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Rendicontazione ESG

Ruspi (AcomeA SGR): il 50% delle imprese dell’AIM rendiconta i dati ESG ma c’è spazio di miglioramento

La sostenibilità rappresenterà sempre di più un elemento chiave non solo per le aziende, ma anche per gli investitori. Anche le società di minori dimensioni, come quelle quotate all’Aim di Borsa Italiana, hanno preso molto seriamente la questione e una buona metà di esse ha iniziato a effettuare una rendicontazione ESG. Ma vi è ancora molto spazio di miglioramento sia in termini di numero di società coinvolte nei processi di rendicontazione della sostenibilità, sia come qualità dei dati forniti. È quanto emerge dal Report sulla rendicontazione ESG dell’Aim, redatto da Sustainable Value Investors in collaborazione con AcomeA SGR e presentato alla Digital Round Table organizzata recentemente da AcomeA SGR dal titolo La sostenibilità come nuova strategia d’impresa e di investimento”. E sul tema della centralità della sostenibilità per le aziende e per gli investitori, AcomeA SGR ha organizzato un nuovo incontro il prossimo 16 settembre, in occasione del Salone del Risparmio da titolo “Inchiesta sulla Sostenibilità: strategia d’impresa e di investimento per la crescita e il futuro. Parola agli imprenditori”.

Marco Ruspi, head of ESG di AcomeA SGR e Matteo Serio, Managing Partner di AcomeA SGR ritengono che le piccole e media imprese, cuore pulsante del tessuto produttivo italiano, abbiano una forte sensibilità per le tematiche della sostenibilità, che a volte deve essere indirizzata in modo strutturato per poter cogliere a pieno le loro potenzialità e portare a pratiche concrete che poi costituiscono motivo di interesse da parte degli investitori istituzionali.

Quali sono i principali risultati che emergono dalla ricerca?

Ruspi. Analizzando le 149 aziende quotate al 20 aprile 2021 sul segmento Aim di Borsa Italiana, possiamo dire che in termini di rendicontazione ESG, le società hanno ancora ampi margini di miglioramento. Quasi la metà delle imprese dell’Aim dimostra una focalizzazione proattiva verso la sostenibilità, rilasciando un’informativa ESG. Il trend è in netto miglioramento dal 2020, in quanto sono passate da 45 a 70 le società che pubblicano informazioni ESG qualitative e che presentano un orientamento alla sostenibilità.

Vi sono alcune differenze legate al settore di attività?

Ruspi. Anche su questo fronte, in base alle evidenze dello studio, siamo in grado di affermare che le imprese dell’AIM attive nel settore della moda (Fashion & Luxury), dell’Health Care, dell’Energy & utility e dell’Industria, evidenziano un orientamento alla sostenibilità più avanzato. Al contrario, i settori che mostrano un minor orientamento alla sostenibilità, sono quelli di Finanza e Media & Communications.

Si può dire quindi che le PMI italiane siano meno sostenibili di realtà più strutturate?

Ruspi. Possiamo sostenere senza alcun dubbio che le PMI italiane non hanno nulla da invidiare a realtà più consolidate. Molte infatti posseggono già al loro interno un certo livello intrinseco di sostenibilità. Il fattore decisivo che va quindi a svantaggiare le piccole imprese italiane riguarda invece il grado di comunicazione all’esterno, al fine di rendere visibile questo valore e attrarre così sempre più investitori istituzionali.

In questo contesto è possibile possibile identificare uno o più player in grado di fomentare questa spinta sostenibile e in che modo questa possa essere messa in pratica?

Ruspi. Ad oggi, la maggior parte degli investitori finanziari si focalizzano su quelle società con già alti rating ESG e la maggior parte delle strategie ESG si concentra sui Best in Class. Al contrario, attraverso il fondo AcomeA PMItalia ESG, adottiamo una strategia completamente diversa: ci focalizziamo sulle società con un grande potenziale non rendicontato all’esterno, per affiancarle attivamente, attraverso un processo di engagement. In questo modo a giovarne è sia l’impatto sostenibile della società, sull’aspetto sociale, ambientale e di governance verso tutti gli stakeholders, sia la performance finanziaria, permettendo così di migliorare la visibilità verso investitori italiani e internazionali.

Riteniamo che gli investitori giocano infatti un ruolo chiave nello spingere le piccole e medie imprese italiane quotate ad adottare pratiche sostenibili. È proprio il dialogo con gli investitori che consente di migliorare l’orientamento alla sostenibilità e il livello di rendicontazione qualitativo e quantitativo delle informazioni non finanziarie, liberando di fatto un potenziale di sviluppo delle PMI.

La sostenibilità può essere considerata ancora un semplice valore aggiunto? Quali potranno essere gli sviluppi futuri?

Serio. La sostenibilità è ormai un cammino ineluttabile e rappresenta per le imprese una vera e propria strategia aziendale per crescere, mentre per gli investitori, un’occasione per ottenere rendimenti davvero competitivi. L’approccio virtuoso da investitori è di focalizzarsi su quelle aziende che hanno ottime basi di partenza ma anche tanto spazio per migliorare nel tempo. Proprio per questo abbiamo invitato il top management di società partecipate dal fondo AcomeA PMItalia ESG, che stanno sfruttando le opportunità offerte dalla sostenibilità, come Energica Motor Company, Gruppo Fos, Vantea Smart, Reti e Convergenze.

Ma la sostenibilità è solo una svolta di facciata o incide veramente sulle pratiche aziendali?

Serio. Ascoltando la testimonianza di questi imprenditori risulta evidente come la sostenibilità non sia più solamente compliance, ma si sia trasformata in una vera e propria opportunità di business.
Si tratta di un fattore che, in particolare a certi livelli di innovazione, è in grado di conferire un’elevata competitività in un panorama che ad oggi è diventato sempre più internazionale. Si tratta di un’onda che va cavalcata, accogliendo l’innovazione e il cambiamento. Tematiche portate sotto i riflettori a seguito dell’emergenza pandemica, durante la quale, persone, ambiente e territorio hanno avuto ancor più importanza. A dimostrare l’impatto sempre più marcato che avrà la sostenibilità nel futuro è l’ampia percentuale di fondi del Next Generation EU destinata proprio a iniziative green e digitali, innovazioni che le PMI italiane devono saper cogliere per essere pronte a un futuro sempre più incerto.