Omar Degoli, Head of Environment and Circular Economy di FederlegnoArredo | ESG News

Intervista ESGmakers

Degoli (FederlegnoArredo): aziende italiane in corsa per recepire regolamento sull’ecodesign

Dal controllo della value chain all’integrazione di principi di ecodesign. La filiera del legno e dell’arredo si trova alle porte di una piccola rivoluzione che la porterà ad assimilare sempre più all’interno dei processi produttivi, ma anche della governance e della progettazione, i criteri della sostenibilità. Ora che il regolamento sull’ecodesign, che stabilisce requisiti di ecoprogettazione e standard minimi in materia di durabilità, riparabilità, efficienza energetica e circolarità dei prodotti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale europea, soddisfare i parametri per raggiungere un certo livello di sostenibilità diventa ancora più importante per le aziende del settore. Con il Regolamento ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation), infatti, verranno fissate prestazioni minime sempre più sfidanti per i produttori di arredo e i prodotti non conformi saranno gradualmente eliminati dal mercato.  

Da questo punto di vista, le aziende già abituate a interfacciarsi con protocolli ambientali o criteri per gli acquisti pubblici verdi saranno avvantaggiate, spiega Omar Degoli, Head of Environment and Circular Economy di FederlegnoArredo, l’associazione di categoria dei produttori di legno, sughero, mobili e arredamento, che rappresenta a livello nazionale ed europeo il sistema imprenditoriale italiano del legno/arredo. 

Le difficoltà possono infatti derivare dalla necessità di confrontarsi simultaneamente e per tutta la propria produzione con un set di criteri con i quali non si ha familiarità e che possono richiedere adattamenti anche importanti e profondi. Un rischio che per le aziende italiane sembra esserci dal momento che, secondo una survey presentata a Ecomondo 2023 da FederlegnoArredo e Fondazione Symbola, oltre due imprese su tre non hanno prodotti che abbiano conseguito almeno una certificazione o attestazione ambientale e solo il 37,5% ha prodotti adatti a protocolli ambientali.

Nonostante ciò, Degoli evidenzia anche che le imprese della Penisola, sebbene siano partite con un po’ di ritardo, ora “stanno recuperando velocemente”. Tanto è vero che, stando ai dati della survey, il 96% delle aziende della filiera legno-arredo adotta materiali sostenibili nei processi e il 60% si approvvigiona in qualche misura da fonti energetiche rinnovabili nella produzione. Una filiera, quindi, certamente ancora in trasformazione e con passi in avanti da compiere sul fronte sostenibilità, ma allo stesso tempo fortemente determinata ad essere sempre più green.

Al contempo sono diverse le iniziative che FederlegnoArredo ha introdotto a sostegno delle aziende associate per accompagnarle nella transizione verso modelli produttivi più sostenibili. L’ultima, Re-Design, è un progetto di consorzio pensato e sviluppato insieme alle aziende dalla Federazione, per occuparsi del fine vita del prodotto di arredo all’interno della filiera. In poche parole, obiettivo del progetto è di supportare le imprese dell’arredo nella piena transizione verso l’economia circolare, e di consentire loro di farsi trovare pronte a una possibile futura implementazione della responsabilità estesa nel settore da parte del legislatore europeo.

“Le aziende, per adattarsi e stare al passo con la normativa europea devono” continua Degoli in questa intervista a ESGnews nella quale sottolinea le sfide e le opportunità del settore sul fronte della sostenibilità, “iniziare a confrontare i propri prodotti attuali con criteri di ecodesign e aumentare la capacità di recuperare informazioni dai propri fornitori costruendo un sistema di comunicazione che sia adattabile a nuove richieste”.

Quali sono le principali sfide che devono affrontare i settori della filiera del legno e dell’arredo sul fronte della sostenibilità?

Penso che il controllo della catena di fornitura diventerà sempre più decisivo, perché la capacità di una azienda di governare ogni aspetto del proprio processo e dei propri prodotti sarà sempre più chiave per rimanere allineati con le richieste della legislazione e del mercato. Per un settore con moltissime piccole imprese, questo è un tema delicato, perché spesso non si ha la capacità di influenzare soggetti a monte che sono molto più organizzati del produttore finale. Quindi le due sfide principali saranno la capacità di gestire tracciabilità e conoscenza/governo della value chain da un lato e l’integrazione di logiche e principi di ecodesign dall’altro, per affrontare i requisiti che verranno richiesti dal regolamento sui prodotti sostenibili ESPR.

Il recente regolamento sull’Ecodesign rappresenta una rivoluzione importante per il comparto. Come influenzerà le strategie aziendali?

Il regolamento ESPR ha le potenzialità di avere lo stesso impatto che hanno avuto i regolamenti sugli elettrodomestici, che hanno spinto le aziende a performance energetiche sempre migliori e i clienti a considerare questo aspetto nelle loro scelte.

Le aziende dovranno confrontarsi con una serie di criteri che potrebbero richiedere un profondo aggiornamento del loro modo di produrre e del loro catalogo. Cercare di arrivare preparati è cruciale.

Quali sono le maggiori difficoltà di applicazione e le opportunità che ne derivano?

Le difficoltà possono derivare dalla necessità di confrontarsi simultaneamente e per tutta la propria produzione con un set di criteri con i quali non si ha familiarità e che possono richiedere adattamenti anche importanti e profondi. Le aziende abituate a interfacciarsi con protocolli ambientali o criteri per gli acquisti pubblici verdi saranno avvantaggiate. Chi si rivolge prevalentemente al consumatore dovrà prepararsi con attenzione. L’opportunità per chi sarà in grado di attrezzarsi per queste nuove richieste sarà quella di poter offrire prodotti a prova di futuro, e con la possibilità di innescare anche una parte di servizio complementare al prodotto, o addirittura di cambiare il modello di business.

Le imprese italiane sono pronte per una vera integrazione della sostenibilità nelle proprie strategie, a partire da come sviluppano i nuovi prodotti?

Le imprese italiane sono forse partite con un po’ di ritardo, ma stanno recuperando velocemente. È importante avere un sistema ben integrato che assicuri che tutti i processi incorporino i principi della sostenibilità. In questo modo si abbassa la soglia di affanno e fatica nella compliance, e si possono generare opportunità.

Quali sono i primi passi che devono compiere per ridefinire il proprio modo di operare?

Confrontare i propri prodotti attuali con una lista di criteri di ecodesign (noi ne proponiamo una nella nostra guida, ma ci si può riferire anche ad altri criteri, quelli minimi ambientali per gli acquisti pubblici, o quelli per l’ecolabel dei mobili, per esempio) è già un primo passo.
l’altro aspetto è cominciare a irrobustire la capacità di recuperare informazioni dai propri fornitori costruendo un sistema di comunicazione che sia adattabile a nuove richieste.

Come associazione quali iniziative avete avviato per supportarle?

Sul regolamento ESPR abbiamo fatto un enorme lavoro con la nostra associazione europea EFIC e abbiamo potuto presentare alle nostre aziende una prima guida operativa, nella quale abbiamo messo tutte le indicazioni possibili a questo stadio per orientare l’attività delle aziende nei prossimi anni.

Sul fronte dell’economia circolare qual è la maturità del settore dal punto di vista del riciclo e del riuso?

Sul fronte riciclo siamo tradizionalmente forti e siamo ai vertici delle classifiche europee. FederlegnoArredo è inoltre impegnata nello sviluppo si un sistema di responsabilità estesa per l’arredo, che oltre a stimolare ulteriormente la capacità di riciclo, non solo del legno, nel quale vantiamo un record mondiale, ma di tutti i prodotti di arredo, vuole favorire dove possibile anche pratiche di riuso.

Qual è il peso dei materiali nella sostenibilità di un prodotto e come controllare la filiera?

È un fattore importante, ma è anche uno di quelli sui cui le aziende sono più attive. L’attenzione al prodotto nella manifattura italiana non manca mai. Come FederlegnoArredo abbiamo messo a disposizione delle associate anche una libreria di materiali innovativi. La capacità di controllo della filiera è invece un tema strategico su cui si misurerà la capacità delle aziende di affrontare le richieste normative e di mercato.

Quali sono le certificazioni indispensabili per un’azienda che opera nell’arredo?

Non ce ne sono. Dipende dal tipo di cliente, di mercato, dalla proposta di valore che si vuole offrire. 

E per il legno?

Il tema dell’origine sostenibile del legno resta sempre molto importante, ed è esacerbato anche dalla prossima implementazione del regolamento sulla deforestazione. Non c’è perfetto allineamento tra due sistemi di certificazione della catena di custodia più noti, FSC e PEFC, e la regolamentazione, ma certamente questi schemi restano fondamentali per le aziende per assicurare la conformità a richieste di clienti business o schemi di certificazione e per comunicare l’attenzione alla sostenibilità delle risorse anche al consumatore finale.