Connettere le economie europee con il mercato globale, con l’obiettivo di investire i capitali per le generazioni future. È questa la grande sfida che vede impegnato Euronext, il principale mercato dei capitali europeo, come sottolineato da Mathieu Caron, Head of Listing and Corporate Services, Euronext nel suo intervento all’Euronext Sustainability Week.
“Euronext” spiega Caron, “sta dimostrando un commitment ad obiettivi “science-based”, attraverso un ampio range di iniziative e strumenti concreti, come i bond ESG rilasciati per 1,3 trilioni di euro. Il supporto alle aziende non manca, sia tramite la versione ESG dei principali indici, come MIB ESG e CAC ESG, sia con il rilascio di raccomandazioni per i processi ESG, la loro comprensione e trasparenza, ma soprattutto grazie alla nuova piattaforma MyEsgWebsite. Quest’ultima, presente sul sito di Euronext, la renderà il primo exchange a mostrare dati ESG standardizzati su ogni sua issuance”.
La nuova piattaforma rappresenta un’importante novità e dimostra la capacità di innovazione di Euronext per rispondere all’ormai imprescindibile integrazione di strumenti ESG nel proprio portafoglio, adottata da sempre più investitori a livello mondiale.
E i numeri dei prodotti ESG quotati sul listino europeo confermano il primato di questa borsa negli strumenti sostenibili. Maurizio Pastore, Head of Debt Listing di Euronext, cita la presenza di 1800 bond ESG, emessi da più di 400 aziende, per un controvalore di 1,3 trilioni di euro, rendendolo leader mondiale. Questi strumenti presentano una notevole varietà, declinandosi in sustainable linked bonds, social bonds, green bonds, ma tutti hanno dimostrato di affrontare meglio le crisi, come quelle recenti, quando hanno subito un calo del 12% a fronte di un 30% per il resto del mercato.
Indice
Strumenti finanziari a sostegno della transizione delle imprese
Strumenti finanziari a supporto delle aziende nella transizione e il nuovo ruolo del sistema bancario sono stati al centro del panel moderato da Carlo Massini, partner di Hogan Lovells a cui hanno partecipato Fabio Negri Jametti, Head of Planning & Marketing Corporate a Banco BPM,
Manuela Carra, Head of Finance di CDP, Marta Testi, CEO, ELITE, Alfredo Romano, Head of Italy di Greenomy, Gian Marco Salcioli, Head of Strategic Marketing & ESG Initiatives, a IMI Corporate & Investment Banking Division Intesa Sanpaolo e Massimo Catizone, Head of ESG Advisory in UniCredit.
La rapida evoluzione dello scenario ESG, legata anche all’implementazione della normativa che è in continua fase di definizione, rappresenta una sfida per banche e intermediari, chiamati a rivedere le proprie procedure ogni 2/3 settimane per restare al passo con i cambiamenti. Ma anche la domanda da parte dei clienti fornisce stimoli per restare alla frontiera. I clienti stessi richiedono educazione e aiuto nell’attività di benchmarking, accompagnamento nella definizione di nuove pratiche, fino all’elaborazione di un framework ESG, che va oltre i semplici aspetti economici, comprendendo, ad esempio, anche quelli legislativi. E d’altro canto la sostenibilità affonda le sue ragioni in una logica di mercato, dati gli effetti positivi sulla performance di lungo termine e l’abbassamento del rischio.
I fattori ESG diventano quindi un elemento imprescindibile nelle analisi finanziarie per gli affidamenti e i rapporti con i clienti. “I dati ESG sono uno degli elementi da considerare nella valutazione degli investimenti” osserva Negri Jammetti,”si tratta di mero business, basti pensare all’incremento dei rischi fisici come dimostrano vicende come l’alluvione in Emilia Romagna”. Anche CDP, sottolinea Carra, ha messo a punto un sistema proprietario di valutazione degli affidamenti in chiave ESG. “Un sistema che ha avuto ricadute anche nell’economia reale dato che i nostri criteri forniscono uno stimolo allo sviluppo di progetti e iniziative che rispondono alle logiche di impatto e alla Tassonomia”. In effetti, Salcioli ha affermato come ormai “L’ESG è irreversibile” e la finanza sostenibile sia effettivamente finanza tout-court. Il dibattito è proseguito su altri temi, come l’importanza di dati e kpi per sostenere la transizione, l’utilizzo dei fondi per l’innovazione tecnologica, con le sue sfide ed opportunità e l’economia circolare. Senza dimenticarsi della collaborazione tra banche, aziende ed istituzioni. “Da soli non è il miglior modo di fare” ha affermato la Testi. “Attualmente il 90% dei prodotti che consumiamo non è riciclato. Questo ci fa capire l’enorme potenziale che può avere la ricerca di “capitale intelligente” cioè quello che va a finanziare la trasformazione del modello economico che deve non solo occuparsi della decarbonizzazione ma della definizione di un ciclo circolare di produzione”.
La roadmap ESG per le imprese
Al centro della trasformazione verso un modello di business sostenibile sono le imprese, non solo quelle italiane. Da qui l’esigenza di estendere la Italian Sustainability Week alla Euronext Sustainability Week, con un respiro internazionale come riscontrato anche da Barbara Lunghi, Head of Listing Sales Italy di Borsa Italiana.
Il ruolo di moderatrice del secondo panel è stato assunto da Antonella Brambilla, partner di Dentons, che ha guidato la discussione a proposito della roadmap ESG, uno strumento flessibile e concreto a sostegno della strategia ESG nelle aziende: la compliance non viene realizzata da un giorno all’altro ed è fondamentale che le aziende abbiano ben chiara la strada da percorrere. Hanno partecipato Piero Munari, Co-founder & Managing Partner in Arwin&Partners, Francesco Paolo Virgilio, Head of IR Advisory di Euronext Corporate Services, Daniela Biagi, Head of Academy per Euronext Corporate Services, Salvatore Amitrano, CEO di V-Finance, Rita Santaniello, Board Member in Sircle, Società Benefit.
Per Amitrano parlare di roadmap significa parlare di trasformazione sostenibile, a partire dalla compliance, passando per efficienza e innovazione. L’importanza di muoversi per tempo è ribadita da più ospiti: “tutto dovrebbe essere pronto per ieri” dice la Biagi. Munari dà un orizzonte temporale di sei mesi per completare il processo di compliance considerando che il solo rating può durare fino a due mesi, all’interno di una roadmap più ampia, di tre anni. Ad ogni modo l’ESG non è solo un intralcio, regolamentazione da rispettare, ma una grande opportunità da sfruttare, seppur per la Santaniello ormai rappresenta quasi una “necessità” per non rimanere fuori dal mercato. L’educazione viene ancora una volta presentata come una parte essenziale del processo di transizione, con un approccio top-down a partire dal board, così come la costante misurazione della performance e dell’evoluzione della strategia: “se non puoi misurarlo, non puoi gestirlo”. Oltre alla raccolta di dati, la loro coerenza, chiarezza e integrazione, è fondamentale la capacità di comunicarli efficacemente. Ad esempio, alcune PMI sarebbero compliant dal punto di vista ESG ma non riescono a rendere partecipi gli investitori e perdono opportunità e visibilità. La tavola rotonda si è conclusa con un excursus sul ruolo del CSO (Chief Sustainability Officer) nell’implementare la roadmap, definito “fondamentale”, un agente del cambiamento che può davvero spostare l’equilibrio da semplice compliance a reale trasformazione sostenibile, connettendo stakeholders interni ed esterni, come investitori ed agenzie di rating. Questo a patto che sviluppi le necessarie skill tecniche, il gergo e la conoscenza del mercato del capitale.
Il punto di vista degli analisti equity e delle società di rating ESG
È toccato a Camille Leca, Head of ESG di Euronext presentare il panel incentrato sul rating, moderato da Gianfranco Di Vaio, Head of IR & Rating, CDP e Valeria Ricciotti, Head of IR and Credit Rating Agencies, Leonardo, che hanno condotto la discussione tra Domenico Ghilotti, Co-Head Research Team in Equita, Alberto Chiandetti, Equity Portfolio Manager di Fidelity International, Federico Pezzetti, Senior Analyst Utilities di Intermonte, Eva Heijkants, Manager Client Relations di Morningstar Sustainalytics. Per Chiandetti, chi non ha ancora compreso l’importanza degli investimenti ESG “sta mancando un punto”.
Per le aziende è importante stabilire degli obiettivi chiari ed avere una visione di breve, medio e lungo termine, per orientarsi nel complesso mondo del rating, ancora frammentato tra diverse agenzie e metodologie. La tendenza da parte delle grandi società di asset management è quella di affidarsi alle società di rating ma non per affidarsi passivamente al loro giudizio, semmai per arricchire la propria base dati e comprenderne il significato. La Hejikants, di fronte alla differenziazione dei giudizi delle rating agency, sottolinea l’importanza di scegliere un proprio modello di riferimento e monitorare i progressi, mantenendosi su criteri semplici e omogenei come i dati relativi agli scope delle emissioni (1,2, e 3), senza fare confusione tra diversi metodi, emissioni evitate, ma concentrandosi sulla reale riduzione.
Viene proposta un’interessante differenziazione tra aziende: già compliant, ad alto potenziale, e che ancora non hanno dimostrato commitment. Se l’85% degli appartenenti all’indice MSCI presenta almeno una strategia legata al cambiamento climatico, nessuna appartiene ancora al miglior pacchetto, solo alcuni presentano dati relativi allo scope 3; nonostante ciò si registrano 35 aziende ad alto potenziale.
L’engagement come strumento di confronto tra aziende e investitori
L’ultima tavola rotonda della giornata inaugurale ha riguardato un tema cruciale ma spesso sottovalutato: l’engagement degli investitori. Hanno moderato Francesca Pezzoli, Head of IR a Snam e Jessica Spina, Head of Group IR and Strategic Corporate Development di Mediobanca
Mentre hanno portato la loro esperienza Antonio Amendola, Senior Fund Manager Equity Italia in AcomeA SGR, Angelo Meda, Head of Equities di Banor SIM, Isabel Reuss, Senior Climate and Social Advisor nel Forum per la Finanza Sostenibile, Gianluca Pediconi, Partner & Portfolio Manager in MOMentum Alternative Investment, Francesca Mozzati, Product Specialist di Sycomore Asset Management e Marco Seveso, Head of Investments per Soprarno SGR.
Ma quali sono le informazioni di cui hanno bisogno gli investitori per formare il proprio giudizio sulla sostenibilità delle aziende? Dati e Kpi sono fondamentali, ma è importante che siano affidabili. Per questo, devono essere aggiornati con una certa frequenza. “Ragionare su numeri superati, come spesso accade di trovare, rappresenta un problema”, spiega Seveso. I dati poi vanno interpretati anche per riuscire confrontarli con quelli dei competitor. Per questo il dialogo tra analisti e società è fondamentale, anche per capire il metodo con cui i numeri sono stati rilevati e potere valutare anche, come nel caso delle aziende industriali, le differenze dei diversi segmenti di business del portafoglio.
I dati, seppur semplici, dovrebbero rappresentare efficacemente elementi qualitativi, quantitativi e di lungo termine, mantenendo la necessaria trasparenza. Ne consegue che il processo di misurazione e raccolta sia piuttosto complesso, specialmente per le PMI, che necessitano di una guida e collaborazione costante. I partecipanti non hanno parlato solo di risorse finanziare, ma è stato posto un accento sul capitale umano ed intangibile, la cui importanza è cresciuta sempre di più negli ultimi anni. “Il valore della parte intangibile delle aziende è passato dal 30% al 70 % e questo dimostra il valore della cultura aziendale, delle persone, delle politiche sostenibili” osserva Pediconi. Come afferma la Mozzati “Per vivere in un mondo migliore è necessaria la collaborazione con i governi e rendere gli investimenti più umani”.
La prima giornata della Euronext Sustainability Week alla Borsa Italiana si è così conclusa con il discorso di Patrizia Celia, Head of Large Caps, Investment Vehicles, che ha riassunto i necessari passi per percorrere con successo la strada verso il net-zero da parte di aziende ed investitori.
Photo credit: Andrea Hruby