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Aquila Capital: per la sicurezza energetica europea serve una maggiore integrazione

Il gas potrà svolgere nei prossimi anni un importante ruolo di “tecnologia ponte” nel passaggio da un produzione dell’energia basata sugli idrocarburi a uno basato sulle rinnovabili, in grado di coprire il fabbisogno energetico nei momenti di fisiologico calo di produzione dovuto alla variabilità delle condizioni meteorologiche. Per questo non solo dovrà triplicare la capacità produttiva, ma dovranno essere risolte le tensioni internazionali che costituiscono una fonte di incertezza per gli approvvigionamenti. Per ovviare queste problematiche una soluzione, secondo Peter Schnellhammer, Investment Research Analyst di Aquila Capital e Klaus Dieter Naumann, membro dell’advisory board di Aquila Capital ed ex Chief of Defence Staff of the German Bundeswehr e Chairman del Military Committee della NATO, va ricercata un una maggiore interconnessione e integrazione delle politiche energetiche europee.

La situazione attuale può fornire importanti riflessioni sulla trasformazione dei nostri sistemi energetici. Nonostante i grandi progressi nello sviluppo delle capacità rinnovabili in Europa, sostenuti dalla superiorità economica delle tecnologie, la dipendenza dalle fonti fossili rimane alta. Sia l’economia sia le famiglie stanno soffrendo sotto il peso crescente dei prezzi dell’energia. La domanda globale di energia in rapido aumento e le riserve fossili limitate stanno inasprendo la concorrenza sul mercato mondiale. Oltre al petrolio, che continua a dominare di gran lunga il settore dei trasporti, il gas sta diventando il fulcro dei recenti sviluppi. Gli sforzi globali per frenare il cambiamento climatico stanno portando a un massiccio aumento della domanda di gas a causa della chiusura delle centrali elettriche a carbone e della concentrazione sulle energie rinnovabili.

La flessibilità e le emissioni apparentemente più basse rispetto alla produzione di energia da carbone fanno del gas un elemento complementare per le forniture discontinue delle energie rinnovabili. Le previsioni sullo sviluppo della capacità delle centrali elettriche a gas in Europa evidenziano come questa materia prima continuerà a rivestire un ruolo importante come tecnologia ponte, in aumento del 50% entro il 2050. La capacità delle centrali a gas di coprire i picchi di carico (“gas peaker”), cioè di compensare una produzione rinnovabile troppo bassa, dovrebbe più che triplicare nello stesso periodo. La domanda potrebbe essere notevolmente più alta in caso di cambiamenti significativi delle condizioni meteorologiche.

Il tema delle forniture di gas dalla Russia, il conflitto tra Algeria e Marocco con le relative conseguenze sul gasdotto che arriva in Spagna e la competizione con la Cina per il gas liquefatto dal Medio Oriente, sottolineano l’importanza della sicurezza energetica. La produzione di gas naturale in Europa continuerà a diminuire in futuro (stop delle esportazioni in Olanda, riduzione in Norvegia), ma la domanda rimarrà a un livello stabile almeno fino al 2030. Per compensare queste crescenti necessità, sono state sviluppate capacità aggiuntive solo sotto forma di un altro gasdotto – politicamente ancora controverso – per il gas naturale russo. Andrebbe pertanto studiata la possibilità di espandere gli impianti di stoccaggio di gas liquido, così come l’eventualità di mantenere impianti di stoccaggio mobili sulle navi, come già avviene in Estonia.

Sebbene gli elevati oneri per famiglie e industria pesino sul consenso verso la transizione energetica, va notato che il contributo delle energie rinnovabili ha finora smorzato l’impatto dell’aumento del prezzo del gas di circa 33 miliardi di euro. 

Le vere soluzioni che ridurrebbero la dipendenza dell’Ue dalle importazioni di energia stanno nel ripensare la strategia a lungo termine. Per esempio, l’immagazzinamento tramite batterie può attenuare le fluttuazioni nella produzione da energie rinnovabili e quindi ridurre il ricorso supplementare ai combustibili fossili.

La riduzione dinamica del prezzo dello stoccaggio con batterie rende questo processo sempre più competitivo, anche se le capacità di stoccaggio richieste generano costi aggiuntivi che gravano su un fattore determinante della sicurezza energetica, cioè l’economicità dell’energia stessa. Per questo motivo, l’espansione dell’offerta di energia rinnovabile deve procedere di pari passo con l’interconnessione dei mercati europei. In questo contesto manca purtroppo un approccio europeo comune e oggi appare incerta la chiusura prioritaria delle moderne centrali a carbone in Europa occidentale, in quanto contrasta con l’ampliamento e la protezione in termini di competitività delle tecnologie obsolete in alcune aree dell’Europa dell’Est.

Un approccio diversificato dal punto di vista regionale e tecnologico da parte dell’Ue punta a un percorso che si concentra sulla produzione e sulla distribuzione di energie rinnovabili in funzione del clima e delle risorse. In questo processo, sarebbe altresì possibile uniformare la generazione variabile delle energie rinnovabili, aumentando nettamente la sicurezza dell’approvvigionamento.

Le tecnologie del fotovoltaico solare, dell’eolico e dell’idroelettrico, che sono correlate negativamente, come pure le differenze regionali tra la forza del vento sulle coste settentrionali e l’elevato irraggiamento solare a Sud, si completano a vicenda. Rispetto all’obiettivo di autosufficienza, l’interconnessione dei Paesi membri consentirebbe di ridurre di dieci volte i requisiti di stoccaggio per l’elettricità rinnovabile e la capacità aggiuntiva delle centrali elettriche fossili.

Oltre alla diminuzione della necessità di importazione, e quindi una minore dipendenza, l’approccio offre la possibilità di trasferire l’efficienza dei costi delle tecnologie rinnovabili direttamente al consumatore, poiché l’importanza della tecnologia ponte del gas diminuisce. Un’implementazione appropriata aumenterebbe anche la sicurezza di pianificazione degli investitori privati e quindi darebbe all’espansione delle energie rinnovabili una spinta necessaria e significativa.

La definizione di una politica energetica europea continua però a rivelarsi estremamente difficile. Gli orientamenti della politica energetica e il mantenimento dell’apparente sovranità nazionale limitano i possibili vantaggi derivanti dalla trasformazione sostenibile del nostro approvvigionamento energetico. Solo in Germania, l’espansione della rete che permetterebbe la distribuzione di energia eolica dal nord verso le regioni industriali del sud si sta dimostrando laboriosa e problematica.


Conclusioni

Realizzare la transizione energetica attraverso un’Europa unita con un mercato energetico integrato e una politica energetica dell’UE coordinata offre un’alternativa tanto economicamente efficiente quanto ecologicamente valida. Con l’espansione appropriata delle energie rinnovabili, un mercato europeo integrato dell’energia può garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a lungo termine e anche l’accessibilità economica. Il prerequisito, tuttavia, è che l’indipendenza europea dai Paesi esportatori abbia la precedenza nei confronti delle logiche di sovranità nazionale in Europa.