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Banking on Climate Chaos 2021

I finanziamenti delle banche verso i combustibili fossili sono troppo elevati per raggiungere il Net Zero

A cinque anni dalla firma dell’accordo di Parigi, ammonta a 3,8 trilioni di dollari il totale dei finanziamenti che il settore bancario ha concesso all’industria dei combustili fossili. Il dato emerge nella nuova edizione di Banking on Climate Chaos 2021, realizzato da un gruppo di sei ONG, che stila la classifica delle maggiori banche che finanziano l’industria dei combustili fossili. Quest’anno il report espande l’attenzione dalle 35 precedenti alle 60 attuali.

Il report evidenzia che, anche in mezzo a una recessione come quella indotta dalla pandemia del Covid-19, che ha portato a una riduzione generale del finanziamento dei combustibili fossili di circa il 9%, il calo non risulta comunque sufficiente per arrivare a una situazione in linea con l’obiettivo di contrastare le emissioni di CO2 e il cambiamento climatico. 

Il rapporto rileva inoltre che il finanziamento dei combustibili fossili, seppur in calo, nel 2020 è rimasto ancora a un livello più elevato rispetto al 2016, tendenza in diretta opposizione rispetto all’obiettivo dichiarato di volere ridurre rapidamente le emissioni di CO2, limitando l’aumento della temperatura globale a 1,5 ° C.

Le banche esaminate dallo studio hanno versato quasi 1.5 trilioni di dollari negli ultimi 5 anni (2016-2021) nelle 100 aziende maggiormente esposte verso l’industria dei combustibili fossili. Questi finanziamenti includono anche le aziende che supportano progetti altamente controversi come l’espansione del fracking sulla terra delle comunità Mapuche indigene nella regione della Patagonia argentina, che è solo uno dei quasi 20 casi di studio presentati nel rapporto.

Finanziamenti totali al settore dei carburanti fossili
da parte delle 60 maggiori banche mondiali Fonte Banking on climate chaos

I maggiori finanziatori globali delle emissioni, secondo il Rapporto, continuano ad essere le banche con sede negli Stati Uniti, con JPMorgan Chase che rimane la prima della lista. L’istituto si è recentemente impegnato ad allineare il proprio processo di finanziamento con l’accordo di Parigi, tuttavia le esposizioni indicate nello studio sono ancora consistenti. Dal 2016 al 2020, le attività di prestito e sottoscrizione di JPMorgan Chase hanno fornito quasi 317 miliardi di dollari ai combustibili fossili, ben il 33% in più di Citi, la seconda classificata.

Da sottolineare il fatto che per entrambe le banche, dal 2017, è iniziato un netto percorso di riduzione dei finanziamenti fossili, ma non ancora sufficiente per assecondare il processo di decarbonizzazione.

Le 12 maggiori banche mondiali più esposte verso il settore dei carburanti fossili
Fonte Banking on climate chaos

Ha invece ridotto sensibilmente le proprie esposizioni verso i combustili fossili Wells Fargo, i cui finanziamenti sono crollati del 42% nel 2020. Di conseguenza, Wells è passata alla nona posizione della classifica nel 2020, mentre era quarta nel 2019. Questa è l’unica volta, negli ultimi cinque anni, che Wells non è rientrata nelle prime quattro. Comunque la banca americana si posiziona ancora terza nella classifica cumulata 2016-2021, avendo finanziato le attività legati ai combustibili fossili per un valore totale di circa 223 miliardi in questo arco di tempo.

BNP Paribas, la cui filiale statunitense è Bank of the West, nonostante si sia posizionata decima nel periodo 2016-2021, ha registrato un aumento dei finanziamenti fossili del 41% nel 2020 rispetto al 2019, il maggiore incremento. Una contraddizione, fa notare il rapporto, rispetto ai forti impegni della banca sul limite ai finanziamenti per petrolio e altri gas.

Il rapporto esamina anche le policy delle banche volte a limitare i finanziamenti fossili. Tutti i gruppi bancari, impegnati a contrastare il cambiamento climatico attraverso il proprio modello di business, convergono sul “Net Zero entro il 2050”. Tuttavia a questo obiettivo non sono ancora allineate al 100% le politiche di finanziamento delle banche.

Fonte: Banking on Climate Chaos 2021

Il report valuta le policy bancarie, in materia di finanziamenti fossili, secondo quattro criteri valutati sulla base di alcune domande che distinguono le politiche riguardo i finanziamenti verso l’industria del carbone da quelli verso l’oil and gas. L’italiana Unicredit ha registrato il risultato più alto, tra 60 banche esaminate. La sua policy verso i finanziamenti fossili è la più stringente, attualmente, relativamente a quelle delle sue concorrenti. Tuttavia il risultato di Unicredit arriva al 50% dello score totale, a dimostrazione del fatto che c’è ancora tanto da fare nel contrasto al cambiamento climatico.

Il questionario è basato su quattro domande. La prima è “La banca limita i finanziamenti fossili?”, la seconda “La banca esercita delle limitazioni specifica verso i finanziamenti per le aziende in espansione?”, la terza “La banca si impegna a eliminare gradualmente i finanziamenti verso il settore dei combustibili fossili?” e l’ultime “La banca si impegna ad escludere le società attive al di sopra di una certa soglia?”. Le banche possono raggiungere un massimo di 80 punti per le politiche volte a limitare l’industria del carbone e 120 punti per il settore del petrolio e del gas. Il punteggio totale della politica sui combustibili fossili arriva fino a 200 punti.

Banking on Climate Chaos è stato elaborato da Rainforest Action Network, BankTrack, Indigenous Environmental Network, Oil Change International, Reclaim Finance e Sierra Club, ed è sostenuto da oltre 300 organizzazioni da 50 paesi in tutto il mondo.