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Riduzione delle emissioni

Il mondo delle costruzioni di fronte alla sfida del taglio delle emissioni

Il più grande fondo d’investimento del mondo e grande paladino della sostenibilità, l’americano Blackrock, guarda all’Europa dove, per raggiungere l’obiettivo UE di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, l’edilizia avrà bisogno di 90 miliardi annui di investimenti pubblici e privati, secondo la stima dello stesso fondo americano. Nell’ultimo Stock Market Monitor, Blackrock Fundamental Equities, ricorda che ci sono due modi per migliorare la sostenibilità di un edificio. Il primo è ridurre le emissioni. Il secondo punta invece a migliorare la produttività dell’edificio rispetto all’energia che utilizza. Entrambi questi metodi, sottolinea Blackrock, presentano interessanti opportunità di investimento per gli investitori di lungo termine.

Già oggi il settore delle costruzioni investe sempre di più in soluzioni low carbon per ridurre i consumi di energia e abbattere le emissioni di CO2. Prima della pandemia, secondo le stime del World Green Building Council, gli edifici e il settore dell’edilizia erano responsabili del 39% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica. Le emissioni di gestione, come l’energia utilizzata per riscaldare, raffreddare e illuminare gli edifici, pesavano per il 28%, mentre il restante 11% proveniva da emissioni di CO2 associate a materiali e processi di costruzione. L’inquinamento imputabile al comparto edile si sta però riducendo grazie all’impegno e agli investimenti in sostenibilità dei maggiori player del comparto. E’ il caso, per esempio, del Gruppo Webuild, le cui attività nel mondo hanno registrato tra il 2014 e il 2020 una riduzione del 56% delle emissioni di CO2 per effetto degli investimenti crescenti in soluzioni “taglia-emissioni”, in linea con il perseguimento dell’SDG 13 delle Nazioni Unite (l’Obiettivo di sviluppo sostenibile relativo alle azioni per combattere il cambiamento climatico).

Il piano ESG di Webuild prevede entro il 2022 un taglio del 35% dei gas serra

Grazie a nuove soluzioni per abbattere i consumi, ricerca di materiali low carbon, strumenti avanzati di valutazione della carbon footprint e attività di formazione sul cambiamento climatico dedicate al personale dei cantieri, il piano Esg 2021-2023 di Webuild prevede di ottenere entro il 2022 una riduzione del 35% delle emissioni di gas serra da combustibili fossili ed energia elettrica. La riconversione per Webuild passa attraverso l’adozione di nastri trasportatori automatizzati per movimentare le terre senza ricorrere ai camion, l’applicazione nelle gallerie di sistemi di ventilazione ad alta efficienza e a minor consumo, l’uso del fotovoltaico e di mezzi ibridi. Il gruppo punta anche su campi logistici ecosostenibili, sistemi di telecontrollo delle acque e di manutenzione predittiva. Per quanto riguarda invece le talpe meccaniche, impegnate per esempio negli scavi dell’alta velocità Napoli-Bari, con l’ottimizzazione dei vari sistemi e dispositivi di bordo presentano oggi consumi energetici e idrici ridotti del 20 per cento rispetto al passato.

Da Genova a Sydney, le innovazioni di Webuild per la tutela dell’ambiente

I risultati prodotti dagli sforzi di Webuild nel campo della sostenibilità si possono toccare con mano. Il Ponte San Giorgio di Genova vanta il 100% di rifiuti di scavo riutilizzati e il 95% dei consumi energetici coperti da fonti rinnovabili. Per la pulizia dei pannelli fotovoltaici che alimentano la struttura, Webuild ha anche progettato un robot unico nel suo genere, denominato robot Wash, a ridotto consumo energetico. All’estero uno dei progetti gioiello di Webuild è il Sydney Metro Northwest, le cui caratteristiche assicurano una riduzione degli impatti ambientali dei materiali utilizzati del 33%.
Premiato come progetto più sostenibile in Australia dalla rivista di settore Engineering News-Records, si distingue per esempio per la miscela all’avanguardia per la realizzazione delle travi, che permette di ridurre in maniera significativa le emissioni di CO2.