Nella 99ª Giornata Mondiale del Risparmio organizzata da Acri, l’Associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio, è stata presentata l’indagine condotta da Ipsos per conto di Acri “Scelte consapevoli, educazione, responsabilità: la sfida del risparmio per le nuove generazioni”. Il rapporto restituisce una fotografia relativa al modo in cui gli italiani gestiscono e vivono il risparmio, alla luce del contesto Paese e della condizione socio-economica personale, che in questa edizione dipinge un quadro più ottimista rispetto a quello del 2022.
Gli indicatori comuni a tutte le rilevazioni realizzate fino ad ora, a partire dal 2001 (livello di soddisfazione per la propria situazione economica e tenore di vita, atteggiamento e propensione al risparmio e agli investimenti, comportamenti di consumo), sono integrati da domande specifiche che, di anno in anno, consentono di cogliere il punto di vista degli italiani sul tema specifico della giornata. Il tema di quest’anno sottolinea il valore del risparmio privato in un periodo prolungato di profondi cambiamenti, incertezze e criticità, con particolare attenzione alla prospettiva delle nuove generazioni. Nell’attuale contesto si trovano ad affrontare diverse sfide: precarietà lavorativa, bassi salari (il salario medio di un giovane italiano è significativamente inferiore a quello dei loro coetanei in altri paesi europei), scarsa educazione finanziaria e ridotta fiducia nelle istituzioni finanziarie, elementi che possono influire sulla loro capacità di risparmiare nel lungo termine, con ricadute negative sull’economia del Paese.
Lo scorso anno si era persa la forte ventata di ottimismo del 2021 a causa del conflitto in Ucraina, del drammatico aumento del costo dell’energia e delle ricadute pesanti sui prezzi, cui si è associato un periodo di incertezza politica. Oggi il clima è diverso. Nel 2023 si osserva un ritorno a un cauto ottimismo, con una situazione percepita come meno difficile, e che permette di vivere con maggiore serenità, almeno fino a quando l’orizzonte è immediato. Complice una certa “normalizzazione/assuefazione” all’elevato livello dei prezzi, la speranza di una discesa a breve dell’inflazione, combinata alla percezione di essere in grado di fronteggiare un mondo complesso.
Lo studio Acri-Ipsos, inoltre, evidenzia un modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli pre-pandemia: è il risultato di famiglie in forte difficoltà economica, in calo rispetto al 2022, e famiglie che hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita, in crescita rispetto allo stesso anno. Ciò si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà.
Guardando al futuro, le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, fino ad arrivare a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato pessimismo dello scorso anno ad un rimbalzo positivo dell’anno in corso, trainato da forti attese personali, specie nella generazione di mezzo. Solo riguardo la situazione del Paese non si osserva questo minore pessimismo, i dati rimangono in linea col 2022.
Il mercato del lavoro aiuta i singoli ad essere fiduciosi: le famiglie colpite da una situazione lavorativa sfavorevole sono diminuite grazie al progressivo calo del tasso della disoccupazione che si osserva nel Paese. Al contempo, il tenore di vita è migliorato per il 14% (contro un 7% del 2022) e cala la quota di coloro che hanno visto peggiorare la propria condizione economica (dal 19% nel 2022 al 13% di quest’anno).
La percezione dell’aumento dei prezzi a causa dell’inflazione non si arresta e continua a mantenere elevato il livello di preoccupazione della popolazione italiana circa l’impatto sul proprio bilancio familiare; circa un terzo degli italiani si dichiarano molto preoccupati. Ma nel frattempo hanno adottato strategie di contenimento che sembrano risultare loro efficaci, dalla ricerca di offerte, all’apertura a nuovi prodotti e all’acquisto online.
A livello finanziario, si nota una crescita della propensione verso strumenti finanziari più sicuri, a scapito dell’immobilismo e della liquidità, certamente legata sia all’inflazione, sia ai maggiori rendimenti che offrono molti intermediari e i titoli di stato. Questo in un quadro, comunque, di incertezza verso regole e controlli, che penalizza gli strumenti più a rischio.
I più giovani lamentano una bassa competenza finanziaria, una bassa autonomia gestionale e sono molto interessati ad approfondire i temi. La sfida è quindi culturale e educativa, perché ambiscono a una autonomia che raggiungono solo tardi e a fatica.
In questo scenario incerto, si indebolisce la fiducia nell’Unione Europea e nell’euro, sostenuta comunque dalle nuove generazioni: i dati evidenziando una polarizzazione tra chi ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese e chi no (51% si fida vs 49% non si fida). Chi si fida dell’Unione Europea sono i più giovani (18-30 anni) anche se con meno intensità rispetto al 2022, seguiti dai Millenial (31-44 anni), mentre i più critici appartengono alla fascia di età 45-64 anni, che forse più di altri ha avuto in passato una forte fiducia nel progetto europeo. In generale, a intaccare la fiducia ha contribuito la politica dei tassi di interessi della BCE per contrastare l’inflazione: ha messo in difficoltà molte famiglie e imprese che si sono trovate a pagare interessi più alti su mutui, prestiti, e finanziamenti, che sono tra le più critiche verso l’Ue. Un altro fenomeno che Acri e Ipsos sottolineano è che si indebolisce anche l’idea che l’Europa, sempre riconosciuta per la sua tutela delle libertà e dei singoli, sia efficace nel difendere gli ideali democratici e la capacità competitiva dell’Unione sui mercati internazionali, come sottolineano le crisi legate a materie prime ed energia.
Sembra allentarsi il legame percepito tra Responsabilità sociale e ambientale, abilitatori della competitività aziendale e lo sviluppo economico del Paese; rimane importante il contributo delle associazioni di categoria, dei corpi intermedi, del Terzo settore nel garantire coesione sociale e sviluppo. I singoli cittadini rimangono molto attivi, sia come volontariato, donando il proprio tempo, e ancor più facendo donazioni per sostenere il Terzo settore e iniziative benefiche. Coerentemente, è sempre forte la percezione del ruolo sociale del risparmio, strumento fondamentale per garantire crescita economica, sviluppo sociale e civile del Paese.
I giovani e la gestione del denaro e del risparmio per progettare il futuro
In Italia l’interesse per i temi relativi alla gestione del denaro e del risparmio sembra essere anche una questione età. Sono i giovani a mostrare una maggiore sensibilità verso questi temi anche se poi non si sentono sufficientemente preparati e hanno quindi poca fiducia nella propria capacità di gestire il denaro.
I 18-30enni sono maggiormente interessati degli adulti (45-64 anni) ai principali temi che riguardano la gestione del denaro: soprattutto vorrebbero sentirsi più preparati sulle principali forme di investimento per il futuro (33% vs 22% tra i 45-64enni) rispetto alle quali riconoscono una carenza informativa, sugli strumenti di gestione del risparmio (22% vs 13% tra i 45-64enni), sul funzionamento dei fondi previdenziali e di pensione integrativa (24% vs 17% tra i 45-64enni), meno sui prodotti assicurativi. Anche il tema delle criptovalute attira la loro l’attenzione (23% i giovani interessati vs 9% dei 45-65enni), perché sono strumenti innovativi che utilizzano tecnologie digitali, a cui i giovani si sentono affini.
I giovani sembrano, dunque, del tutto consapevoli dell’importanza della formazione finanziaria per gestire in modo responsabile il denaro, prendere decisioni finanziarie informate e pianificare il proprio futuro finanziario, per raggiungere, in definitiva l’indipendenza economica che per ora rimane un obiettivo più aspirazionale che reale; solo un quarto di loro dichiara di sentirsi pienamente autonomo.
Pur con una lieve diminuzione, rimane ancora altissima la quota di italiani che si dichiarano preoccupati del futuro economico dopo il pensionamento (sono il 72% vs. 75% nel 2022). Al riguardo, i giovani appaiono meno preoccupati (69% vs 72% del totale popolazione), probabilmente in virtù del fatto che vedono il momento della pensione come un evento ancora molto lontano.
Nonostante i timori, solo un lavoratore su 5 dichiara di aver già sottoscritto forme di previdenza integrativa. Un quinto si è semplicemente informato e un terzo circa è aperto verso questa tematica e interessato a ricevere informazioni. Tra i giovani occupati di 18-30 anni la quota dei sottoscrittori di strumenti di previdenza integrativa è inferiore alla media (17% vs 19% tra gli occupati in Italia) e tuttavia sembra comunque elevato l’interesse, poiché circa un terzo sì è comunque già informato su questo tema. In generale, le principali barriere che ostacolano la sottoscrizione dei prodotti di previdenza integrativa sono: le motivazioni economiche e la mancanza di fiducia verso questi strumenti, che è legata ad una modesta conoscenza delle logiche della previdenza integrativa.
Diventa dunque cruciale, per il nostro Paese, sostenere i giovani nel costruire la propria indipendenza e una crescita finanziaria, perché significa creare le condizioni di crescita e sostenibilità economica e consentire di costruire il loro futuro ed il futuro del Paese.