registro unico nazionale del Terzo settore).

Nel 2022 le forze dell’ordine e le capitanerie di porto hanno applicato per 637 volte i delitti contro l’ambiente, portando alla denuncia di 1.289 persone e a 56 arresti. Sono stati 115 i beni sottoposti a sequestro per un valore complessivo di 333.623.900 euro, in netta crescita rispetto ai 227 milioni del 2021. Il delitto più contestato è stato quello di traffico organizzato di rifiuti, con 268 casi contro i 151 nel 2021, seguito da quello di inquinamento ambientale con 64 contestazioni. Dalla loro entrata in vigore a oggi, l’applicazione dei diversi ecoreati è scattata per 5.099 volte. Anche per i reati contro il patrimonio culturale, la cui legge è stata approvata nel 2022, aumentano le contestazioni del reato di associazione a delinquere e viene alla luce un numero maggiore di scavi clandestini, per un totale di 66 scoperti dalle forze dell’ordine.

“L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea”, ha affermato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “ma soprattutto deve recuperare i ritardi accumulati finora, dando seguito alle dieci proposte inserite nel nostro Rapporto Ecomafia”.