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Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue

Crisi idrica in Italia, Sardegna e Sicilia le più colpite

Il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre o il più fresco del futuro? La domanda, secondo l’ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) è quantomai lecita ad analizzare l’andamento climatico italiano, dove a Gennaio è già crisi idrica in Sardegna con invasi regionali ad un livello d’emergenza rossa nei comprensori di Sardegna Nord Occidentale, Alto Cixerri, Posada ed Ogliastra. A causa della scarsità di piogge e del caldo anomalo, la richiesta d’acqua è stata superiore al consueto e ha comportato, nel solo mese di dicembre, una riduzione di oltre 14 milioni di metri cubi nella disponibilità idrica presente negli invasi, dove attualmente mancano circa 380 milioni rispetto alla media degli anni recenti e il bilancio è negativo anche in rapporto all’anno scorso.

Non va meglio in Sicilia, dove la crisi idrica, certificata dalla Regione, ha già comportato il razionamento dell’acqua in 39 comuni nell’area di Palermo, Agrigento e Caltanissetta. Prima dell’ondata di maltempo, che ha investito l’isola nei giorni scorsi (abbondanti cumulate di pioggia con punte che hanno sfiorato mm.100 in 24 ore a Monreale e Ragusa, trombe marine hanno interessato i comuni di Terrasini, Capo d’Orlando, Portopalo di Capo Passero, Patti, grandinate su Ragusano e Trapanese), si erano avuti 3 mesi di siccità estrema con piogge pressoché assenti e temperature, che hanno superato ogni record: al 1° Dicembre, le riserve idriche negli invasi erano inferiori di ben 45,6 milioni di metri cubi (-13%) rispetto ad un anno prima ed attualmente mancano all’appello circa 54 milioni e mezzo di metri cubi sulle medie più recenti (fonte: Dipartimento Regionale dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico Sicilia).

L’Italia si conferma, quindi, un avamposto dell’estremizzazione climatica, dettata da una temperatura che, a livello globale, ha quasi raggiunto (mancano appena 0,2°C) il fatidico limite di +1,5° sul livello preindustriale e finora preconizzato al 2040 con inevitabili, pesanti conseguenze sugli ecosistemi e sulle attività umane. Ne sono un esempio i violenti incendi in Canada ed Hawaii o i disastrosi fenomeni alluvionali in Libia e Grecia. Lungo lo Stivale (l’anno scorso, 31 vittime ed 11 miliardi di danni per eventi atmosferici di particolare violenza), nello scorso autunno meteorologico (Settembre-Novembre) si sono registrate temperature mediamente superiori di ben 2,09° al decennio precedente e Dicembre 2023 è stato il terzo più caldo in assoluto con un’anomalia media di +1,87°, secondo il Consiglio Nazionale Ricerche.

In questa sorta di “laboratorio climatico”, l’anno nuovo è iniziato in un clima di instabilità atmosferica lungo la Penisola. Al Nord, i grandi laghi Maggiore, Lario e Benaco mantengono livelli idrici, superiori alle medie, mentre il Sebino è sceso circa 12 centimetri sotto la normale altezza del periodo.

In Lombardia, la portata del fiume Adda, pur in discesa, si mantiene superiore alla media dello stesso periodo nello scorso triennio. Caldo anomalo e scarsità di piogge a fine d’anno hanno inciso sul bilancio delle riserve idriche (-8,9% sulla media) e principalmente di quelle nivali, che ad inizio 2024 erano inferiori alla media di oltre il 40% e soltanto poco più del 3% superiori a quelle del siccitoso inizio del 2023.

In sofferenza anche il Lazio, dove il fiume Tevere mostra una portata che si aggira sui 91 metri cubi al secondo, meno della metà della media di Gennaio. Pure l’Aniene ha una portata più o meno dimezzata rispetto alla media, mentre nella Fiora i deflussi restano abbondanti. Come per il noto lago umbro, anche il piccolo invaso di Nemi e quello di Bracciano registrano preoccupanti valori idrometrici: il primo continua a calare (l’attuale livello è inferiore di ben 27 centimetri se confrontato con i valori registrati l’anno scorso), al secondo mancano invece 12 centimetri rispetto al 2023. 

“Per questo motivo, le abbondanti riserve idriche ancora trattenute nei laghi e negli invasi artificiali rappresentano una preziosa cassaforte per i mesi a venire, confermando il bisogno di un piano nazionale per nuove infrastrutture idrauliche con funzioni calmieratrici tra i periodi di troppa e di scarsa disponibilità d’acqua sui territori”, ha commentato Francesco Vincenzi, presidente dell’ANBI.