Silvia Tagliabue - Sustainability Project Leader Tabu | ESG News

Intervista ESGmakers

Tagliabue (Tabu): come ridurre gli impatti ambientali senza rinunciare alla crescita

Intraprendere un percorso di sostenibilità e impegnarsi nella riduzione degli impatti ambientali, non significa rinunciare alla crescita produttiva. Parola di Tabu, azienda italiana di riferimento su scala internazionale nella tintoria del legno naturale e nella tecnologia del legno multilaminare, che negli ultimi anni ha registrato un calo della carbon footprint a fronte di un aumento della produzione totale di pallacci e di un incremento delle ore di lavoro del personale. Per questo come slogan per indicare il proprio impegno ESG ha scelto proprio la frase: “Sempre di più con sempre di meno”. L’azienda, pur avendo intrapreso un percorso virtuoso di riduzione degli impatti del proprio processo produttivo (-7% emissioni di CO2 in atmosfera nel 2022), ha infatti continuato ad avanzare nello sviluppo.

Tabu nasce quasi cento anni fa, nel 1927, nel cuore della Lombardia, a Cantù, su iniziativa della famiglia Tagliabue ed è una “sartoria del legno” che sviluppa tecnologia tintoria applicata a decine di specie legnose. Dal 2003 la società ha scelto di certificarsi FSC® (Forest Stewardship Council) e, per cercare di garantire quanto più possibile ai clienti un’ampia gamma di materiali provenienti da catena di fornitura sostenibile, nel tempo ha affiancato nel catalogo dei prodotti anche quelli certificati PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification). “Promuovere la gestione responsabile di foreste e delle piantagioni è per Tabu un imperativo e un impegno che viene perseguito costantemente, coinvolgendo anche i propri fornitori, dipendenti e più in generale tutti gli stakeholder con i quali si relaziona”, dichiara Silvia Tagliabue, Sustainability Project Leader di Tabu, in questa intervista a ESGnews, “Una gestione forestale responsabile significa tutelare l’ambiente naturale, portare vantaggi reali a popolazioni, comunità locali, lavoratori e assicurare efficienza in termini economici”.

Dal 2019 l’azienda lombarda ha adottato una strategia di sostenibilità articolata sul medio-lungo periodo che l’ha portata, tra i vari obiettivi, a raggiungere nel 2021 la neutralità carbonica, compensando annualmente le emissioni di CO2 con investimenti in progetti per lo sviluppo di energia rinnovabile. Per il futuro Tabu sta tracciando la strada per lo sviluppo di nuovi prodotti e nuovi processi che abbiano un’anima circolare e che rappresentino sempre un miglioramento di prestazioni in termini di ESG.

Come è iniziato il vostro percorso di sostenibilità?

La propensione per la sostenibilità è sempre stata un’inclinazione naturale di Tabu: dall’idea di costruire un depuratore addirittura nel 1968 passando per la volontà nel 2003 di associarsi a FSC, (Forest Stewardship Council) e alla continua evoluzione di questa vocazione dal 2019 quando il nostro Vicepresidente Andrea Tagliabue, ha attivato il primo progetto iniziando un piano più articolato, per il perseguimento di uno sviluppo sostenibile basato sui valori ESG. Un piano sicuramente a lungo termine ma con una solida base radicata nella storia della nostra società.

Avete percorso numerose tappe, ci vuole raccontare il cammino che vi ha portati a definire anche quali sono gli SDGs dell’Onu ai quali intendete contribuire come azienda?

L’idea di rientrare nel “green-washing” è stata il primo timore che abbiamo affrontato ed è per questo motivo che è stato valutato un approccio che fosse il più scientifico possibile. Tramite la consulenza di una società specializzata che avesse un’importante reputazione, Tabu ha sviluppato un piano inizialmente quadriennale. Oggi, avendo già completato questo piano a “breve termine” ci siamo concentrati sulla predisposizione di un piano decennale.

Il primo step è stato la verifica del nostro posizionamento, cercando di comprendere quale fosse il livello in cui si trovava l’azienda, svolgendo un’analisi durante la quale ci siamo anche confrontati con gli altri player che erano già più sviluppati nel campo della sostenibilità, per poter pianificare al meglio le nostre risorse.

I passi successivi sono stati naturali e cadenzati: il posizionamento ha messo in luce le debolezze aziendali e la necessità di studiare in maniera più precisa prima l’impatto dei nostri prodotti, poi l’impatto di Tabu come società nel suo insieme e infine i limiti su cui intervenire per condividerli successivamente e correttamente sia all’interno che all’esterno quali nostri traguardi da raggiungere.

Tabu ha completato per questo due studi LCA: uno sul tranciato e l’altro sul Biodiversity, il primo prodotto messo in commercio partendo da un’idea di ecodesign, infatti Biodiversity utilizza una materia prima secondaria. Misuriamo inoltre la carbon footprint, analizzando annualmente gli impatti e i consumi, compensando quanto non possibile ridurre e infine si è deciso di rendicontare quanto fatto in questo percorso predisponendo il nostro primo Bilancio di Sostenibilità già per il 2022.

Rimaniamo comunque consapevoli che questo è un percorso di continua evoluzione, molto lungo e complesso, che desideriamo continuare a sostenere e affrontare con la massima serietà.

Il legno rappresenta la vostra materia prima principale. Quali sono le misure che avete preso per garantire un utilizzo sostenibile? 

È innegabile che la materia prima di Tabu è strettamente legata al territorio di origine delle varie essenze legnose: ad esempio, se una specie legnosa è originaria del Nord America non è purtroppo sempre scontato che l’azienda fornitrice acquisti “on site”, perché gli eventuali fornitori potrebbero non essere “sostenibili” nei loro processi.

Promuovere la gestione responsabile di foreste e delle piantagioni è per Tabu un imperativo e un impegno che viene perseguito costantemente, coinvolgendo anche i propri fornitori, dipendenti e più in generale tutti gli stakeholder con i quali si relaziona.

Una gestione forestale responsabile significa tutelare l’ambiente naturale, portare vantaggi reali a popolazioni, comunità locali, lavoratori e assicurare efficienza in termini economici.

Per questi motivi Tabu sceglie l’acquisto di materiali certificati che garantiscano una catena di fornitura sostenibile, non è un caso, infatti, che per garantire alla clientela materiale il più sostenibile possibile abbiamo affiancato nel nostro catalogo ai prodotti certificati FSC anche quelli certificati PEFC. Il nostro personale esperto e i nostri incaricati di fiducia per l’acquisto effettuano inoltre appositi audit a fornitori sul posto per verificare la veridicità di quanto affermato in fase di offerta in tema di sostenibilità.

L’azienda è attualmente già impegnata direttamente nel sensibilizzare i fornitori in merito all’EUDR e a questo aggiornamento normativo che è oggettivamente un cambiamento radicale rispetto al passato. Il rammarico più grande è che non stiamo riscontrando la nostra stessa sensibilità in merito a questo cambiamento.

Legno, ma colorato. Come fate per rendere questo processo chimico rispettoso dell’ambiente?

L’idea che un processo chimico non sia rispettoso dell’ambiente è un vecchio luogo comune e che riprende cliché derivanti dai grandi incidenti industriali degli anni ’70 e ’80 (Seveso, Chernobyl, ecc.) oltre che da un’idea generalista che la chimica sia nemica dell’ambiente invece di essere un alleato primario nella ricerca, nello sviluppo e nell’ottimizzazione di e con nuovi processi innovativi.

Monitoriamo costantemente i nostri processi per avvicinarci quotidianamente all’obbiettivo “impatto zero”, infatti sono almeno tre anni che Tabu dichiara ufficialmente il proprio impatto in termini di CO2eq. 

Dedichiamo una cura particolare all’ottimizzazione dello stesso sia in termini energetici che a livello di risorse fino ad arrivare all’introduzione di materie prime meno impattanti per l’ambiente e/o meno pericolose per l’uomo.

Gli R&D manager di Tabu hanno come prima indicazione quella di sviluppare nuovi prodotti e/o di studiare nuovi processi che abbiano un’anima circolare e che rappresentino sempre un miglioramento di prestazioni in termini di ESG.

Siete la prima azienda italiana del settore dei piallacci ad essere diventata carbon neutral, come avete fatto?

La consapevolezza che la produzione di prodotti in legno abbia un effetto sulla sostenibilità e su quanto ci circonda, unito al rispetto culturale e storico della materia prima che trattiamo, il legno, ha spinto l’azienda a calcolare scientificamente il nostro impatto: nel 2022 era pari a 9.658 tonnellate di CO2eq. 

Questa misurazione è stata lo stimolo che ci ha fortemente motivato a cercare di riparare a quanto emerso sia in termini di compensazione in sé, ma anche in termini di buon esempio: siamo stati infatti i primi della nostra filiera e stiamo perseguendo questa via virtuosa per migliorare la situazione globale, considerandola una vera e propria responsabilità morale e industriale.

La compensazione è solo l’ultimo tassello, quali sono i vostri obiettivi e risultati in termini di reale calo delle emissioni?

A seguito delle analisi effettuate ci sono due ambiti in sviluppo, il primo a breve termine e il secondo più a lungo termine. 

Per quanto riguarda il primo ambito siamo intervenuti sul mix energetico stipulando con i fornitori l’approvvigionamento da fonti completamente rinnovabili e realizzato una serie di interventi manutentivi per migliorare le emissioni.

Per il secondo ambito, senza entrare nel dettaglio tecnico, gli studi effettuati ad oggi ci hanno suggerito che dobbiamo agire a livelli diversi con strategie diverse, infatti da una parte vanno sensibilizzati gli stakeholders sia interni (dipendenti) che esterni (fornitori e clienti) poiché manca ancora una cultura radicata in materia e di conseguenza un’azione incisiva. La cultura della sostenibilità va creata condividendo con tutti la necessità di percorsi virtuosi personali e industriali.

Dall’altra dobbiamo agire sul processo interno perché è necessario per essere efficaci l’ottimizzazione e la resa più performante dal punto di vista del consumo delle risorse.

Avete progetti di circolarità?

Attualmente non ci sono progetti di circolarità attivi, ma siamo disponibili per collaborazioni a fornire dati, come previsto dal Regolamento Ecodesign o del Passaporto Digitale di prodotto (DPP), o per quanto riguarda una collaborazione più stretta con il riutilizzo innovativo di scarti e progetti di circolarità. 

Purtroppo il prodotto Tabu è un semilavorato e come tale è insito che saranno effettuate delle trasformazioni successive che possono arrivare ad alterarne le caratteristiche chimico-fisiche. Difficile se non impossibile prevedere e dare indicazioni precise in merito al prodotto finale.

L’idea di circolarità, in senso classico dei termini probabilmente dovrà essere secondo noi rivisto o inserito in un contesto più ampio di filiera con la rendicontazione dell’intera supply chain e non del singolo fornitore. Le normative tecniche stesse, ad esempio, sono consapevoli di questa “peculiarità”, tant’è che prevedono limiti di sistema che ne escludono una parte dei processi. 

Dal punto di vista social quali sono i vostri obiettivi e i progetti più interessanti?

Tabu non si è mai considerata un mero sito produttivo che si limita a produrre benessere per sé stessa e per i suoi dipendenti e riconosce la propria responsabilità nel tessuto sociale, forte della sua storia quasi centenaria e della sua solida presenza nell’indotto del territorio. Tabu ha sempre avuto una positiva predisposizione all’impegno diretto, ovunque esso possa fruttare un beneficio collettivo: ascolta le esigenze dei suoi interlocutori, siano essi amministratori, responsabili di associazioni, del terzo settore e, più in generale, ogni soggetto impegnato nel costruire benessere condiviso. 

Tabu è un’azienda con fortissime radici territoriali e assicura il proprio pieno sostegno a tutte le iniziative identitarie, culturali, sportive, sociali realizzate nel territorio comasco e di Cantù in particolare sostiene l’Associazione Amici di Como di cui Tabu è membro, dove l’obbiettivo è quello di intervenire con le proprie risorse ed i propri progetti in svariati campi d’azione per rendere concreto l’impegno per il territorio. Molto sentito dalla azienda è anche il supporto alla Associazione Abilitiamo, che realizza sul territorio canturino, un contesto abitativo innovativo per giovani adulti con autismo che diventi la loro “casa” e nella quale possano vivere, in base alle proprie potenzialità e abilità la migliore qualità di vita possibile. Inoltre, diamo un importante supporto alla Croce Rossa Italiana tramite acquisto di dispositivi medici da donare e attività di fundrising.

Come presidiate la sostenibilità? 

La sostenibilità è un tema cruciale per Tabu e per lo sviluppo dei prossimi anni e se inizialmente era stato designato un gruppo di lavoro che si occupasse del singolo progetto, oggi ci sono persone formate, figure in organigramma ben definite con mansioni precise e riconosciute all’interno della struttura aziendale. 

In particolare, sono state designate due figure all’interno del consiglio di amministrazione con delega in merito alla sostenibilità e due supervisor per quanto riguarda la parte più operativa dei progetti. Si aggiungono chiaramente tutto il management e il middle management che contribuiscono nell’espletamento delle loro funzioni specifiche. La sostenibilità deve per forza essere un tema che coinvolge tutti, a qualsiasi livello.