Solo per 2 investitori su 5 è chiaro il concetto di “just transition“. Ma cosa si intende con questo termine sempre più utilizzato? Non lasciare indietro nessuno nel processo di transizione da un’economia ad alto contenuto di carbonio ad una a basse emissioni di CO2. È questa la definizione di “just transition” (“transizione giusta”) fornita da Jenn-Hui Tan, Chief Sustainability Officer di Fidelity International.
Il concetto di just transition, sottolinea Jenn-Hui Tan, non è nuovo. Compare infatti per la prima volta in occasione dell’Accordo di Parigi del 2015. Da allora, attuare una transizione giusta è diventata una priorità per la strategia sostenibile di Fidelity che, in collaborazione con il fornitore di benchmarking strategici, analisi e approfondimenti per il settore dei servizi finanziari Coalition Greenwich, ha analizzato in una ricerca il punto di vista di oltre 120 investitori istituzionali e intermediari finanziari per fornire un approfondimento su questa importante questione. Dall’indagine emerge che solo il 42% degli investitori ha familiarità con il concetto di just transition. Tuttavia, una volta recepito e assimilato il termine, il 91% crede che la transizione avrà un impatto positivo sui profili di rischio/rendimento nel lungo termine.
Capire la Just Transition
Domanda: Ha mai sentito parlare del termine “just transition”?
Impatto sui profili di rischio/rendimento
Domanda: Che impatto ritiene avrà il processo di “Just Transition” nel breve termine e nel lungo periodo sul profilo di rischio/rendimento?
Nonostante il processo di transizione sia già in evoluzione, ci sono delle “barriere” importanti, ricorda Jenn-Hui Tan. “Tra queste, la mancanza di un chiaro indirizzo dei governi è al primo posto secondo gli investitori coinvolti nella ricerca”, spiega l’esperto di Fidelity. Seguono la recessione economica, le lobby dei settori più inquinanti, le tensioni geopolitiche, la mancanza di fondi, le abitudini dei consumatori, la crisi energetica, la mancanza di impegno del settore privato e la carenza di risorse.
Barriere alla giusta transizione
Domanda: Quali sono a suo avviso le principali barriere per raggiungere la giusta transizione?
L’importanza dell’engagement per la Just Transition
Come gestore patrimoniale attivo, Fidelity intende rivestire un ruolo di primo piano nel sostenere la decarbonizzazione dell’economia, supportando allo stesso tempo le comunità e i paesi che hanno maggiormente bisogno di una transizione. Questo compito inizia con l’educazione, la consapevolezza e, soprattutto, l’engagement.
“La nostra attività di active ownership si articola in tre passaggi chiave, engagement aziendale dal basso verso l’alto (“bottom-up”, ndr), engagement tematico dall’alto verso il basso (“top-down”, ndr) e stewardship a livello di sistema per un impatto positivo sull’economia”, spiega Flora Wang, Head of Stewardship Asia di Fidelity International.
L’approccio “bottom-up” viene utilizzato da Fidelity per costruire il rating ESG proprietario, tenendo in considerazione tutti i fattori che compongono l’ESG (ambientale, sociale e di governance). In questo processo, gli analisti valutano come un’azienda opera, tenendo conto di eventuali impatti negativi e rischi associati. Successivamente, identificano 7 indicatori rilevanti per una transizione giusta in base alla materialità del sottosettore. “Tramite questo processo vengono elaborati approfondimenti rilevanti per i nostri gestori di portafoglio e per le attività di engagement”, sottolinea Wang.
Il procedimento “top-down”, invece, consiste nell’individuazione di fattori chiave e delle barriere principali, nell’affrontare le questioni in modo sistematico, nel fissare scadenze ricorrendo al disinvestimento come ultima risorsa, nell’individuare e promuovere soluzioni di transizione e nel garantire infine una transizione giusta. In particolare, Fidelity ricorre a questo approccio per gestire il proprio impegno nell’eliminazione graduale del carbone. “Dal 2022 abbiamo iniziato a impegnarci con circa 30 aziende legate al settore del carbone termico (minerario, energetico, finanziario) come parte del nostro impegno di eliminazione progressiva”, spiega Emilie Goodall, Head of Stewardship Europe di Fidelity International. “L’engagement nella catena produttiva ci permette di capire meglio quali sono i fattori chiave alla base della produzione continua di carbone termico e come gli investitori possono agevolare la graduale eliminazione di questa fonte energetica”, prosegue Goodall.
Nell’ambito dell’impegno di Fidelity per l’eliminazione graduale del carbone, l’asset manager ha svolto un’attività di engagement, coinvolgendo anche investitori regionali, con un’azienda statale di servizi pubblici nel Sud-Est asiatico per contribuire alla sua strategia di transizione. “Gli insegnamenti principali emersi da questa attività di engagement sono tre. Prima di tutto, le transizioni richiedono investimenti significativi e non possono basarsi solo sull’eliminazione graduale del carbone, ma sono necessari investimenti nelle infrastrutture regionali e nello stoccaggio a lungo termine. In secondo luogo, esistono significative dipendenze socioeconomiche associate all’attuale sistema energetico e la transizione non deve compromettere i due principali mandati del governo: elettricità affidabile a tutte le regioni del paese e elettricità gratuita o a prezzi ridotti per i gruppi più vulnerabili. Infine”, aggiunge Wang, “il finanziamento della transizione è molto impegnativo, ma le Just Energy Transition Partnerships (JETPs) possono favorirlo utilizzando finanziamenti agevolati per ridurre i rischi e incoraggiare una più ampia mobilitazione di capitale privato”.
Guidare il cambiamento sistemico
Per guidare il cambiamento, secondo gli esperti di Fidelity, gli attori principali del sistema finanziario come le società di asset management, devono affrontare la questione in modo olistico e sbloccare le opportunità e gli incentivi necessari per una transizione giusta.
Per farlo, devono innanzitutto sostenere una politica proattiva, che implica l’eliminazione progressiva della produzione di carbone termico entro il 2030 nei mercati OCSE ed entro il 2040 a livello globale. Per impegnarsi in tal senso, Fidelity ha aderito alla Powering Past Coal Alliance (PPCA), una coalizione di governi, imprese e organizzazioni nazionali e subnazionali che lavorano per far avanzare la transizione.
In secondo luogo, devono sviluppare standard di mercato, in collaborazione con enti come l’Impact Investing Institute. Rispetto a questo, Fidelity ha partecipato alla Just Transition Finance Challenge, che ha fissato il primo framework di investimento e il primo regime di etichettatura per gli investimenti in linea con i principi della transizione giusta. Infine, gli asset manager devono promuovere percorsi di transizione praticabili, sostenendo lo sviluppo di percorsi di decarbonizzazione che considerino gli impatti sociali. Il sostegno di Fidelity al finanziamento del GFANZ per contribuire all’eliminazione graduale delle centrali elettriche a carbone nell’Asia Pacifico è un esempio di promozione di percorsi di transizione praticabili che punta a rimuovere le barriere alla transizione nel contesto APAC.