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Economia marittima

Svolta green per il settore navale, il 61% dei nuovi ordini opta per combustibili alternativi

La spinta agli investimenti in sostenibilità degli armatori prosegue e il 61% di tutti gli ordini nel primo semestre 2022 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi. È quanto emerge dal nono rapporto annuale Italian Maritime Economy presentato dal SRM, Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, presso il Centro Congressi della Stazione Marittima di Napoli, nell’ambito della Naples Shipping Week 2022.

Il rapporto 2022 di SRM sui trasporti marittimi e la logistica ha affrontato quest’anno l’analisi dei fenomeni connessi all’economia marittima generati dalla pandemia e dalla guerra russo-ucraina, che sta portando a significativi cambiamenti in termini di rotte percorse e porti scalati dalle navi. Rilievo è stato dato dunque al tema dei noli elevati e dei rialzi costanti del costo delle materie prime, alla questione strategica delle catene logistiche lunghe e alla dipendenza, dal punto di vista produttivo, dal Middle East e dal Far East. Il rapporto ha inoltre proposto approfondimenti sui temi della sostenibilità, della digitalizzazione, dei cavi sottomarini e all’innovazione portuale, portando all’attenzione come questa sia la strada giusta da perseguire per rendere le infrastrutture più resilienti e per affrontare un futuro migliore per le nuove generazioni.

Pandemia e guerra spingono la sostenibilità: si cerca energia alternativa

Dall’analisi emerge dunque che i grandi paesi del mondo stanno modificando le loro strategie passando da una leadership tecnologica ad una leadership green. La pandemia prima e il conflitto poi hanno e stanno imponendo una trasformazione radicale nella fruizione dei servizi energetici e dei trasporti. Il segmento energy (petrolio, gas e chimici) via mare copre il 32% del totale movimentato via mare. La consistente domanda globale di prodotti energetici spinge su infrastrutture di nuova tipologia e più sostenibili.

Il trasporto marittimo produce il 2,4% di CO2. Un valore che non sembra particolarmente elevato se non fosse per tre elementi essenziali, che hanno la capacità di condizionare il mercato e trasformarlo. Lo shipping, infatti, a livello mondiale trasporta il 90% delle merci, è un settore capital intensive i cui investimenti di lungo periodo condizionano il futuro ed è fortemente concentrato, per cui le azioni dei big player hanno la possibilità di orientare i mercati.

Il rapporto rivela che gli investimenti sostenibili nello shipping stanno mantenendo un buon ritmo. Dagli ultimi dati di luglio si evidenzia che il 61% di tutti gli ordini (in termini di stazza GT) nel primo semestre 2022 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi. Il settore ha inoltre fatto sforzi di decarbonizzazione. Le navi in ordine GNL (in termini di GT) rappresentano infatti circa il 40% del portafoglio ordini. L’adozione di carburanti alternativi ha poi continuato a progredire, con il 4,7% della flotta in navigazione in grado di utilizzare carburanti o propulsioni alternative. Secondo le proiezioni di Clarksons, il 5% della capacità globale della flotta sarà alimentata con carburanti alternativi entro l’inizio del 2023.

Buoni i dati anche per l’infrastruttura portuale “verde” che sembra continui ad espandersi e attualmente sono 148 i porti attivi per il bunkeraggio di GNL (e 95 le strutture in progetto).

Nonostante gli attuali venti contrari all’economia, le pressioni inflazionistiche e un mercato dei container in via di ammorbidimento, vi sono opportunità crescenti per i fornitori e i cantieri man mano che i requisiti di rinnovo della flotta e la transizione green accelerano. I tempi, però, possono essere lunghi e sono necessari enormi investimenti. Lo studio stima che siano necessari più di 3 trilioni di dollari per ottenere la decarbonizzazione del trasporto marittimo.

Nel medio termine secondo l’analisi è possibile prevedere una progressiva sostituzione del GNL con il bio-metano, ammoniaca ed a lungo termine l’idrogeno perché più sostenibili e dal minor impatto ambientale. Per esempio, l’armatore italiano specializzato nel segmento Ro-Ro (Roll on-Roll off) Grimaldi, ha previsto un investimento di 1 miliardo per la realizzazione di 10 navi con alimentazione ad ammoniaca con una capacità di trasporto di 9.000 veicoli ciascuna.

Il futuro scritto nel PNRR

Il rapporto sottolinea che il PNRR puntando in maniera trasversale sulla sostenibilità considera rilevanti i porti. I circa 4 miliardi di euro assegnati ai porti per lo sviluppo dell’accessibilità marittima, della resilienza, dello sviluppo del Cold ironing, che consente alle navi di sostare al porto eliminando le emissioni inquinanti, e lo sviluppo della digitalizzazione della catena logistica per aumentare la competitività mettono in evidenza che i porti sono anello essenziale della sostenibilità e punti di origine e destinazione di traffici più green.

Il Decreto Aiuti del Consiglio dei ministri di maggio 2022, contenente misure a sostegno di famiglie e imprese per far fronte all’aumento dei costi energetici, ha riconosciuto ai porti italiani lo status di comunità energetiche, per favorire anche in queste aree una transizione a sostegno delle energie provenienti da fonti rinnovabili. Attribuendo alle aree portuali italiane la possibilità di essere definite “comunità energetiche”, il decreto intende facilitare il loro passaggio all’utilizzo di forme di energia rinnovabile e riconosce ai porti il compito di sviluppo della sostenibilità e dell’economia del Paese. In tal modo si sostiene una effettiva promozione delle energie verdi.