È ancora troppo bassa la qualità dell’informativa delle banche europee sui rischi climatici e ambientali. Sebbene infatti nell’ultimo anno sia cresciuto il numero di istituzioni bancarie dell’UE che ha integrato considerazioni e dati riguardanti la propria esposizione a tali rischi, nella maggior parte dei casi sono informazioni incomplete o insufficienti e non in linea, dunque, con le richieste della Banca Centrale Europea (BCE). È quanto emerge dal terzo assessment della BCE che valuta i progressi compiuti dalle banche europee nella divulgazione dei rischi climatici e ambientali. Dal documento si evince che le principali e più significative istituzioni bancarie UE rendicontano meglio questi aspetti rispetto alle controparti non appartenenti all’Unione Europea, ma non sono ancora allineate alle aspettative della BCE e agli standard di vigilanza che entreranno in vigore quest’anno.
La Banca centrale è comunque fiduciosa che le banche continueranno a migliorare la qualità delle informazioni riportate dal momento che, come ricordato in una nota dall’istituzione, l’inosservanza dei nuovi standard costituirà una violazione del diritto dell’UE e farà scattare l’azione di vigilanza.
In particolare, l’analisi ha riguardato 103 banche significative sotto la diretta vigilanza della BCE e 28 istituti meno significativi vigilati dalle rispettive autorità nazionali. Inoltre, l’informativa di 12 G-SIB, ossia banche di importanza sistemica globale, non residenti nell’UE è stata confrontata con quella delle loro controparti residenti nell’UE.
Rispetto all’assessment dello scorso anno, le banche hanno aumentato in modo significativo la quantità di informazioni di base divulgate. Per esempio, la percentuale di banche significative che hanno reso note le esposizioni rilevanti ai rischi climatici e ambientali è salita dal 36% all’86%. Inoltre, quasi tutte le banche hanno dichiarato che il loro consiglio di amministrazione supervisiona i rischi climatici e ambientali e oltre il 90% fornisce descrizioni di base sulle modalità di identificazione, valutazione e gestione di tali rischi.
Tuttavia, la qualità delle informazioni è spesso insufficiente. Tra le banche significative che hanno partecipato all’esercizio, solo il 6% fornisce informazioni almeno “ampiamente adeguate” in tutte le categorie della valutazione (material assessment, business model, governance, risk management, metrics and targets).
Per esempio, sebbene il 50% delle banche fornisca ora alcune informazioni sulla quantità di emissioni che finanzia, nella stragrande maggioranza dei casi sono dati incompleti, non specifici o non adeguatamente comprovati. Le banche sembrano quindi in gran parte impreparate ad affrontare gli imminenti standard dell’EBA, l’autorità bancaria europea, sull’informativa del Pillar 3.
“Riconosciamo che le banche hanno fatto progressi, ma sono urgentemente necessari ulteriori miglioramenti”, ha dichiarato Frank Elderson, vicepresidente del Consiglio di vigilanza della BCE, “Quest’anno entreranno in vigore norme più severe in materia di informativa. Se necessario, adotteremo le opportune misure di vigilanza per garantire che le banche si conformino”.
Le autorità di vigilanza hanno informato le banche delle loro conclusioni, chiedendo loro di colmare le lacune e di fornire piani su come si prepareranno a soddisfare gli imminenti standard di segnalazione dell’EBA. Il rapporto di valutazione della BCE include anche alcuni esempi di buone pratiche che le banche possono prendere in considerazione nei loro sforzi per allineare l’informativa alle aspettative della vigilanza. Nella seconda metà del 2023, la BCE verificherà se le banche idonee soddisfano i nuovi standard. La mancata conformità costituirà una violazione del regolamento sui requisiti patrimoniali (CRR) e comporterà un’azione di vigilanza.
Tuttavia, nel confronto con le controparti non europee le banche significative dell’UE rendicontano meglio l’esposizione ai rischi climatici e ambientali. È la prima volta che la BCE adopera questo tipo di confronto che evidenzia un allineamento alle aspettative migliore rispetto al resto del mondo in tutte le categorie di valutazione.
I rischi climatici e ambientali sono una delle priorità di vigilanza della BCE per il 2023-25 e la banca centrale europea sta gradualmente integrando questi rischi nella sua regolare metodologia di vigilanza. Nell’ambito di questi sforzi, nel novembre 2022 la BCE ha fissato scadenze scaglionate affinché le banche soddisfino progressivamente tutte le aspettative di vigilanza stabilite nella sua guida sui rischi climatici e ambientali entro il 2024. L’anno scorso ha inoltre condotto uno stress test sul clima, che ha mostrato come le banche non abbiano ancora incorporato a sufficienza il rischio climatico nei loro schemi e modelli. Per un piccolo numero di banche, l’esito di questi esercizi ha avuto un impatto sui punteggi del processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP) del 2022, che a sua volta ha influito sui requisiti del secondo pilastro.
Le banche europee devono quindi prepararsi a rispettare le norme UE in materia di informativa sui rischi climatici e ambientali che entreranno in vigore quest’anno. Le norme tecniche di attuazione (ITS) sull’informativa del terzo pilastro, una serie di norme di rendicontazione sui rischi ambientali, sociali e di governance emanate dall’Autorità bancaria europea (EBA), si applicheranno infatti alla maggior parte delle banche significative dell’area dell’euro. Le banche ammissibili dovranno presentare le prime informazioni in base alle nuove regole entro fine giugno 2023.