Sono oltre 4.000 i fondi europei, che contengono il termine ESG o altri legati alla sostenibilità nei loro nomi, che potrebbero rientrare nell’ambito delle nuove linee guida dell’ESMA (European Securities and Markets Authority) sulle regole di etichettatura ESG per i fondi. Inoltre, se tutti questi fondi considerati (ovvero solo gli azionari, gli obbligazionari sono esclusi dall’analisi) mantenessero il proprio nome, potrebbero verificarsi disinvestimenti azionari per un valore fino a 40 miliardi di dollari. Sono i principali dati che emergono da un’analisi di Morningstar Sustainalytics EU Guidelines on ESG Funds’ Names: A Great Reshuffle Ahead.
Tra i settori più colpiti dai potenziali disinvestimenti, quello energetico, l’industria (ferrovie e difesa, ad esempio) e i materiali di base. Per quanto riguarda le aree geografiche, invece, quelle maggiormente interessate sarebbero Stati Uniti, Francia e Cina, in termini di valore di mercato, ma in termini di numero di aziende sarebbero Cina, Stati Uniti e India. I titoli più colpiti, infine, includerebbero TotalEnergies, Tencent Holdings e Shell.
Le linee guida in questione, pubblicate dall’ESMA il 14 maggio 2024, hanno lo scopo di proteggere gli investitori dal rischio di greenwashing e fornire standard minimi per i fondi disponibili per la vendita nell’UE che utilizzano termini ESG specifici nei loro nomi. I fondi, pertanto, dovranno o conformarsi ai nuovi requisiti di portafoglio stabiliti nelle linee guida oppure cambiare nome. Tali requisiti includono un minimo dell’80% degli investimenti che soddisfano caratteristiche ambientali o sociali o obiettivi di investimento sostenibili e esclusioni stabilite dalla normativa UE per i benchmark allineati a Parigi (PAB, Paris-Aligned Benchmarks) e alla transizione climatica (CTB, Climate-transition Benchmarks). Le esclusioni PAB sono particolarmente impattanti in quanto escluderebbero gli investimenti in società che ricavano un certo livello di ricavi dai combustibili fossili. Inoltre, i fondi che contengono il termine chiave “sostenibile” nel loro nome dovranno investire “in modo significativo” in investimenti sostenibili, mentre i fondi che utilizzano termini legati alla “transizione” o all’”impatto” sono soggetti a specifici requisiti qualitativi.
Rivediamo insieme ciò che è emerso dall’analisi di Morningstar per capire quali potrebbero essere gli sviluppi dell’universo dei fondi ESG dell’UE, in seguito alla pubblicazione delle linee guida dell’ESMA.
Indice
- 1 A chi si applicano le linee guida dell’ESMA?
- 2 Quali fondi rientrano nell’ambito delle nuove regole ESMA?
- 3 Quanto è grande l’universo dei fondi nell’ambito delle nuove regole ESMA?
- 4 In che modo i fondi ESG investono “significativamente” in investimenti sostenibili?
- 5 Valutazione d’impatto delle norme di esclusione sulle imprese
- 6 Regole di esclusione: quali fondi potrebbero essere più colpiti
A chi si applicano le linee guida dell’ESMA?
Le linee guida si applicano ai gestori di fondi che promuovono OICVM (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari) e FIA (Fondi di investimento alternativi) che utilizzano termini legati all’ambiente, alla transizione, all’impatto, all’acronimo ESG (Environmental, Social e Governance) o alla sostenibilità nei loro nomi. Coerentemente con l’ambito di applicazione del regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), le linee guida sono rivolte ai gestori di fondi che commercializzano fondi nell’UE.
L’ESMA ha specificato che una volta pubblicate, le linee guida si applicheranno ai nuovi fondi tre mesi dopo la data di pubblicazione e ai fondi esistenti nove mesi dopo la data di pubblicazione.
Quali fondi rientrano nell’ambito delle nuove regole ESMA?
Per semplificare il processo di selezione dei fondi che rientrano nell’ambito di applicazione delle nuove linee guida dell’ESMA sull’etichettatura ESG dei fondi, l’autorità europea ha creato sei distinte categorie di termini che indicano requisiti minimi, ovvero: ambientale, sostenibilità, impatto, sociale, governance e transizione (ciascuna categoria con annessa restrizione correlata).
Quanto è grande l’universo dei fondi nell’ambito delle nuove regole ESMA?
Sebbene le linee guida elenchino alcuni esempi di termini che indicano requisiti minimi, l’ESMA non ha fornito un elenco esaustivo. In attesa di ulteriori indicazioni da parte delle autorità di regolamentazione locali, Morningstar ha effettuato una ricerca nel database dei fondi Morningstar Direct per identificare ulteriori termini che potrebbero rientrare nell’ambito e i fondi che li utilizzano. Dalla ricerca, Morningstar Sustainalytics ha individuato quasi 4.300 fondi comuni di investimento e fondi negoziati in borsa disponibili per la vendita nell’UE che utilizzano alcuni termini ESG o legati alla sostenibilità nei loro nomi e potrebbero rientrare nell’ambito delle nuove linee guida. Si tratta del 15% dell’universo complessivo dei fondi aperti e degli ETF commercializzati nell’UE. Di seguito viene mostrato un campione di termini chiave in ciascuna delle sei categorie.
Tra i termini considerati da Morningstar come legati all’ambiente vi sono “responsabile” ed “etico”, ma anche “basse emissioni di carbonio”, “biodiversità” e “circolare”, “energia pulita”, “rinnovabile” e “acqua”. “Riconosciamo che applicare le esclusioni PAB ai fondi che prevedono questi termini può rappresentare una sfida poiché molti di questi fondi tematici tendono ad avere un certo coinvolgimento nei combustibili fossili perché in genere investono in società di servizi pubblici che gestiscono operazioni di energia rinnovabile insieme alle loro attività preesistenti di combustibili fossili”, sottolinea Morningstar.
Nella categoria sostenibilità, invece, la società ha incluso tutti i fondi che utilizzano il termine “sostenibile” o “sostenibilità” in diverse lingue e qualsiasi combinazione con queste parole, come “SDG” (obiettivi di sviluppo sostenibile) e “transizione sostenibile”, nel qual caso si applicherebbero le esclusioni PAB .
In che modo i fondi ESG investono “significativamente” in investimenti sostenibili?
Per i fondi che utilizzano i termini specifici come “sostenibile” o “sostenibilità” nei loro nomi, l’ESMA ha deciso di rimuovere la soglia del 50% per gli investimenti ESG che aveva inizialmente proposto. Tale soglia, infatti, era stata criticata perché la definizione di investimento sostenibile contenuta nell’articolo 2 della SFDR è considerata troppo discrezionale da parte dei gestori dei fondi. L’ESMA ha deciso così di sostituire la soglia con l’impegno a investire “significativamente” in investimenti sostenibili, senza fornire però ulteriori indicazioni negli orientamenti finali su ciò che considera “significativo”. L’interpretazione è quindi stata lasciata alle autorità nazionali competenti.
Ciò detto, come mostrato nei grafici seguenti, attualmente il 41% dei fondi che utilizzano una parola correlata alla sostenibilità nei loro nomi si impegnano a investire almeno il 50% del portafoglio in investimenti sostenibili.
Numero di fondi che contengono il termine “sostenibile” nei loro nomi
Patrimonio dei fondi che contengono il termine “sostenibile” nei loro nomi
Sulla base di eventuali chiarimenti da parte delle autorità nazionali competenti, i gestori patrimoniali dovranno valutare se possono mantenere il termine “sostenibile” nei nomi dei loro fondi o rimuoverlo sulla base di questo nuovo criterio (a condizione che soddisfino già il requisito minimo dell’80% di asset con caratteristiche di sostenibilità e la regola di esclusione PAB discussa in precedenza).
In pratica, secondo Morningstar, i gestori patrimoniali saranno ancora in grado di adattare le loro metodologie di misurazione degli investimenti sostenibili per soddisfare ulteriori specifiche. Questo perché l’attuale definizione di “investimento sostenibile” nella SFDR (articolo 2) lascia ancora ampio spazio all’interpretazione.
Valutazione d’impatto delle norme di esclusione sulle imprese
Anche se Morningstar sottolinea di non poter prevedere completamente l’impatto delle nuove linee guida, tenta comunque di fornire un’idea dei cambiamenti di portafoglio che i gestori di fondi che utilizzano termini ESG o legati alla sostenibilità nei nomi dei loro fondi dovranno prendere in considerazione per rispettare le regole di esclusione se desiderano mantenere i loro nomi.
A tal fine, Morningstar, sulla base del proprio approccio e del proprio set di dati, ha innanzitutto identificato le società che potrebbero violare le regole di esclusione CTB e PAB. È emerso così che più di 1.600 fondi detengono almeno un titolo potenzialmente in violazione delle regole di esclusione PAB/CTB.
Nel dettaglio, utilizzando Morningstar Direct, i ricercatori hanno esaminato i 4.300 fondi identificati in precedenza e limitato l’universo a circa 2.500 fondi che disponevano di dati sulle partecipazioni azionarie. Di questi, poco più di 1.600 detenevano almeno una società che violava l’esclusione PAB o CTB. Ciò rappresenta una percentuale significativa (circa due terzi) di fondi con termini ESG o legati alla sostenibilità che potrebbero dover prendere in considerazione la possibilità di disinvestire dalle azioni o rimuovere i termini chiave ESG dai loro nomi. “I gestori della maggioranza dei fondi interessati dovrebbero valutare se applicare o meno le regole di esclusione PAB alle loro strategie di investimento esistenti. Abbiamo contato solo 52 fondi con termini legati alla transizione e 18 fondi con termini sociali o di governance nei loro nomi che includono titoli che potenzialmente violano le regole di esclusione CTB. Possiamo quindi aspettarci che molti, se non tutti, dei fondi di transizione, sociali e di governance mantengano il loro nome, a condizione, nel caso dei fondi di transizione, che possano dimostrare un “percorso ambientale o sociale chiaro e misurabile”, sottolineano gli esperti di Morningstar.
Distribuzione degli oltre 1.600 fondi per numero di titoli che potenzialmente violano le regole di esclusione PAB o CTB
Dal grafico si nota che la maggioranza (70%) degli oltre 1.600 fondi detiene meno di cinque titoli potenzialmente in violazione delle regole di esclusione PAB o CTB. Ciò significa che il 30% dei fondi (circa 500) nell’universo analizzato dovrebbero apportare maggiori aggiustamenti al portafoglio per mantenere i termini legati ai criteri ESG nei nomi
Per quanto riguarda, invece, i titoli azionari più interessati da una potenziale violazione delle regole di esclusione PAB e CTB, Morningstar ne individua 25 tra i fondi che rientrano nell’ambito di applicazione che soddisfano i criteri di esclusione PAB o CTB. Nella tabella viene fornito anche il numero di fondi che rientrano nell’ambito di applicazione che detengono queste società, il valore aggregato delle partecipazioni per ciascuna società, nonché il motivo principale della loro esclusione. Tra le 25 compare anche l’italiana Snam.
I settori e le industrie che potrebbero essere maggiormente colpiti dalle regole di esclusione PAB e CTB rilevati da Morningstar, in termini di valore delle azioni, sono l’energia (al primo posto), seguita dai settori industriale e dei materiali di base.
Considerando i settori, le società di petrolio e gas sono le più rappresentate, in termini di valore delle azioni, seguite dalle ferrovie e dai prodotti chimici speciali. Il grafico seguente mostra che gli Stati Uniti potrebbero registrare l’impatto maggiore in termini di valore del mercato azionario, seguiti da Francia e Cina.
Regole di esclusione: quali fondi potrebbero essere più colpiti
A conclusione dell’analisi, Morningstar Sustainalytics esamina il suo universo di oltre 1.600 fondi attraverso diversi punti di vista per vedere quale tipo di fondi con termini ESG o legati alla sostenibilità nei loro nomi potrebbero essere i più colpiti dalle regole di esclusione.
Innanzitutto, i ricercatori hanno riscontrato che la maggioranza (79%) è classificata come fondi ex articolo 8 SFDR, mentre il 19% sono fondi ex articolo 9. Tra questi ultimi figurano numerosi fondi tematici che investono in aziende che offrono soluzioni a problemi ambientali o sociali. In particolare, sottolineano gli analisti, alcuni di questi fondi articolo 9 avrebbero un’esposizione ai combustibili fossili a causa delle loro partecipazioni nel settore energetico e dei servizi di pubblica utilità che gestiscono operazioni di energia rinnovabile insieme alle loro attività preesistenti nel settore dei combustibili fossili.
Un’altra evidenza riscontrata da Morningstar è che degli oltre 1.600 fondi del suo universo, 354 (21%) sono gestiti passivamente e detengono titoli azionari interessati dalle norme di esclusione per un valore di quasi 19 miliardi di dollari (45%). Il valore sproporzionatamente maggiore delle partecipazioni azionarie per i fondi passivi può essere in parte spiegato dal fatto che molti fondi passivi hanno un numero elevato di partecipazioni e ingenti patrimoni in gestione. “Ci aspettiamo che alcuni fondi passivi (probabilmente quelli con un focus ambientale e di tipo SRI best-in-class) cambino gli indici sottostanti e si allineino alla regola di esclusione PAB in modo da poter mantenere i loro termini relativi ai fattori ESG. Tuttavia, molti tipi di fondi passivi di colore verde chiaro probabilmente abbandoneranno i termini relativi ai fattori ESG”, si legge nel report di Morningstar.
Per quanto riguarda i fondi con il maggior numero di partecipazioni potenzialmente in violazione delle regole di esclusione PAB/CTB, come interpretate da Morningstar Sustainalytics, non sorprende che, dati i loro portafogli generalmente ampi (in termini di numero di partecipazioni), molti fondi passivi siano in cima alla lista dei fondi che saranno maggiormente colpiti dalle regole di esclusione (come si vede nella tabella di seguito). Fondi, tra l’altro, per i quali Morningstar si aspetta che abbandonino il termine “ESG” e segnalino il loro approccio di screening mantenendo (o aggiungendo) il termine “selezionato” nei loro nomi.
Osservando i 1.600 fondi classificati in base al valore di mercato di titoli potenzialmente in violazione delle regole di esclusione, Morningstar nota ancora la forte presenza dei fondi passivi, sempre perché tendono ad avere un numero elevato di partecipazioni. I fondi aperti attivi in questa tabella (esclusi quindi gli ETF attivi di JPMorgan) hanno meno di una manciata di azioni potenzialmente in violazione delle regole di esclusione. “È giusto aspettarsi che questi manterranno i loro nomi”, sottolineano gli analisti.
Infine, per quanto riguarda i fondi che hanno i pesi aggregati più elevati nelle società potenzialmente in violazione delle regole di esclusione PAB/CTB, Morningstar rileva che alcuni fondi del settore energetico utilizzano un approccio di screening ESG. “È giusto aspettarsi che molti di questi prodotti abbandonino i termini e siano associati alle esclusioni PAB”, concludono gli esperti di Morningstar.