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Green & Blue Talk

Transizione energetica e innovazione, perché la diversificazione è la chiave del successo

Gli eventi geopolitici di questi giorni hanno rimesso al centro dell’attenzione il tema degli approvvigionamenti energetici e della transizione energetica sia dal punto di vista dell’accessibilità economica sia della sicurezza. L’obiettivo è creare le condizioni per la sostenibilità di quel sistema complesso fatto di produzione, distribuzione e reti di energia da cui dipendono le economie di ogni paese, a livello locale e in una prospettiva globale. Una visione a tutto campo di questi temi è stata fornita dall’evento organizzato da Rcs Academy “Transition to Net Zero – Innovare l’Energia” nell’ambito della quinta edizione dei Green & Blue Talk. Molti gli argomenti sul tavolo: energia ed impatti dei conflitti sul mercato internazionale, nuove strategie per la diversificazione delle fonti, come affrontare il cambiamento climatico con nuove soluzioni di decarbonizzazione, sicurezza e indipendenza energetica. 

La diversificazione energetica, in particolare, è stato il motivo conduttore della gran parte degli interventi: non esiste una soluzione unica e l’approccio alla neutralità tecnologica vale per la fase di valutazione iniziale, ma poi deve essere fatta una scelta idonea a ogni situazione, che dipende anche da scelte politiche e legislative chiare e con il corretto tempismo, senza trascurare il cambiamento culturale necessario. Ma, per una volta, il problema principale non è costituito dalle risorse economiche, visto che il PNRR alloca circa 60 miliardi sulla transizione energetica.

Guerre e prezzi dell’energia

Per quanto riguarda i prezzi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha affermato che è difficile fare previsioni per il futuro ma di certo non si può pensare che il prezzo del gas torni ai livelli di 15 euro a megawattora anteguerra Ucraina. 

Una maggiore stabilità dei prezzi dell’energia, secondo Claudio Descalzi (ENI) sarà possibile quando il gas russo sarà completamente rimpiazzato nei volumi e nei flussi, quando saranno operativi tutti i rigassificatori e quando ci saranno contratti a lungo termine con paesi come Usa, Norvegia, Paesi africani ed orientali aggiungendo che attualmente il tasso di sostituzione dal gas russo è intorno all’80% e si prevede di arrivare al 100% per l’inverno del 2024-2025. 

C’è ancora molto da fare su infrastrutture, stoccaggi e Paesi fornitori di gas per correggere la fragilità del nostro sistema energetico sia in materia di approvvigionamento sia intrinseca alle fonti rinnovabili, anche per Stefano Venier (Snam).

Acqua: serve una rete idrica nazionale e più recupero

Una risorsa spesso sottovalutata è l’acqua che influenza circa il 18% del PIL e tutta l’economia del mare. Fabrizio Palermo (Acea) ha messo in risalto il basso livello delle tariffe italiane rispetto a quelle degli altri paesi europee e il livello di perdite degli acquedotti italiani, pari al 42% dell’acqua trasportata contro il 23% medio europeo, anche per la vetustà degli impianti. A peggiorare le cose l’eccessiva frammentazione degli impianti per l’assenza di collegamenti, come avviene invece per le reti energetiche, il che rende necessaria un’infrastruttura idrica nazionale. Necessario anche il recupero delle acque reflue per usi agricoli e industriali e una maggiore attività di raccolta delle acque piovane, ha evidenziato Luca del Fabbro (Iren) che ha parlato del valore che può essere creato dall’economia circolare su cui sta puntando Iren anche con impianti per recuperare materiali critici dai rifiuti elettronici (RAEE).

Innovazione tecnologica: investimenti anche nella formazione

L’obiettivo di decarbonizzare l’economia entro il 2050 è molto sfidante e per condurre con successo la transizione energetica occorre risolvere i nodi delle rinnovabili, delle energie programmabili e dell’efficienza energetica e la via maestra è quella dell’innovazione. Continuare a investire su nuove tecnologie abilitanti (idrogeno, batterie a flusso sono alcuni esempi) è necessario secondo Nicola Monti (Edison) anche nella direzione di rendere più sostenibili i costi. Indispensabile, poi, creare percorsi formativi per le risorse umane che rendano possibile l’innovazione.

L’innovazione, per Paolo Gallo (Italgas), deve essere trasversale e coinvolgere anche gli investitori privati. Una delle direzioni è aumentare i punti di immissione alla rete energetica e con questa logica Italgas ha realizzato un accordo con Coldiretti per lo sviluppo degli impianti a biometano con l’imprenditoria agricola. 

Energia solare e reti elettriche

Non può esserci autoproduzione di energia efficiente senza una rete di distribuzione elettrica importante, ha fatto notare Nicola Lanzetta (Enel). La rete elettrica italiana è la prima infrastruttura italiana per capillarità con 2.500 cabine di distribuzione primaria e 450.000 di distribuzione secondaria. In Italia ci sono oggi circa 1,4 milioni di impianti fotovoltaici ed Enel sta realizzando importanti investimenti per migliorare sempre più l’hosting, cioè la capacità di ricezione dell’energia dalla rete da questi punti di produzione sparsi sul territorio, e la resilienza ai danni da eventi climatici.

Ma oltre a creare energia pulita, occorre anche fare in modo che questa arrivi facilmente ai consumatori ha fatto notare Massimo Battaini (Prysmian) che ha presentato la strategia di trasformazione da cable player a fornitore di soluzioni con quattro divisioni di business: renewable trasmission, power grid, electrification e digital solutions.

Anche il nucleare è una delle strade da percorrere, secondo Stefano Buono (Newcleo) che ha messo in luce i passi avanti in materia di sicurezza, riciclo e smaltimento delle scorie nucleari. Un tema caldo è rappresentato dai costi che spingono verso la creazione di impianti più piccoli rispetto al passato.

In conclusione, insieme al dovere di contrastare e mitigare il cambiamento climatico, la transizione è una straordinaria opportunità industriale ed economica per l’Italia, secondo Giuseppe Argirò (CVA). E le ricerche confermano che molte imprese sono già consapevoli che la transizione energetica è un fattore di competitività, ha affermato Elio Catania (Innovatec).