Tra le prime cinque economie dell’UE, l’Italia resta leader nell’economia circolare, seguita nell’ordine da Spagna, Francia, Germania e Polonia. Tuttavia, il nostro paese ha rallentato sull’economia del riciclo, mentre Spagna e Polonia crescono più velocemente. Anche a livello globale, nonostante gli allarmi sulle crisi ambientali si rincorrano, il tasso di circolarità nell’economia mondiale sta diminuendo: in cinque anni è passato dal 9,1% al 7,2%. Sono questi alcuni dei dati che emergono dalla quinta edizione del Rapporto nazionale sull’economia circolare, realizzato dal Circular Economy Network, presieduto da Edo Ronchi, in collaborazione con Enea, e presentato a Roma.
La classifica complessiva di circolarità nelle principali cinque economie dell’Unione europea (Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna) è basata su sette indicatori che sono il tasso di riciclo dei rifiuti, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, la produttività delle risorse, il rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali, la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia, la riparazione e il consumo di suolo.
Anche per questa edizione a guidare la classifica è l’Italia, che totalizza 20 punti. Seguono Spagna (19 punti), Francia (17), Germania (12) e Polonia (9). Considerando l’andamento degli ultimi anni, l’Italia migliora meno della Polonia, che parte da livelli molto bassi di circolarità, e della Spagna che sta correndo più velocemente, mentre tiene lo stesso passo della Francia, e va un po’ più veloce della Germania.
In particolare il tasso di utilizzo circolare dei materiali in Italia è al 18,4%, ma sebbene resti più alto della media UE pari all’11,7% nel 2021 (ultimo dato disponibile), è inferiore rispetto al 20,6% del 2020 e al 19,5% del 2019. Per la produttività delle risorse il nostro Paese è, assieme alla Francia, davanti alle altre principali economie europee con 3,2 euro generati per ogni kg di materiale consumato e pure nella percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti, speciali e urbani, è in testa con il 72%.
Rifiuti ed energia
La percentuale di riciclo dei rifiuti nel 2020 è stata del 53% in Europa e del 72% in Italia, uno dei tassi di riciclo più alti nell’UE. Rispetto alle altre principali economie europee, l’Italia nel 2020 ha consolidato il suo primato, superando di circa 17 punti la Germania. Il tasso di crescita negli ultimi dieci anni è invariato per l’UE, mentre è salito dell’8% in Italia e del 3% in Spagna. Per quanto riguarda i valori pro capite, è prima l’Italia con ben 969 kg/abitante l’anno avviati a riciclo, seguono Germania (921), Polonia (726), Francia (625) e Spagna (472).
Meno positivo per il Belpaese l’andamento del tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (il rapporto tra l’uso circolare di materia e l’uso complessivo, cioè da materie prime vergini + materie riciclate). Nell’UE nel 2021 questo valore è stato in media dell’11,7%. Per la prima volta l’Italia nel 2021 ha subito un calo, attestandosi al 18,4% (2,2% in meno rispetto all’anno precedente), perdendo il primato tra le cinque principali economie europee, superata dalla Francia, in testa con 1,4 punti percentuali in più. Nel 2021 in media, in Europa, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate vengono generati 2,1 euro di PIL. Anche per questo indicatore l’Italia (-7% nell’ultimo biennio) è stata raggiunta dalla Francia: ambedue sono a 3,2 euro al chilogrammo. Seguono Germania (2,7 €/kg) e Spagna (2,6 €/kg), mentre staccata è la Polonia (0,8 €/kg).
Le aziende che riparano
Nel 2020 l’Italia, con quasi 24.000 aziende che svolgono attività di riparazione, è al terzo posto tra le cinque economie più importanti d’Europa, dietro alla Francia (35.300 imprese) e alla Spagna (29.100). Negli ultimi dieci anni, però, le nostre aziende sono diminuite: 2.622 in meno rispetto al 2011, quasi il 10% in meno. Calano anche in Polonia, mentre crescono in Spagna, Francia e Germania.
Se si considera il valore della produzione generato dalle aziende, in Italia supera i 2,1 miliardi di euro. Il Belpaese è dietro alla Francia (4,5 miliardi di euro), a pari merito con la Spagna e davanti alla Germania (2 miliardi di euro). Gli addetti alle imprese di riparazione operanti in Italia nel 2020 sono quasi 10.800 (in calo di circa 1.500 rispetto al 2019 e di 2.300 circa sul 2011), mentre Germania, Spagna e Francia impiegano un numero di addetti più che doppio rispetto all’Italia.