L’indagine annuale degli analisti dedicata ai temi ESG di Fidelity International rileva segnali di progresso anno dopo anno verso l’obiettivo Net Zero, ma conferma che c’è ancora molta strada da fare nel viaggio verso un’economia più sostenibile.
La Fidelity ESG Analyst Survey studia le opinioni dei suoi analisti interni, dislocati in tutto il mondo, e si basa su quasi 200 risposte provenienti da team azionari e obbligazionari*. L’Europa è ancora in testa nella transizione verso l’obiettivo Net Zero, con la percentuale più alta di aziende riconosciute dagli analisti di Fidelity come “leader” in questo viaggio. E mentre la Cina per ora mostra la percentuale più piccola di aziende che guidano, più della metà delle aziende cinesi sta iniziando a cambiare, il che significa che oltre il 70% sta valutando la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
“Il sondaggio di quest’anno ha trovato segni tangibili di progresso aziendale verso l’obiettivo Net Zero, nonostante l’impatto della guerra in Ucraina, e un aumento della domanda immediata di combustibili fossili sostitutivi, compreso il carbone, per mitigare i prezzi più elevati”, ha commentato Fiona O’Neill, Head of Strategic Initiatives, Global Investment Research, Fidelity International. “La traiettoria positiva della transizione della Cina mostra che le società cinesi stanno rispondendo positivamente all’aumento della consapevolezza degli investitori derivante dall’annuncio di Pechino del 2020 di puntare all’obiettivo net zero entro il 2060”.
“Tuttavia, molte aziende sono ancora all’inizio del loro percorso ESG e hanno ancora molta strada da fare. Nel complesso, il progresso è più lento di quanto vorremmo, ma è visibile. Come asset manager, continuiamo a concentrarci sull’individuazione di quelle aziende che intraprendono azioni concrete e continuiamo ad allocare capitale laddove può dare i risultati migliori”, ha aggiunto la O’Neill.
Il sondaggio rileva, inoltre, che gli analisti di Fidelity nel complesso vedono più opportunità che rischi derivanti dalla transizione verde, soprattutto nel lungo termine. Il Giappone si distingue, con gli analisti che evidenziano opportunità significative che dovrebbero emergere nel settore automobilistico, dei beni di prima necessità e dei semiconduttori nel prossimo decennio. È probabile che anche la Cina tragga vantaggio dalle opportunità green ed è già leader in settori come i pannelli solari.
“Un tema chiave cui stiamo guardando è quello di una ‘giusta transizione’. Il passaggio, infatti, a un’economia più verde rischia di avere un impatto negativo su alcuni individui e comunità, come quelli che lavorano nell’industria dei combustibili fossili, e dovrebbero essere compiuti sforzi per mitigare tali rischi. I nostri analisti vedono segnali di progressi incrementali, con una percentuale maggiore di aziende che ha annunciato iniziative per promuovere una corretta transizione supportando i dipendenti disoccupati”, ha affermato ancora Fiona O’Neill.
Più aziende che adottano politiche su questioni ESG chiave
Non sono state solo le emissioni di gas serra a dominare le discussioni negli incontri con i consigli di amministrazione e i dirigenti negli ultimi 12 mesi. L’indagine evidenzia il marcato aumento delle interazioni trasversali su temi sociali, come il benessere e la diversità dei dipendenti.
“Dopo i cambiamenti repentini e drammatici dell’ultimo anno, le catene di approvvigionamento sono al centro dell’attenzione, in particolare le preoccupazioni sul lavoro, che hanno mostrato il maggiore aumento delle menzioni da parte degli analisti. Ma l’ambiente rimane un tema chiave e la biodiversità è presente nel 26% delle conversazioni degli analisti, con il nostro team che si aspetta aumenterà nel prossimo anno”, ha concluso Fiona O’Neill.