Sudafrica | ESGnews

Opinione di Mali Chivakul, Emerging Markets Economist di J. Safra Sarasin

Sudafrica: l’importanza di incorporare la performance sociale e ambientale

Gli investitori nei mercati emergenti considerano da tempo i rischi politici e di governance nelle loro decisioni di investimento. Invece l’incorporazione della performance sociale e ambientale è relativamente una novità.

Per esempio, il basso rating ESG del Sudafrica è determinato dai punteggi bassi per quanto riguarda le componenti S ed E. Il primo è dovuto principalmente all’elevato grado di disuguaglianza nel Sudafrica. L’elevata disuguaglianza di reddito non è un fenomeno nuovo, poiché la politica dell’apartheid fino agli anni ’90 ha limitato le opportunità economiche per la maggior parte della popolazione.

Mali Chivakul, Emerging Markets Economist di J. Safra Sarasin

Nel 2000, l’indice Gini del Sudafrica era pari a quello del Brasile e della Colombia, ma negli ultimi 20 anni in Sudafrica è aumentata la diseguaglianza, mentre gli altri Paesi sono migliorati. La disparità di reddito è altamente correlata con altri indicatori sociali, come il capitale umano di base. Una situazione di limitazione delle opportunità si radica maggiormente, ad esempio, se l’accesso all’istruzione non è equo, portando ad alti livelli di disoccupazione e rendendo la società vulnerabile agli shock.

La vulnerabilità sociale può influire sul rischio sovrano. In primo luogo, costituisce terreno fertile per i disordini sociali e la maggiore probabilità di disordini sociali aumenta il premio per il rischio sovrano. In secondo luogo, per ridurre le disuguaglianze e il disagio, i governi dovranno probabilmente aumentare la spesa sociale. Una maggiore spesa senza la capacità di generare entrate potrebbe portare a un futuro deterioramento della posizione fiscale, con un ulteriore aumento del premio per il rischio sovrano.

Per quanto riguarda la transizione climatica, il Sudafrica ha ottenuto punteggi molto inferiori alla media. Il basso punteggio riflette la dipendenza dalle centrali elettriche a carbone, che sono in cattive condizioni e causano frequenti black-out.

La Banca Mondiale stima che il Sudafrica avrà bisogno di 500 miliardi di dollari in valore attuale netto entro il 2050 per finanziare il proprio programma di transizione climatica. Gli elevati livelli di debito pubblico, superiori al 70% del PIL, insieme alle pressioni sulla spesa sociale, implicano uno spazio fiscale molto limitato per la spesa per la transizione climatica. Il Sudafrica dovrà fare affidamento sugli investimenti privati per raggiungere i suoi obiettivi climatici.

Come nei mercati sviluppati, i rischi ambientali sono sottostimati dal mercato. Nel caso del Sudafrica, l’uso inefficiente dell’energia e le pressioni sulla spesa sociale hanno già influito sulle metriche tradizionali del debito sovrano, come la crescita e la posizione fiscale. In assenza di alcuna prova della presa di coscienza di questi rischi ambientali, i mercati sembrano ignorarli e prezzano i rischi sovrani in base alle tradizionali metriche del debito sovrano. Tra i mercati emergenti con i punteggi ambientali più bassi figurano Paesi con rating A come Cina, Qatar, Kuwait e Arabia Saudita. I loro bassi spread sovrani indicano forti entrate petrolifere, ampie eccedenze delle partite correnti e consistenti disponibilità di valuta estera.

Anche se i mercati del credito sovrano emergente potrebbero non incorporare completamente le considerazioni ESG nelle loro valutazioni, gli investitori potrebbero comunque scegliere di investire in green bond per aumentare l’esposizione ESG positiva. I green bond sovrani si sono affermati tra gli investitori degli emergenti solo di recente. Esistono molti tipi di strumenti di debito green o legati alla sostenibilità nei Paesi emergenti. Un esempio è l’obbligazione sovrana sustainability-linked dell’Uruguay, lanciata lo scorso anno. La struttura della cedola è legata a due indicatori di performance: il mantenimento della superficie forestale nativa e la riduzione delle emissioni lorde di gas serra per PIL reale.

Un’altra tipologia è quella dei green bond generici, i cui proventi sono destinati a sostenere gli obiettivi di transizione climatica. Il Brasile ne ha introdotto uno in dollari l’anno scorso, i cui proventi andranno principalmente al fondo per il clima. Alcuni green bond sovrani nei Paesi emergenti sono direttamente collegati a progetti specifici. Ad esempio, la Thailandia ha emesso un’obbligazione sostenibile in Thai-baht nel 2020 per finanziare la costruzione di una linea della metropolitana a Bangkok, nell’ambito degli sforzi per costruire infrastrutture di trasporto terrestre a basse emissioni di carbonio.

Se i mercati in generale non hanno preso in considerazione i rischi sociali e ambientali, il caso del Sudafrica suggerisce che la constatazione di questi rischi probabilmente influenzerà le tradizionali metriche del credito sovrano e le valutazioni del mercato. Un approccio lungimirante ai rating ESG e al loro impatto è quindi essenziale per gli investitori in credito sovrano dei mercati emergenti.