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Fit for 55

Confindustria: per target decarbonizzazione UE servono oltre 1100 mld e visione strategica

Gli obiettivi delle politiche europee su energia e clima per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ossia il Green Deal e il pacchetto Fit for 55 (FF55), sono destinati a produrre un profondo impatto strutturale sul sistema economico-produttivo europeo ed italiano, cambiando radicalmente le modalità con le quali si produce e si consuma l’energia. In particolare, affinché i target di decarbonizzazione al 2030, su cui la settimana scorsa si è espresso il Parlamento UE, siano raggiunti, gli investimenti volti a sostenere la domanda e gli incentivi per rilanciare l’offerta di tecnologie ammonterebbero a 1.120,7 miliardi di euro. Questa la cifra necessaria secondo Confindustria resa nota nello studio Scenari e valutazioni di impatto economico degli obiettivi Fit for 55 per l’Italia, redatto con il contributo delle associazioni del sistema e in collaborazione con RSE (Ricerca Sistema Energetico).

L’analisi, presentata oggi a Roma, intende fornire un contributo alla costruzione del nuovo piano energetico che l’Italia dovrà adottare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Il nuovo scenario costituisce, inoltre, la base con la quale dovrà essere aggiornato e redatto il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che tutti gli Stati Membri dovranno sottoporre a Bruxelles entro la fine dell’anno.

Dovrà essere messo in capo, quindi, un flusso di investimenti senza precedenti, che richiede una visione strategica di Sistema Paese, in grado di garantire che una parte importante di questi possa tradursi in un volano di sviluppo della capacità produttiva manifatturiera italiana, secondo quanto dichiarato da Confindustria. Agli oltre mille miliardi di investimenti e incentivi previsti, lo studio associa un incremento del valore aggiunto pari a 1.976,1 miliardi di euro (+4,7% medio annuo, 1.645,3 miliardi al netto dei beni intermedi importati), un’occupazione più elevata di 11,5 milioni di ULA (+3,1%) e un incremento di valore aggiunto di 689,1 miliardi di euro (+3,7% medio annuo).

L’analisi, infatti, fornisce una prima valutazione della proposta Fit for 55 con l’obiettivo di valutare un percorso di decarbonizzazione alternativo che, pur raggiungendo la stessa riduzione di emissioni di gas serra, attraverso un uso efficiente delle risorse economiche, possa favorire lo sviluppo del tessuto industriale, tutelare la competitività internazionale delle imprese italiane, nonché contenere ulteriormente il costo sociale della transizione. In particolare, nello scenario di Confindustria, l’introduzione del singolo vincolo sulle emissioni porta ad una configurazione al 2030 con obiettivi meno sfidanti in termini di efficienza energetica e a un maggiore sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili rispetto al percorso tracciato per lo scenario FF55.

Sul piano macroeconomico, sono stati inoltre stimati gli effetti complessivi sul bilancio statale nel periodo considerato. L’effetto netto positivo in termini di entrate per lo Stato e in termini di costi evitati è di circa 595 miliardi di euro e l’effetto netto potenziale determina un costo degli investimenti diretti complessivi pari a circa 527 miliardi di euro.

In conclusione, Confindustria, evidenziando come la dimensione degli investimenti in gioco è un fattore di preoccupazione per la comunità, ma come al contempo rappresenta anche un volano di crescita industriale per l’Italia, ha reso noto che a breve sarà completata la seconda parte del rapporto. Lo studio presenterà la mappatura delle filiere tecnologiche italiane più direttamente coinvolte, con l’obiettivo di integrare le politiche per la transizione energetica con una valutazione dei possibili impatti in termini di politica industriale.