Net Zero

COP26, Cina, Russia e India non puntano al 2050 per il Net Zero, accordo sul metano

Non c’è un fronte unitario dei Paesi riuniti a Glasgow per la conferenza COP26 sull’obiettivo di raggiungere Net Zero per le emissioni di anidride carbonica entro il 2050, ma un primo passo è stato ottenuto sul fronte del metano, secondo gas a produrre l’effetto serra dopo la CO2. Oltre 100 Paesi, infatti, hanno sottoscritto un accordo per ridurre del 30% le emissioni di metano rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030. L’impatto in termini di limitazione al riscaldamento globale sarebbe di 0,2 gradi al 2050.

La COP26 raccoglie, infatti, l’eredità del G20 nel quale gli Stati membri hanno concordato di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Un buon risultato, ma manca chiarezza su una data precisa per il raggiungimento dell’obiettivo.

Anche con questo miglioramento, il pericolo di un disastro climatico è tutt’altro che passato come ha sottolineato l segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ai 120 leader che sono venuti a Glasgow: “Stiamo affrontando un momento cruciale, ci stiamo avvicinando rapidamente ad un punto di non ritorno. I recenti annunci sull’azione per il clima potrebbero dare l’impressione che siamo sulla buona strada per cambiare le cose, ha detto, ma questa è un’illusione”.

I leader riuniti a Glasgow dovranno quindi sciogliere il nodo relativo alla scadenza del traguardo Net Zero. Il comunicato finale del G20 infatti parla di “neutralità del carbonio entro la metà del secolo o intorno alla metà del secolo”. Un modo per evitare di precisare la data del 2050 a cui si sono vincolate l’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Giappone. Ma non ancora Cina, India e Russia, tra i maggiori emettitori si CO2.

Un primo passo importante alla COP26 è venuto dal primo ministro indiano Narendra Modi che per la prima volta ha dichiarato l’impegno dell’India verso l’obiettivo Zero Nettoseppur entro il 2070.

La sfida per l’India è capire come finanziare la transizione Net Zero, che richiederà trilioni di dollari di investimenti. Modi ha ribadito la sua posizione secondo cui i paesi ricchi dovrebbero aiutare a sostenere le nazioni povere raccogliendo più fondi per accelerare il passaggio all’energia pulita e ha dichiarato di aspettarsi che le nazioni sviluppate mettano a disposizione mille miliardi di finanziamenti per il clima.

Dal canto suo, il presidente cinese Xi Jinping, assente alla conferenza, non ha offerto nuovi piani per ridurre le emissioni. Negli impegni aggiornati, la Cina ha confermato alle Nazioni Unite la scorsa settimana che avrebbe ridotto significativamente le sue emissioni entro il 2030, raggiungendo il Net Zero entro il 2060. A supporto di questo obiettivo XI ha inoltre promesso di aumentare la capacità totale di generazione di energia eolica e solare a 1.200 gigawatt entro il 2030 per raggiungere i suoi obiettivi. Anche la Russia di Vladimir Putin punta al 2060 per raggiungere la neutralità climatica.

La Cina, con emissioni annue per 11,7 miliardi di tonnellate di CO2 (fonte Ft anno 2018) è responsabile per il 23,9% delle emissioni globali ed è il Paese più inquinante al mondo, seguita dagli Stati Uniti con 5,8 miliardi di tonnellate che rappresentano l’11,8% di quelle di tutto il mondo. Al terzo posto si trova l’India con 3,3 miliardi (pari al 6,8% del totale), al quarto la Russia con 2 miliardi di tonnellate (4% del totale) e infine la top five è chiusa dal’Indonesia con 1,7 miliardi (3,4%). L’Italia, con 386,8 milioni di tonnellate di CO2 emesse all’anno pesa per lo 0,79% delle emissioni mondiali.

Il discorso cambia se, tuttavia, si considerano le emissioni pro capite. In quel caso gli Stati Uniti mostrano di avere molta strada da fare con 15 tonnellate di CO2 pro capite (fonte FT). Anche se non raggiungono l’Arabia Saudita con le sue 17,3 tonnellate pro capite, sono tra i meno efficienti. Anche Russia (11) e Cina (7) non brillano, rispetto alle nazioni europee come Italia (5,3) e Gran Bretagna (5,3). Ma la discrepanza rimane ancora alta rispetto alle Nazioni che hanno avviato più tardi il proprio percorso di sviluppo come India (1,7) e Indonesia (2).