Sono aidna con il progetto we will drink sweat (?), Casalini Bartoli Architetti con la vie en rose e FTA | Filippo Taidelli Architetto con […] Water, water, every where. Nor any drop to drink i tre vincitori della seconda Collettiva di architettura del Manifesto dell’Abitare che ha avuto luogo nella cornice di Mia Photo Fair, fiera internazionale d’arte dedicata alla fotografia.
Il podio è il risultato della votazione del pubblico che ha scelto il proprio progetto preferito nei giorni della mostra. Tra i 17 progetti, il primo posto è andato dunque allo studio di architettura aidna con il 17,1% dei voti, il secondo a Casalini Bartoli Architetti con il 16,2% dei voti e a FTA | Filippo Taidelli Architetto il bronzo (9%). Il premio, sponsorizzato da Airlite, è stato ideato in collaborazione con la Fondazione Franco Albini, partner del Manifesto, e consiste in un workshop residenziale a Casa Albini in Gallura, un contesto dove architettura, design, natura e formazione si fondono.
Indice
I tre studi vincitori, i concept dei progetti
I 17 studi di architettura che hanno partecipato alla Collettiva erano stati chiamati a interpretare il tema dell’acqua e a riflettere sull’importanza di questa risorsa oggi sotto stress a causa del cambiamento climatico. I progettisti hanno quindi dato spazio alle proprie osservazioni e alle suggestioni derivanti dal momento storico e ambientale in cui ci troviamo. A far risuonare un quesito: come cambia e/o è destinato a cambiare il binomio acqua-architettura, e quindi acqua-uomo.
Dalla casa dell’ecosistema che suda e dove tutti trovano e ritrovano il proprio posto di aidna, alla provocazione di Casalini Bartoli che invita a riflettere su dove direzioniamo la nostra attenzione e sulle sfide globali su cui invece dovremmo focalizzarci, fino al “naufragio umanitario” di Filippo Taidelli: di seguito i tre progetti vincitori e le sinossi proposte dagli studi. Per chi non ha avuto modo di vederli in fiera e chi vuole continuare a farsi ispirare.
aidna – we will drink sweat (?)
Berremo sudore (?), questa la domanda centrale della proposta
Quale enigma si nasconde in questa fragile architettura sudata?
Brillante, informe e passiva, l’acqua – in tutti i suoi stati – non teme la stasi. Può svegliarsi intrappolata nel ghiaccio e poi scivolare via, erodere le superfici, contornare le cose e definirne i bordi. Obbedisce a ogni lieve movimento e a ogni nuova inclinazione.
Immaginiamo di trasformare una sudorazione eccessiva in un meccanismo di salvezza per l’ecosistema: spillando l’acqua dall’aria.
Il nostro è un test di riconciliazione.
Una casa che suda, perché quella della vita dovrebbe essere una casa senza fine, una casa umida, una casa simbiotica, dove tutti trovano posto.
Il test è ambientato in aperta campagna, dove da tempo dedichiamo le nostre energie creative per promuovere la riappropriazione del più grande bene confiscato alla camorra nella città metropolitana di Napoli, Masseria Ferraioli. In questo significativo spazio di campagna aperta, trova spazio un progetto-prototipo per un padiglione: una casa dell’ecosistema.
Casalini Bartoli Architetti – La vie en rose
Nel progetto fotografico La vie en Rose”, viene dipinto un mondo in cui l’essere umano vive con scelleratezza e ludopatia, ignorando gli allarmi climatici e i problemi legati alla sostenibilità, in particolare all’acqua. Le immagini mostrano un’umanità immersa nel consumo e nel divertimento, senza considerazione per le risorse naturali esauribili e l’ambiente circostante. L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico sull’urgenza di affrontare queste sfide e promuovere un cambiamento verso un futuro più sostenibile.
FTA | Filippo Taidelli Architetto – […] Water, water, every where. Nor any drop to drink.
Il naufragio umanitario
Nasciamo immersi nell’acqua, siamo fatti per lo più di acqua, e siamo circondati d’acqua.
Nonostante ciò, questa preziosa risorsa scarseggia e la miopia ambientale o ingordigia espansionistica dell’uomo la spreca.
Nel corso di molti conflitti, essa viene contesa e deliberatamente privata causando crisi umanitarie e sanitarie. Il controllo dell’acqua, come oro blu, diventa così uno strumento di guerra.
Water Grabbing
Il controllo delle risorse è da sempre motivo di conflitti: sempre più Stati si appropriano di bacini acquiferi di piccole comunità locali o nazioni confinanti. Questo fenomeno è chiamato Water Grabbing, una crisi idrica intesa come pressione sociale volontaria ed arma di controllo per alimentare la rivalità tra popoli.
I rifugiati climatici
La crisi climatica porta ad un calo della disponibilità d’acqua, una fonte riconosciuta dalle Nazioni Unite come diritto fondamentale ed universale, generando epocali cambiamenti a livello politico ed etnico.