Case green direttiva efficienza energetica | ESG News

Energy Performance of Buildings Directive

Case green, cosa prevede la direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici

Pubblicata l’8 maggio nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, l’Energy Performance of Buildings Directive(EPBD), nota come “direttiva case green“, è entrata ormai ufficialmente in vigore il 28 maggio. Si tratta della nuova legge europea che punta ad accelerare la riduzione del consumo energetico e delle emissioni di gas serra del settore edilizio dei Paesi membri. Agire sull’efficienza energetica degli edifici è fondamentale dato che l’85% degli immobili europei è stato costruito prima del 2000 e tra questi, il 75% ha una scarsa prestazione energetica (dati Commissione UE). Obiettivo finale è raggiungere un parco immobiliare a emissioni zero e completamente decarbonizzato entro il 2050, ma ci sono altri target intermedi, come l’obbligo di costruire nuovi edifici a emissioni zero dal 2030 (al netto di quelli pubblici, residenziali e non, per cui l’obbligo scatta dal 2028).

Quali sono gli obiettivi principali della direttiva case green

  • Come detto, l’obiettivo finale della direttiva case green è di raggiungere il net zero nel parco immobiliare europeo nel 2050. Per arrivare a questo target, però, dal 2030 i Paesi membri sottoposti alla direttiva saranno tenuti a costruire nuovi edifici a emissioni zero, ad esclusione di quelli pubblici (sia residenziali che non) che subiranno questo obbligo ancora prima, nel 2028.
  • Per garantire che gli edifici siano adeguati alle ambizioni climatiche rafforzate dell’UE nell’ambito del Green Deal europeo, la direttiva rivista contribuisce all’obiettivo di raggiungere riduzioni delle emissioni di almeno il 60% nel settore edilizio entro il 2030 rispetto al 2015, in vista dell’obiettivo finale al 2050.
  • Tra gli altri punti rilevanti della direttiva rientra la questione legata ai sistemi di riscaldamento, che dovranno essere decarbonizzati entro il 2040. Già dal 2025, partirà il divieto di sovvenzioni per le caldaie a combustibili fossili, ma sarà ancora possibile stabilire incentivi per le caldaie ibride alimentate quindi da un mix che include fonti rinnovabili. 
  • Ci sono poi obiettivi intermedi di ristrutturazione e riqualificazione, volti a raggiungere il net zero nel 2050. Riconoscendo le differenze tra i Paesi dell’UE in termini di patrimonio edilizio esistente, geografia e clima, la direttiva lascia agli Stati membri la facoltà di stabilire dei piani nazionali di ristrutturazione per ridurre i consumi energetici del proprio patrimonio edilizio. I Paesi hanno anche la possibilità di esentare dalle norme varie categorie di edifici, inclusi quelli storici e le case vacanza.
  • I Paesi, inoltre, dovranno garantire una riduzione (rispetto al 2020) dell’energia primaria media utilizzata negli edifici residenziali di almeno il 16% entro il 2030 e in un range compreso tra il 20 e il 22% entro il 2035.
  • Sui requisiti minimi di prestazione energetica, infine, il testo prevede che i Paesi membri ristrutturino il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% con le peggiori prestazioni entro il 2033. 

Il recepimento della direttiva case green nei Paesi membri

Per raggiungere questi target ambiziosi, è necessario che ciascun governo dei Paesi membri inizi l’iter di recepimento della direttiva quanto prima. Il termine ultimo per integrare l’Epbd nella normativa nazionale è fissato al 29 maggio 2026, ma l’esecutivo italiano dovrà adottare un decreto legislativo per il recepimento almeno 4 mesi prima di quella data (quindi gennaio 2026). Il 2025, dunque, sarà un anno cruciale per stabilire in che modo questa importante direttiva europea verrà accolta nel nostro sistema legislativo nazionale.