Nei giorni scorsi l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha presentato l’ultimo rapporto, il sesto, in cui ha dichiarato che è «l’ultima chiamata per il pianeta: se non faremo di tutto per far abbattere le emissioni del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, sarà impossibile mantenere la temperatura media globale entro gli 1.5 gradi, e raggiungere le emissioni nette zero nel 2050!».
Secondo Alix Chosson, Senior ESG Analyst di Candriam, si tratta di un “rapporto molto atteso, in quanto l’IPCC è stato talvolta criticato, erroneamente a nostro avviso, per essersi concentrato troppo sull’allarmante diagnostica sul clima e non abbastanza sulle possibili soluzioni”.

Il tempo sta per scadere e il margine di azione ora è molto stretto. “Ogni anno che passa senza un’azione adeguata significa spendere un po’ di più del nostro prezioso budget di carbonio – afferma Chosson – Se non agiamo, potremmo aver speso ciò che resta del budget di carbonio cumulativo di 1,5°C entro il 2027-2028. Significa spingere il nostro mondo oltre i limiti planetari, e ci sono sempre più dubbi sulla nostra capacità di adattarci a un mondo anche di soli 2°C”.
La maggior parte delle azioni necessarie e delle tecnologie a basse emissioni di carbonio necessarie per raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025 (per poi dimezzarle entro il 2030) esistono già, e la maggior parte è già economicamente sostenibile, evidenzia la Senior ESG Analyst. “Ciò che serve è un’azione governativa molto chiara e decisa, per far sì che un mondo a basse emissioni di carbonio sia l’unica opzione praticabile”, avverte l’esperta di Candriam.
“L’elefante nella stanza rimane la necessità che la nostra dipendenza dai combustibili fossili diminuisca in modo significativo, fornendo al contempo accesso all’energia a un maggior numero di persone su questo pianeta”, continua Chosson. Secondo l’analista, è questa la sfida della transizione energetica.
“È fondamentale insistere sul fatto che lo zero netto entro il 2050 non è di per sé sufficiente – afferma l’esperta – Ciò che serve è una traiettoria di decarbonizzazione, senza o con un limitato superamento del nostro budget di carbonio, che porti il nostro mondo a zero emissioni nette entro il 2050. In un certo senso, la traiettoria è ancora più importante del suo punto di arrivo, ed è questo il significato del nuovo campanello d’allarme suonato dai climatologi”, conclude Alix Chosson.