Operatori e istituzioni dei mercati finanziari si trovano di fronte a grandi sfide legate al necessario contributo della finanza sostenibile per una transizione ecologica giusta. In questo quadro, il Forum per la Finanza Sostenibile, che ha passato il giro di boa dei 21 anni, intende continuare a giocare un ruolo importante nelle iniziative di advocacy, educazione e sensibilizzazione ai temi ESG e nella spinta alla finanza sostenibile. Non a caso, il Forum sarà impegnato in un gran numero di importanti eventi nelle prossime settimane, a partire dall’Italian Sustainability Week di Borsa Italiana, come racconta Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile, in un’intervista a ESGnews.
Il Forum per la Finanza sostenibile ha festeggiato i 21 anni di attività. Com’è cambiato il mondo della finanza sostenibile dagli albori ad oggi?
In estrema sintesi, nei 21 anni di attività del Forum la finanza sostenibile è passata da fenomeno di nicchia a fenomeno mainstream. Nel primo studio sul mercato SRI in Europa realizzato nel 2003 l’Italia rappresentava lo 0,1% del mercato europeo con 240 milioni di euro di masse, riferite ai soli investitori istituzionali. La situazione oggi è molto diversa. A livello europeo, secondo le rilevazioni di Morningstar, si è passati da meno di 400 miliardi di asset gestiti nel 2017 circa 2.000 miliardi del 2021. Il nostro Paese rappresenta una quota significativa: i dati di Assogestioni, relativi ai fondi aperti, mostrano che nel 2021 in Italia si sono superati i 430 miliardi di euro di masse gestite, contro i circa 8 miliardi di asset del 2017.
Quali sono le maggiori sfide dei prossimi anni per operatori e istituzioni dei mercati finanziari e quale ruolo devono giocare per promuovere un’economia più sostenibile?
Le sfide da affrontare sono diverse e riguardano, da un lato, il ruolo chiave della finanza sostenibile per una transizione ecologica giusta: da sole le risorse pubbliche non sono sufficienti, gli investimenti privati saranno fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici e ridurre di pari passo emissioni e disuguaglianze. In questo ambito, opportunità interessanti potranno arrivare dalle partnership pubblico-privato. È dunque importante creare le condizioni e gli spazi perché gli investitori privati sostenibili possano contribuire alla costruzione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Un’altra sfida fondamentale riguarda la trasparenza e la prevenzione dei fenomeni di greenwashing, tema a cui è dedicato anche un gruppo di lavoro dal Forum con i Soci all’inizio del 2022. Una terza sfida rilevante, su cui anche la nostra Associazione è al lavoro, è legata all’educazione finanziaria e alla sensibilizzazione dei risparmiatori sull’importanza di fare scelte di investimento sostenibili: tutti i grandi cambiamenti hanno bisogno, per realizzarsi, di un coinvolgimento dal basso. Questo vale anche per la transizione ecologica.
Incendi, temperature torride, disastri naturali. Mai come oggi appaiono evidenti gli effetti del riscaldamento climatico. Di fronte a questa emergenza e alla luce dell’attuale crisi energetica, cosa pensa della decisione di includere gas e nucleare nella Tassonomia?
A questa domanda rispondo citando alcuni dati di fatto imprescindibili. Innanzi tutto, gli impegni presi con gli Accordi di Parigi di mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C entro fine secolo, e comunque ben al di sotto dei 2°: per attuare questo percorso di decarbonizzazione, è chiaro che sarà necessario puntare su fonti energetiche a zero emissioni e che non comportano rischi ambientali per le generazioni future. Per realizzare la transizione, occorre guardare dunque soprattutto alle energie rinnovabili, che hanno il potenziale per rispondere al nostro fabbisogno. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, infatti, la capacità elettrica rinnovabile aumenterà di oltre il 60% tra il 2020 e il 2026, raggiungendo i 4.800 GW, cioè l’attuale capacità globale cumulata di combustibili fossili e nucleare. Numerosi investitori istituzionali guardano già oltre le fonti fossili, in considerazione della loro maggiore resilienza anche rispetto agli sconvolgimenti geopolitici in atto e della maggiore remuneratività dell’investimento nel lungo periodo, a fronte di rischi minori. Secondo un’indagine della società di consulenza Boston Consulting Group, solo un investitore istituzionale su quattro, a livello globale, pensa che l’oil&gas giocherà un ruolo di crescente importanza nel proprio portafoglio nei prossimi 10 anni. Ben l’86% degli intervistati pensa che gli investimenti in clean energy siano un ambito di riposizionamento per le compagnie dell’Oil&gas in futuro. Lo stesso Institutional Investors Group on Climate Change, che rappresenta oltre 350 grandi società di investimento per 51.000 miliardi di dollari di asset gestiti, ha preso più volte posizione a favore della decarbonizzazione.
Anche dal punto di vista sociale si profilano altri scenari drammatici con il deterioramento del potere di acquisto e il rischio della mancanza di cibo per milioni di persone. Cosa può fare concretamente la finanza per fornire soluzioni a queste problematiche?
Queste dinamiche fanno emergere con sempre maggiore forza l’importanza di garantire una giusta transizione, ossia un percorso di decarbonizzazione che coniughi il taglio delle emissioni climalteranti con la riduzione delle disuguaglianze e la gestione delle crisi occupazionali che inevitabilmente si presenteranno con il passaggio da un’economia fossile a una decarbonizzata. La finanza sostenibile può dare il proprio contributo in due modi, tra sé integrati e complementari: da un lato, operando scelte di investimento in progetti e iniziative che favoriscano servizi territoriali e inclusione sociale; dall’altro lato, attraverso l’engagement con le aziende, stimolandole su comportamenti sempre più virtuosi sul fronte della sostenibilità sociale. L’engagement è uno strumento di grande importanza ed efficacia, a cui il Forum dedica quest’anno, per il secondo anno consecutivo, un gruppo di lavoro con i propri Soci.
Oggi il concetto di sostenibilità non appare più in contrasto con i pilastri dell’investimento finanziario, come profitto e rendimento, ma fino a poco tempo fa ESG e SRI parevano quasi la declinazione di un idealismo non facilmente perseguibile in finanza. A cosa si deve la svolta?
La svolta è dovuta sia a una crescente sensibilità degli investitori verso questi temi, sia alle caratteristiche degli investimenti ESG, che hanno mostrato di poter garantire una maggiore redditività e resilienza, in virtù di una migliore gestione e analisi dei rischi nel processo di investimento. Durante i primi mesi della pandemia, così come allo scoppio della guerra in Ucraina, gli investimenti ESG hanno mostrato sottoperformance minori rispetto a quelli non ESG.
L’impulso regolamentare ha svolto un ruolo importante per fare strada agli investimenti sostenibili. Come giudica l’attuale quadro regolatorio che si va delineando in Europa?
L’attuale quadro regolatorio europeo è molto positivo. A partire dal 2018, l’Unione Europea ha lavorato in modo molto intenso per dotare il settore della finanza sostenibile di una serie di regole chiare, avendo come obiettivi principali la trasparenza e la creazione di condizioni abilitanti per gli investimenti sostenibili, in funzione della transizione ecologica. Alcuni provvedimenti avrebbero potuto essere diversi o più coraggiosi, altri di più facile applicabilità per gli operatori finanziari: quest’ultimo aspetto non va mai perso di vista, poiché se una norma non è di facile attuazione, la sua portata rischia di ridursi. Altri provvedimenti sono ancora mancanti e auspico che arrivino presto: è il caso della tassonomia sociale.
Come Forum per la Finanza Sostenibile, quali sono i vostri principali obiettivi e quali le prossime iniziative in programma?
La vocazione del Forum per la Finanza Sostenibile è di essere sempre un passo avanti, riconoscendo dinamiche e fenomeni prima che si affermino. Le prossime iniziative riguardano i temi principali su cui abbiamo lavorato quest’anno. Durante l’Italian Sustainability Week di Borsa Italiana metteremo in campo un’azione di engagement collettivo verso le aziende quotate presenti: nostri Soci investitori solleciteranno il confronto con le imprese su 13 temi ESG individuati dal gruppo di lavoro del Forum sul tema, avviato nel 2021. In ottobre avremo due appuntamenti di educazione finanziaria, area da sempre presidiata dal Forum. A novembre 2022, in occasione di Ecomondo, presenteremo invece un paper dedicato al greenwashing, contenente un’analisi del fenomeno e una serie di linee guida per prevenirlo: il documento è frutto di un gruppo di lavoro sul tema avviato quest’anno con i nostri associati. Dal 10 al 30 novembre 2022, infine, si terrà l’undicesima edizione del nostro evento annuale, che quest’anno passa al plurale e diventa le Settimane SRI: in calendario ci sono circa 15 eventi, con la presentazione di cinque nuove ricerche.
Quali sono i principali risultati e miglioramenti generati dal Forum nei primi 20 anni di attività?
Grazie al proprio lavoro, il Forum ha dato un contributo fondamentale nel portare all’attenzione di istituzioni, operatori finanziari, organizzazioni non finanziarie e cittadini i temi della finanza sostenibile. Grazie sia a iniziative di advocacy, sia al lavoro costante sul fronte dell’educazione finanziaria, la sensibilità e l’interesse verso il settore sono molto aumentati. Il Forum ha inoltre prodotto conoscenza aperta sul settore attraverso un intenso lavoro di ricerca, con oltre 40 pubblicazioni sul tema liberamente accessibili online.