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Conferenza ONU sul clima

COP27, punto di non ritorno: le dichiarazioni dei leader

Ci stiamo avvicinando a un punto di non ritorno, con impatti irreversibili, alcuni dei quali difficili persino da immaginare. In questo scenario ha inizio la COP27, Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, a Sharm El-Sheikh, in Egitto.

“Con l’inizio della COP27, il nostro pianeta sta inviando un segnale di soccorso. L’ultimo rapporto sullo stato del clima globale è una cronaca del caos climatico” ha dichiarato Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, “Come mostra così chiaramente l’Organizzazione meteorologica mondiale, il cambiamento sta avvenendo a una velocità catastrofica: vite e mezzi di sussistenza devastanti in ogni continente.”

“Le persone e le comunità ovunque devono essere protette dai rischi immediati e sempre crescenti dell’emergenza climatica.” ha proseguito il Segretario Generale, “Ecco perché stiamo spingendo così tanto per i sistemi di allerta precoce universali entro cinque anni. Dobbiamo rispondere al segnale di pericolo del pianeta con l’azione, un’azione per il clima ambiziosa e credibile. COP27 deve essere il luogo e ora deve essere il momento”.

Come sottolineato anche da Simon Stiell, segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, lo snodo principale è quanto ciò che le Nazioni hanno deliberato durante la COP26 di Glasgow dell’anno scorso sarà effettivamente concretizzato in azioni reali. “Tutti, ogni singolo giorno, ovunque nel mondo, devono fare tutto il possibile per evitare la crisi climatica.” ha dichiarato Stiell, “La COP27 stabilisce una nuova direzione di attuazione per una nuova era: dove i risultati del processo formale e informale iniziano davvero a unirsi per guidare un maggiore progresso climatico”.

Ma l’effettivo raggiungimento degli Accordi di Parigi sembra davvero lontano. “Maggiore è il riscaldamento, peggiori sono gli impatti. Abbiamo livelli così elevati di anidride carbonica nell’atmosfera ora che il livello più basso di aumento delle temperature a +1,5 gradi dell’accordo di Parigi è a malapena a portata di mano” ha evidenziato Petteri Taalas, segretario generale della World Meteorological Organization, “È già troppo tardi per molti ghiacciai e lo scioglimento continuerà per centinaia se non migliaia di anni, con importanti implicazioni per la sicurezza idrica. Il tasso di innalzamento del livello del mare è raddoppiato negli ultimi 30 anni. Sebbene lo misuriamo ancora in termini di millimetri all’anno, l’aumento sarà da mezzo metro a un metro per secolo, e questa è una minaccia a lungo termine e grave per molti milioni di abitanti delle coste e stati bassi”

Al contempo, dall’adozione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 30 anni fa, la consapevolezza internazionale sul problema è sicuramente aumentata. “Ora siamo in grado di comprendere meglio la scienza alla base del cambiamento climatico, di valutarne meglio gli impatti e di sviluppare meglio gli strumenti per affrontarne le cause e le conseguenze” ha dichiarato Abdel Fattah El-Sisi, presidente dell’Egitto, nazione che ospita la COP 27. Trent’anni e ventisei COP dopo, ora abbiamo una comprensione molto più chiara della portata della potenziale crisi climatica e di ciò che è necessario fare per affrontarla efficacemente. La scienza” ha dichiarato El-Sisi, “mostra chiaramente l’urgenza con cui dobbiamo agire per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra, adottare le misure necessarie per assistere coloro che hanno bisogno di sostegno per adattarsi agli impatti negativi dei cambiamenti climatici e trovare la formula appropriata che garantisca la disponibilità dei mezzi di attuazione necessari, indispensabili per i Paesi in via di sviluppo per dare il loro contributo a questo sforzo globale, soprattutto nel mezzo delle crisi internazionali che si susseguono, tra cui l’attuale crisi della sicurezza alimentare esacerbata dai cambiamenti climatici, la desertificazione e la scarsità d’acqua, in particolare in Africa, che subisce gli impatti maggiori”.

“Nel 2015, il mondo si è unito e ha dimostrato la volontà di raggiungere i compromessi necessari che hanno portato all’adozione dell’Accordo di Parigi.” ha ricordato il presidente ospitante, “Oggi, alla luce dei messaggi inequivocabili contenuti nei recenti rapporti dell’IPCC e dopo la COP26 di Glasgow, siamo nuovamente chiamati ad agire rapidamente se vogliamo davvero raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi, costruire la nostra resilienza e migliorare la nostra capacità di adattamento. Sebbene si tratti senza dubbio di impegni importanti, credo sinceramente che possano anche diventare opportunità di trasformazione verso la sostenibilità se pensiamo collettivamente in modo creativo e dimostriamo la necessaria volontà politica. Sono certo che tutte le parti e gli stakeholder arriveranno a Sharm El-Sheikh con una volontà più forte e un’ambizione più elevata in materia di mitigazione, adattamento e finanza climatica, dimostrando storie di successo nell’attuazione degli impegni e nel rispetto delle promesse”.

Dopo anni di presidio, quest’anno l’attivista globale per il clima Greta Thunberg sarà assente: “Non ci andrò per molte ragioni, lo spazio per la società civile quest’anno è molto limitato. Le conferenze internazionali sul clima sono usate dalle persone al potere come opportunità per ottenere attenzione con tanti diversi tipi di greenwashing”

L’auspicio è che invece la COP27 diventi il momento in cui si possa in futuro ricordare che il mondo è passato dai negoziati all’attuazione, in cui le parole siano tradotte in azioni e in cui venga intrapreso collettivamente un concreto percorso verso la sostenibilità e una giusta transizione e in cui venga garantito per le generazioni future.

Apertura del summit, le dichiarazioni del 7 novembre

Un patto di solidarietà climatica fra Stati ricchi e Stati emergenti. È ciò che ha chiesto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in apertura del summit dei capi di Stato e di governo alla conferenza sul clima COP27 di Sharm el-Sheikh. Il segretario generale ha ribadito che il cambiamento climatico è “la sfida centrale del nostro secolo”, ma che su questa “stiamo perdendo: le emissioni crescono e le temperature globali salgono”.

“In apertura della Cop27, io chiedo un Patto storico fra le economie sviluppate e quelle emergenti, un Patto di solidarietà climatica” ha affermato Guterres, “Un Patto in cui tutti i paesi facciano uno sforzo ulteriore per ridurre le emissioni in questa decade, in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi. Un patto in cui i paesi più ricchi e le istituzioni finanziarie internazionali forniscano assistenza per aiutare le economie emergenti ad accelerare la loro transizione all’energia rinnovabile. Un Patto che ponga fine alla dipendenza dai combustibili fossili e alla costruzione di centrali a carbone. Un Patto che fornisca energia universale, affidabile e sostenibile per tutti”. Per Guterres “le due maggiori economie, Stati Uniti e Cina, hanno una particolare responsabilità nell’unire i loro sforzi per rendere questo Patto una realtà“.

Il segretario generale ha inoltre chiesto “una roadmap” per attuare la promessa, fatta dai paesi sviluppati alla COP26 di Glasgow l’anno scorso, di raddoppiare la finanza per il sostegno all’adattamento al cambiamento climatico, fino a 40 milioni di dollari all’anno.

Quindi ha aggiunto che un fondo per ristorare le perdite e i danni del riscaldamento globale nei paesi meno sviluppati è “un imperativo morale”. “Ottenere risultati concreti sui loss and damage” ha dichiarato Guterres, “è un test decisivo sull’impegno dei governi al successo della Cop27”.

Al contempo, il commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha spronato i leader globali a frenare le conseguenze umanitarie più devastanti della crisi climatica e scongiurare un futuro catastrofico per milioni di rifugiati ricordando che “il 70% dei rifugiati e degli sfollati nel mondo proviene dai paesi più vulnerabili al clima, tra cui l’Afghanistan, la Repubblica Democratica del Congo, la Siria e lo Yemen”.

“Hanno un interesse enorme nelle discussioni sulla crisi climatica, ma troppo spesso sono esclusi”, ha osservato il commissario, “Non possiamo lasciare che milioni di sfollati e chi li ospita affrontino da soli le conseguenze del clima che cambia” e “solo un’azione coraggiosa e un massiccio aumento dei finanziamenti per la mitigazione e l’adattamento climatico possono alleviare le conseguenze umanitarie attuali e future della crisi climatica sulle popolazioni sfollate e sulle comunità ospitanti”.

I leader europei

In queste prime ore della conferenza internazionale sul clima, arrivano le dichiarazioni anche dei leader europei.

“Quest’anno ci riuniamo alla Cop27 in un momento cruciale. Stiamo vivendo in un tempo preso in prestito. La necessità di proteggere il nostro pianeta non è mai stata così urgente.” ha scritto in un tweet il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ora a Sharm el-Sheikh.

Il cambiamento climatico è ormai un fattore cruciale di cui bisogna tener conto, ed è concorde la presidente della Bce, Christine Lagarde, che ricorda l’impegno della banca centrale al riguardo sul blog dell’istituzione: “se non teniamo conto del suo impatto (cambiamento climatico) sulla nostra economia, rischiamo di perdere di vista una parte cruciale del nostro lavoro nel mantenere la stabilità dei prezzi”.

Verso Stati uniti e Cina, invece, le parole del presidente francese, Emmanuel Macron, che ha indicato voler premere sui “Paesi ricchi non europei”, affinché paghino la loro “parte” per aiutare i Paesi poveri dinanzi ai cambiamenti climatici. “Dobbiamo fare in modo che gli Stati Uniti e la Cina siano veramente presenti” in questa “battaglia” contro i cambiamenti climatici”, ha avvertito il leader di Parigi, secondo cui noi europei siamo “gli unici a pagare”.

Conversando con un gruppo di giovani impegnati per il clima prima dell’apertura della Cop27 a Sharm-el-Sheikh, Macron ha evidenziato la necessità di “mettere pressione sui Paesi ricchi non europei, dicendo loro: ‘dovete pagare la vostra parte'”.